Coibentazione, la strada virtuosa dell’industria europea

Attraverso le moderne pratiche di isolamento il settore produttivo dell’UE-27 può ridurre il proprio consumo di combustibili di 620 Pj e le proprie emissioni di 49 milioni di tonnellate di CO2

(Rinnovabili.it) – La direttiva europea mira a ridurre il consumo energetico dell’UE del 20% entro il 2020. Con gli attuali progressi però l’UE potrà raggiungere solo la metà di questi risparmi. In aiuto arriva EiiF, la fondazione europea dell’isolamento industriale, che ha redatto un nuovo rapporto in cui spiega quali e quanti progressi possono essere raggiunti grazie alla tecnologia di cui si fa rappresentante.

Nel documento ‘Climate protection with rapid payback’, redatto in collaborazione con Ecofys e pubblicato oggi sul proprio sito, l’associazione analizza il potenziale di risparmio energetico ottenibile dalla coibentazione in tutte le regioni, settori, attrezzature e temperature.

Secondo il rapporto l’isolamento industriale può aiutare il settore europeo a ridurre il consumo totale di carburante di 620 PJ, l’equivalente del consumo energetico di 10 milioni di famiglie, e le emissioni di CO2 di 49 milioni di tonnellate. Come è possibile che esista una potenziale di risparmio così grande? Gli autori dell’indagine rispondono alla domanda spiegando che il 10% o più di tutte le apparecchiature negli impianti industriali non è isolato o è coperto un sistema coibentante danneggiato o rovinato. Inoltre, il livello di isolamento applicato è tipicamente basato sui requisiti minimi relativi alla temperatura massima di superficie; in altre parole requisiti che garantiscano la protezione da possibili lesioni per chi gestisce l’apparecchio.

Il potenziale può essere sfruttato in modo economicamente conveniente: coibentare le superfici non isolate con spessori economicamente ottimizzati e riparare le coibentazioni danneggiate nell’ambito industriale della UE richiede un investimento iniziale pari a circa 900 milioni di euro. Questo investimento, sostenuto una sola volta, rappresenterebbe un potenziale di risparmio per l’industria di 3,5 miliardi di euro all’anno.

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