Blocco del nucleare francese, come sta influenzando l’energia italiana?

Aumenti negli scambi di energia elettrica nel Mercato del Giorno Prima e nelle vendite delle unità di produzione nazionali

Blocco del nucleare francese, come sta influenzando l'energia italiana?

 

(Rinnovabili.it) – Lo stop agli impianti nucleare francesi, dopo la scoperta di una crepa nella copertura del reattore sperimentale Epr, continua a far sentire i propri effetti sul mercato elettrico italiano. Edf, il gestore, ha fornito un dossier per ognuna delle 12 unità sotto controllo e l’Autorité de sureté nucleaire (ASN) si è data tempo fino a gennaio 2017 per decidere la riapertura o meno dei reattori. La situazione però è tutt’altro che facile: già dai primi controlli infatti l’ASN ha rivelato irregolarità o dati falsificati nei rapporti trasmessi da Areva, la società costruttrice.

Ma la Francia dipende quasi al 78% dall’elettricità nucleare, e una chiusura prolungata di 12 reattori su i 58 operativi, ha effetti tutt’altro che trascurabili.

 

Il fermo ha inevitabilmente portato al rialzo dei prezzi delle borse d’oltralpe, aumentando di conseguenza l’import francese. L’Italia nel mese di novembre ha aumentato le sue esportazioni del 198,1% e ridotto le importazioni nette (-61,9%).  L’alterazione di quelli che potremmo chiamare i tradizionali flussi ha essenzialmente due conseguenze: un aumento dei prezzi energetici e un incremento delle vendite degli impianti di produzione nazionali, termoelettrici a gas naturale in testa. Il crollo dell’import italiano ha, infatti, aumento gli acquisti di energia dalle centrali a gas di oltre il 42%.

 

In tale quadro – spiega il GME nella sua newsletter mensile -, il prezzo medio di acquisto dell’energia elettrica (PUN), al terzo aumento congiunturale, sale a 58,33 €/MWh, ai massimi da agosto 2015, ma inferiore per il secondo mese di fila al prezzo della borsa francese”.

La diffusione delle rinnovabili fa ancora una volta la differenza tra le varie zone del Paese L’Italia settentrionale è quella che sta soffrendo di più per l’attuale situazione. Riguardo ai prezzi di vendita, Per il secondo mese di fila, il Nord fissa il prezzo di vendita più alto con 61,16 €/MWh. Al contrario il Sud, per contro, grazie anche ad una buona disponibilità di energia da fonte eolica (+40,2%), consolida il suo primato di zona dal prezzo di vendita più basso con 52,74 €/MWh.

Articolo precedenteProtezione dell’ambiente: l’industria investe sempre meno
Articolo successivoGreenbuilding, a Milano nasce l’Iceberg mangia-smog

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!