Mercato eolico europeo, finiscono qui i maggiori investimenti energetici

Il Regno Unito è il primo mercato per investimenti raccolti in nuovi progetti eolici. Seguono Germania, Belgio e Norvegia

Mercato eolico europeo

 

 

(Rinnovabili.it) – Anche nel 2016 il settore energetico europeo ha avuto pochi tentennamenti quando si è trattato di decidere dove investire: per il quarto anno di fila il vento ha catalizzato le attenzioni maggiori, superando tutte le altri fonti, fossili e rinnovabili. Tra nuovi impianti, operazioni di repowering e compravendite di progetti, il mercato eolico europeo ha sollevato ben 43 miliardi di euro, ennesimo record dopo la performance del 2015. In quell’anno, infatti, gli investimenti avevano raggiunto i 35 miliardi.

 

I dati sono quelli contenuti nel report Financing and investment trends (pdf), pubblicato stamane da Wind Europe (ex EWEA). Il documento evidenzia essenzialmente due aspetti del mercato eolico europeo: gli impianti a terra stanno progressivamente lasciando il passo alle centrali offshore e il passaggio dai FiT nazionali al meccanismo delle aste sta rallentando l’attività nei mercati principali. Nonostante gli ottimi risultati del 2016, e le buone premesse del primo trimestre di quest’anno per il 2017 gli analisti si aspettano volumi di investimenti inferiori, determinati proprio dalle aste rinnovabili.

 

L’UK domina il mercato eolico europeo

Cosa ancora più importante i flussi d’investimenti nel 2016 sono stati particolarmente concentrati a livello geografico. Il Regno Unito, la Germania, il Belgio e la Norvegia si sono da soli spartiti l’80 per cento della “dotazione finanziaria” dello scorso anno. Nel dettaglio, l’industria del vento UK si è aggiudicata il primo posto con ben 12,7 miliardi di euro destinati a nuovi progetti onshore e offshore. Subito dietro, la Germania con 5,3 miliardi di euro.

 

>>Leggi anche: Eolico offshore senza incentivi per la prima asta della Germania<<

Per l’Europa meridionale e orientale non sembra esserci partita. Vincoli regolamentari e macroeconomi rendono tali Paesi meno allettanti e più rischiosi. La situazione italiana dell’eolico offshore è forse la più eclatante. A largo delle coste nazionali sono stati presentati in questi anni 15 progetti di impianti offshore. Ma se si escludono i 30 MW della Beleolico in realizzazione nelle acque pugliesi, sono tutti fermi. Cosa c’è alla radice del blocco dell’eolico italiano? La completa incertezza delle procedure. Come spiegava poco tempo fa Legambiente “si determinano conflitti tra amministrazioni dello Stato e ricorsi, dovuti al fatto che non ci sono neanche dove è esclusa la realizzazione dei progetti per ragioni ambientali e non è prevista alcuna informazione dei cittadini”.

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