Fotovoltaico: c’è chi scalpita per il film sottile in perovskite

Dyesol ha ottenuto nuovi finanziamenti dall’australiana ARENA: serviranno per mettere a punto una road map tecnologica per commercializzare il fotovoltaico in perovskite

Fotovoltaico: c'è chi scalpita per il film sottile in perovskite

 

(Rinnovabili.it) – Oltre 440.000 dollari australiani (circa 353.000 dollari americani), questo quanto sborserà la Renewable Energy Agency australiana (ARENA) per imprimere un’accelerazione allo sviluppo del fotovoltaico in perovskite. I fondi sono stati concessi alla connazionale Dysol, società produttrice di celle solari a film sottile. L’azienda ha deciso di seguire uno degli ultime trend in campo solare, quello dei perovskiti, ossidi di sintesi che hanno una struttura simile a quella dell’ossido naturale ma che presentano un metallo di transizione lì dove dovrebbe trovarsi di norma un metallo alcalino terroso. Le varie ricerche condotte in ambito internazionale, hanno portato miglioramenti consistenti nelle prestazioni del fotovoltaico in perovskite e nel suo processo di fabbricazione.

 

Gli ultimi successi appartengono, in tal senso, al Research Institute of Chemical Technology che ha sviluppato una particolare formula per la miscelazione delle strutture cristalline segnalando il raggiungimento un tasso di conversione del 17,9% della luce solare in elettricità per il fotovoltaico ibrido (organico/inorganico). Ancora non si conosce per certo che tipo di procedimento adotterà la Dyesol, ma si sa che è pronta a sviluppare una roadmap tecnologica per portare questi dispositivo sul mercato nazionale nel più breve tempo possibile. Spiega Ian Kay CEO di Arena: “Le celle in perovskite sono state dimostrate su scala di laboratorio, ma non sono mai state prodotte in massa. Dyesol mapperà le tecniche ed i requisiti per lavorare verso una produzione scalabile di alta qualità che consenta di raggiungere obiettivi di efficienza, durata e stabilità”.

 

Secondo quanto riferito da Kay, la Dyesol si è posta come punto di riferimento un costo di mercato di 0,10 dollari per kWh, alla pari con le convenzionali celle in c-Si. “Questo rappresenterebbe un risultato considerevole data la maturità tecnologica raggiunta in questi anni dal fotovoltaico in silicio, e fornirebbe ulteriori possibilità di riduzione del costo dell’energia man mano che i volumi di produzione crescono”.

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