Uk: un database favorirà lo sviluppo dell’eolico

Creare una banca data delle aziende con sede nel Regno Unito servirà ai costruttori per identificare in tempo reale dove trovare la componentistica per la costruzione del progetto

(Rinnovabili.it) – Dopo la clamorosa proposta del Cancelliere George Osborne di abbassare del 25% gli aiuti all’eolico britannico, il governo ha accolto con favore l’idea di chi ha pensato di compilare un database per catalogare le aziende che, fornendo i propri prodotti, potrebbero contribuire allo sviluppo del terzo round di istallazioni eoliche nel paese.

La banca dati, è stato specificato da un funzionario del Team Green Economy presso il Department for Business, Innovation and Skills (BIS), offrirà i dettagli relativi ad ogni azienda con sede nel territorio Uk che abbia il potenziale per contribuire alla costruzione e allo sviluppo di nuovi parchi eolici off-shore.

L’industria, oltre a temere che la proposta di un taglio incentivi possa concretizzarsi, è minacciata dalla concorrenza estera e dalle massicce importazioni di turbine. Esperti del settore hanno però valutato le potenzialità del mercato nazionale affermando che le forze adatte a supportare lo sviluppo del comparto ci sono, nella speranza di ridurre anche i costi dell’eolico e aumentare il numero dei posti di lavoro green.

Richard Barron, project manager del gruppo Marine South East (MSE) ha esortato il governo affinchè la banca dati venga realizzata al più presto in modo da rendere i fornitori di settore immediatamente identificabili.

Steve Clarke, Content Manager per il Regno Unito dello SMartWind Round 3 per la costruzione dei nuovi progetti eolici off-shore ha accolto con favore i piani, avvertendo però che un database è fondamentale venga aggiornato costantemente per fornire informazioni reali e lavorare in modo efficiente. “Mettere insieme un database è una grande idea”, ha detto Clarke “Ma tenerlo up-to-date è la cosa fondamentale”.

Articolo precedenteUE: si migliori la legge europea sull’acqua
Articolo successivoI colossi del business americano sostengono la bioplastica