Una filiera italiana per il fotovoltaico low cost

È l’obiettivo del progetto europeo AMPERE, a cui i ricercatori di ENEA e CNR-IMM di Catania. L’iniziativa supporterà la trasformazione della fabbrica fotovoltaica 3SUN

Una filiera italiana per il fotovoltaico low cost

 

(Rinnovabili.it) – La filiera italiana del fotovoltaico ricomincia da Catania. In un’Europa dove l’industria solare è stata completamente oscurata dalla concorrenza asiatica (l’UE sta rivendendo in questi giorni i dazi punitivi affibbiati al solare cinese), c’è ancora chi scommette ancora di poter produrre un fotovoltaico low cost e super-efficiente che tenga testa alla concorrenza. Si tratta dei partecipanti ad AMPERE, progetto europeo per la produzione automatizzata di celle e moduli solari.

 

L’iniziativa ha ricevuto 14 milioni di euro di finanziamento dal programma europeo Horizon 2020, risorse che serviranno a far riguadagnare competitività al settore nel mercato europeo. Come? Dando corpo, tra le altre cose, al piano presentato solo qualche mese fa da Enel per trasformare la linea di assemblaggio della catanese 3SUN. Nello specifico punta a creare nello stabilimento una linea produttiva che in cinque anni sia in grado di realizzare moduli fotovoltaici ad alta efficienza bifacciali ad etero giunzione su silicio per una capacità complessiva di 1 GW/anno.  Si tratta di una soluzione che garantisce alte performance, in termini di efficienza e producibilità, e un basso degrado del modulo.

 

Con rendimenti che superano il 23% e costi di produzione inferiori a 0,42 euro al Wp sono in grado di competere e superare l’attuale concorrenza. I moduli inoltre possiedono un’affidabilità di oltre 35 anni e un tasso di degrado delle prestazioni inferiore allo 0,5% annuo. All’iniziativa prendono parte in Italia ENEACNR-IMM di Catania, la PMI Rise Technology e ovviamente 3SUN, la società nata nel 2011 da una Joint Venture tra Enel Green Power, STMicroelectronics e Sharp:

Enel ha già promesso di investire nell’aggiornamento tecnologico 80 milioni di euro. All’ENEA spetta il ruolo di supporto tecnico scientifico per la simulazione computazionale, la verifica in laboratorio e soprattutto lo sviluppo e la sperimentazione di materiali innovativi, come ossidi e metalli trasparenti, in grado di massimizzare le rese delle celle ad eterogiunzione.

 

“Questo progetto rappresenta un’occasione unica per ricreare nel nostro paese una filiera industriale, in un settore in cui abbiamo perso la supremazia produttiva ma non quella tecnologica”, sottolinea Mario Tucci, responsabile Laboratorio Tecnologie Fotovoltaiche dell’ENEA. “Oggi abbiamo l’opportunità di rivoluzionare il mercato sviluppando know-how per aumentare le rese e abbattere i costi, creare una filiera competitiva e attraente e favorire la competitività del sistema produttivo nazionale, anche in assenza di incentivi pubblici.”

Articolo precedenteG7 Ambiente, il dialogo parte dall’efficienza delle risorse
Articolo successivoRinnovabili: UE verso prezzi energetici più flessibili per gli utenti

3 Commenti

  1. Cinque anni per cominciare la produzione?Temo che, per allora, i moduli saranno già obsoleti.
    La tecnologia e le innovazioni corrono.

  2. Nel servizio del 30/03/2017 si parla già di efficienza oltre il 31 % per il fotovoltaico multigiunzione.
    Pensare di iniziare la produzione fra cinque anni con efficienza del 23 % ? (non convince)
    D’altra se qualcuno investe 100 milioni di €

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!