Accumulo stazionario: a che punto siamo in Italia?

Terna pubblica un’analisi sui sistemi di accumulo elettrochimico. Focus sui progetti Storage Lab in Sicilia e Sardegna e su quelli Large Scale in Campania

accumulo

 

(Rinnovabili.it) – Terna ha pubblicato oggi il suo ultimo report mensile sul sistema elettrico italiano. Il documento, accanto ai dati su produzione e domanda elettrica, riporta uno speciale sui sistemi di accumulo stazionario e, nel dettaglio, sui progetti di energy storage che l’operatore attualmente supporta.

L’aumento della produzione rinnovabile non programmabile, soprattutto nel Mezzogiorno e nelle Isole maggiori, sta chiedendo alla rete nuovi strumenti per garantire la flessibilità e la sicurezza del sistema energetico. A questa domanda Terna ha risposto con un programma sperimentale finalizzato a testare e validare l’utilizzo dell’accumulo stazionario elettrochimico su grande scala.

 

Nello specifico, l’operatore nazionale ha avviato cinque progetti pilota per verificarne capacità e potenzialità. Tre di questi sono del tipo “Energy Intensive”, vale a dire caratterizzati da un elevato rapporto tra energia accumulata e potenza installata. Gli impianti in questione – Ginestra SANC, Flumeri SANC, Scampitella SANC – si affidano alle batterie sodio/zolfo come tecnologia d’accumulo e offrono una potenza complessiva di circa 35 MW.

 

>>Leggi anche Mercato dell’accumulo energetico, raggiungerà i 305GWh nel 2030<<

 

I tre sistemi  sono connessi ad alcune porzioni di reti da 150 kV della Campania; tratti scelti proprio per l’elevato numero di congestioni derivanti dai picchi di produzione di eolico e fotovoltaico. Criticità che le batterie stanno aiutando a risolvere, come spiega Terna “Gli impianti Storage hanno contributo durante l’anno 2016 per circa il 40% alla riduzione delle congestioni legate all’eccessiva produzione di energia eolica sulle dorsali interessate dai progetti pilota. Nello stesso periodo i sistemi di accumulo sono stati utilizzati anche per servizi di regolazione di frequenza primaria e secondaria”.

 

Gli altri due progetti che vanno sotto il nome comune di Storage Lab sono del tipo “Power intensive”, ovvero caratterizzati dall’erogazione, per brevi tempi, di elevate potenze.  L’iniziativa rientra nell’ambito del Piano di Difesa per la Sicurezza del Sistema Elettrico Nazionale 2012-2015 e ha portato all’installazione di 16 MW di impianti multi-tecnologici in Sicilia e Sardegna.

“Lo Storage Lab risulta un progetto unico al mondo per varietà di tecnologie disponibili ed innovatività nei sistemi di controllo. Le singole unità di accumulo (SdA) hanno una taglia di circa 1 MW e sono basate su tecnologie litio (9,2 MW, 5 tipologie), ZEBRA (3,4 MW, 2 tipologie) e flusso (0,85 MW, 2 tipologie). A completamento del portafoglio tecnologico del progetto, è prevista l’installazione di sistemi basati su supercapacitori presso entrambi i siti”.

 

>>Leggi anche Ultra batterie allo storage lab di Terna, il più avanzato d’Europa<<

Articolo precedenteL’inquinamento luminoso sta cancellando la notte dal mondo
Articolo successivoEuropa complice dei massacri per la deforestazione illegale

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!