Palloni d’elio per il fotovoltaico galleggiante che non ruba suolo

Piattaforme flottanti lunghe 100m che rimangono stabili anche con il mare agitato: è l’idea dell’Università di Vienna per creare nuovi spazi all’energia solare

Palloni d’elio per il fotovoltaico galleggiante che non ruba suolo

 

(Rinnovabili.it) – Il fotovoltaico galleggiante si sta rapidamente facendo strada nelle nuove istallazioni solari. India, Giappone, Gran Bretagna, Corea del Sud, Brasile e persino Malta si sono già buttate a capofitto nell’impresa di dare a questa soluzione tecnologica dignità commerciale. Il motivo è semplice: gli impianti su scala utility richiedono grandi spazi, perché allora non utilizzare mare e bacini di dighe anziché sottrarre terreno utile?

 

Quando però il sito prescelto è il mare aperto si deve mettere in conto un ostacolo non indifferente: le onde. Per mettere al sicuro il fotovoltaico galleggiante da mareggiate e mare mosso, gli ingegneri del TU Wien hanno progettato delle piattaforme flottanti, su cui installare i pannelli solari, capaci di rimare stabili e salde anche in caso di tempeste. Il segreto è contenuto nel nome stesso dell’invenzione: Heliofloat.

 

Spiega il Prof. Markus Haider: “Il trucco è realizzare dispositivi di galleggiamento aperti. Se si dovesse realizzare una piattaforma su contenitori chiusi pieni d’aria, il design della struttura risulterebbe sia antieconomico che pesante e in caso di onde violente avrebbe vita breve”.

 

Palloni d’elio per il fotovoltaico galleggiante che non ruba suolo

 

Le unità galleggianti di Heliofloat invece sono state pensate come una sorta di barili realizzati con un materiale flessibile morbido e aperti verso il basso. L’elio che riempie la parte alta dei palloni è a contatto diretto con l’acqua e agisce come ammortizzatore delle onde. Questo design permette di realizzare aree delle dimensioni di calcio campi da istallare in acqua con facilità.

Il gruppo di ricerca ha lavoro anche sullo sviluppo di diversi concept di fotovoltaico galleggiante, creando moduli ad hoc e concentratori parabolici per sfruttare al meglio la luce solare incidente.

“Le piattaforme Heliofloat offrono nuove possibilità per impianti di dissalazione e processi di estrazione della biomassa dall’acqua salata”, afferma il dottor Roland Eisl, a capo del progetto. “Nei paesi caldi, potrebbero essere utilizzate per proteggere i laghi dall’evaporazione”, permettendo nel contempo alla luce del sole di penetrare attraverso l’acqua e quindi garantendo che l’ecosistema acquatico non venga influenzato negativamente.

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2 Commenti

  1. Questa idea bizzarra di ricoprire superfici di laghi ed addirittura mari con pannelli fotovoltaici non è nuova e già altri hanno proposto in passato, ed addirittura realizzato, impianti ( piccoli ) di questo genere. Si dice, nell’articolo, che si sfrutterebbero superfici “libere” altrimenti non utilizzate. Se fossi un investitore e mi proponessero questa idea obietterei :

    1° Mi assicurate che nessuna imbarcazione di nessun tipo urterà mai il mio campo fotovoltaico galleggiante nei vent’anni in cui dovrà essere operativo per recuperare l’investimento ( e possibilmente guadagnarci anche qualcosa ) ?

    2° Quanto mi costeranno i galleggianti su cui piazzare i miei pannelli ?

    3° Su questi galleggianti posso piazzare qualsiasi pannello oppure avrò bisogno di pannelli fotovoltaici IP68 in grado di resistere, per almeno vent’anni, a : vento, acqua, salsedine, sporcizia portata dagli spruzzi sollevati dal vento, liquame di volatili che sicuramente si andranno ad appollaiare da qualche parte facendosi magari anche il nido ?

    4° Come svolgerete la manutenzione periodica ? Come raggiungerete l’isolotto galleggiante per le pulizie e le riparazioni ? Allo scopo devo anche dotarvi di una piccola imbarcazione ? Quanto mi costerà ?

    5° Quanto mi costa il cavo da depositare sul fondale per collegare elettricamente il campo fotovoltaico galleggiante alla terra ferma ?

    6° Dove posizionate inverter e sistemi di monitoraggio e controllo ?

    7° A chi venderemo l’energia prodotta ? Alle abitazioni vicine o la immettiamo in rete ?

    8° Siete proprio sicuri che vent’anni di moto ondoso ininterrotto non causeranno cedimenti strutturali e costosi interventi di riparazione ?

    9° Se si tratta di un lago, quando nevica chi va a liberare i pannelli ?

    10° Il campo fotovoltaico è, a tutti gli effetti, un generatore di potenza elettrica che, per massimizzare il proprio rendimento, deve funzionare ad alte tensioni intorno ai 1000 Vdc; i materiali impiegati garantiranno un isolamento sufficiente in condizioni climatiche così critiche e per tensioni così alte ?

    11° Che tipo di ancoraggio avete previsto e quanto mi costerà ?

    Se qualcuno volesse aggiungere altro … infine ritengo che, per quanto attiene l’Italia, di spazi ve ne siano più che a sufficienza sulla terra ferma l’importante è la costruzione di strutture di sostegno elevate ( 4 , 5 metri ) sotto le quali ospitare altre attività commerciali o di altro genere.

  2. Invece delle tante idee piuttosto cervellotiche, costose e che che comunque consumano suolo o acqua non fa differenza, non sarebbe meglio indurre i proprietari dei milioni di metri quadri di capannoni industriali o commerciali esistenti ad installare fotovoltaico sui loro tetti? Direi di più, con semplici interventi sui regolamenti edilizi comunali obblighgerei i costruttori dei nuovi capannoni ad installare i pannelli sui tetti. Entrambe le soluzioni senza ulteriore consumo di suolo.

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