Nel recupero del calore la nuova “white economy”

Recuperando il calore nei processi industriali energy intensive si hanno ottimi margini di recupero che potrebbero aumentare la redditività degli impianti abbassandone l’impatto ambientale

(Rinnovabili.it) – Nel corso del workshop organizzato da Turboden “Efficienza Energetica nei processi industriali e Green Economy” è stato presentato il resoconto del progetto H-REII. Nato nel 2008 grazie alla collaborazione di AIB (Associazione Industriale Bresciana), CSMT (Centro Servizi Multisettoriale e Tecnologico), FIRE (Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia), Provincia di Brescia e Turboden H-REII ha messo in luce la nascita di un nuovo settore che potrebbe andarsi ad inserire in quella che viene chiamata “white economy”, ovvero l’efficienza energetica. Parliamo del recupero del calore nei processi industriali ad alto consumo energetico, un comparto che permetterebbe di risparmiare grandi quantità di energia.

 

Analizzando le potenzialità di risparmio energetico Turboden ha stimato, per i soli quattro settori investigati (cemento, vetro, acciaio e Oil&Gas – gas compressor station), la possibilità di risparmiare oltre 2 TWh di energia elettrica, evitando al contempo che circa 798 kton di CO2 vengano immesse in atmosfera.

 

“Notevoli sono i vantaggi ambientali in termini di efficienza energetica – afferma Marco Baresi, Responsabile Affari Istituzionali di Turboden. “Recuperando energia dagli effluenti di processo nei settori energy intensive, si rende più efficiente e competitivo il processo industriale e con l’introduzione di un sistema di recupero calore con ORC si ottiene un aumento della marginalità dal 3% al 14% a seconda dei settori, come recentemente emerso dal rapporto del Politecnico di Milano”.

 

Attraverso il recupero del calore nei processi industriali energivori si dà un notevole contributo ad aumentare i livelli di sostenibilità ambientale accrescendo la competitività delle industrie, si partecipa alla riduzione dei consumi e alla diminuzione degli inquinanti emessi in atmosfera dal comparto e si ha la possibilità di promuovere nuove strategie di ricerca e di sviluppo atte a migliorare la competitività e la redditività del settore.

Articolo precedenteIl futuro dell’idroelettrico? Smart e small size
Articolo successivoLe infrastrutture del III millennio