Arabia Saudita: nuovo regime di prestiti per le fonti rinnovabili da 320mln

Il regno ha lanciato il programma di sviluppo Mutjadeda: sosterrà finanziariamente i produttori di componenti e gli sviluppatori indipendenti di impianti rinnovabili

fonti rinnovabili
Credit: Phoenix Solar AG (CC BY-SA 4.0)

Il più grande esportatore di petrolio spinge sulle fonti rinnovabili per ridurre la sua dipendenza dal greggio

(Rinnovabili.it) – Nuovi passi avanti per la Saudi Vision 2030, il piano del principe ereditario Mohammad bin Salman per diversificare l’economia dell’Arabia Saudita. Dopo aver annunciato, a gennaio di quest’anno, l’intenzione di installare 60 GW di fonti rinnovabili entro il 2030, il regno tende nuova nuovamente la mano all’industria dell’energia pulita, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza domestica dal petrolio. Come? Con un nuovo programma di prestiti “verdi”. La scorsa domenica, infatti, il Saudi Industrial Development Fund da 28 miliardi di dollari ha lanciato formalmente Mutjadeda, regime di finanziamento espressamente dedicato alle fonti rinnovabili.

 

>>leggi anche Arabia Saudita: nuovo maxi progetto da 2,6 GW di energia solare<<

 

In base al nuovo schema, del valore di 320 milioni di dollari, i produttori di componenti e gli sviluppatori indipendenti di impianti possono richiedere prestiti a copertura dei costi dei loro progetti fino al 75% dell’investimento necessario, beneficiando di un periodo di rimborso di 20 anni e un periodo di grazia (il tempo concesso ai debitori prima di iniziare a ripagare le rate) di 36 mesi. Al regime possono accedere anche altre realtà industriali legate alle fonti rinnovabili, ma in questo caso il periodo di rimborso si abbassa a 12 anni.

“Che si tratti di produzione, agricoltura o vendita al dettaglio, se si desidera distribuire energia rinnovabile, la finanzieremo”, ha dichiarato Ibrahim Almojel, direttore generale del Fondo. “Affinché le energie rinnovabili vengano adottate nel regno, dobbiamo sostenerlo”.

 

La nuova misura arriva pochi giorni dopo l’attacco al giacimento Khurais e all’impianto di Abqaiq, i due giganteschi complessi petroliferi dell’Arabia Saudita, che ha ridotto la produzione mondiale di greggio del cinque per cento, facendo salire i prezzi alle stelle. E ribadendo la necessità per il Paese di diversificare la sua economia interna. “Il nostro obiettivo è davvero quello di trovare nuove fonti di energia per essere meno dipendenti dal petrolio e per consentire al settore manifatturiero di continuare i suoi progressi”, ha dichiarato Ahmed AlGwaiz, vice presidente della gestione dei rischi del Fondo industriale, aggiungendo che i prestiti saranno disponibili sia per le società saudite che per quelle straniere. 

Articolo precedenteFestival dell’Acqua, Venezia diventa capitale dell’oro blu
Articolo successivoEcodesign: 10 nuovi standard UE per ridurre le bollette energetiche

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!