Le ultime limature al decreto rinnovabili elettriche

Nel nuovo testo in circolazione, aumentano i contingenti per eolico e geotermico mentre si riducono quelli per gli ex-zuccherifici e si allunga la lista dei sottoprodotti per gli impianti a biomassa

Le ultime limature al decreto rinnovabili elettriche

 

(Rinnovabili.it) – Nuova bozza per il decreto rinnovabili elettriche, il provvedimento che regolamenterà gli incentivi alle FER non fotovoltaiche fino alla fine del 2016. Il testo in circolazione appare pressoché invariato nella sostanza, se non per qualche limatura qua e là, a dimostrazione di una prima apertura nei confronti delle richieste delle associazioni di settore.

 

Nello specifico l’ultima versione del decreto interviene su tre punti cruciali: riduce da 135 MW a 120,5 MW il contingente di potenza incentivabile per gli ex-zuccherifici riconvertiti; viene ammessa anche per gli impianti sotto soglia la possibilità di accedere ai registri (rinunciando ovviamente al meccanismo di accesso diretto); aumentano i contingenti per le aste. Per quest’ultimo punto, lo schema del provvedimento prevede che la capacità di produzione da mettere in gara per l’eolico onshore sia alzata a 800 MW, introducendo per la prima volta anche 30 MW per l’eolico offshore e 20 MW per il geotermico. Per l’energia dalla terra si alza anche il contingente di potenza per l’iscrizione ai registri che diventa 30 MW al posto dei precedenti 20 MW. Infine la bozza allarga lo spettro dei “Sottoprodotti provenienti da attività alimentari ed agroindustriali” utilizzabili negli impianti a biomasse e biogas ai fini dell’accesso ai meccanismi incentivanti. Nello specifico, la nuova versione comprende anche sottoprodotti della trasformazione delle olive, del risone, dei cereali e delle lavorazioni ittiche.

 

Rimangono ancora però alcuni punti negativi come ricordato solo qualche giorno fa da assoRinnovabili, a partire da un orizzonte temporale molto breve – solo fino al 1° dicembre 2016 – che, secondo il settore delle rinnovabili italiane “non permette agli operatori di programmare adeguatamente gli investimenti nelle loro imprese, peraltro aggravato dal raggiungimento che sembrerebbe ormai prossimo del tetto dei 5,8 miliardi di euro”. La recente e per molti versi ancora inspiegabile impennata del contatore oneri (ora a 5,765 miliardi di euro) getta numerose ombre sia sull’efficacia del decreto che sull’obiettivo di disciplinare (fino al raggiungimento del tetto massimo di 5,8 miliardi) la transizione verso un nuovo modello di sostegno compatibile con la disciplina europea sugli aiuti di Stato.

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