Eolico e fv ridurranno il prezzo dell’energia all’ingrosso

Il nuovo studio del Berkeley Lab spiega: l’aumento delle della quota di energia rinnovabile non programmabile in rete può influire sui tradizionali modelli di prezzo dell’elettricità

energia all'ingrosso

 

Come cambieranno i prezzi dell’energia all’ingrosso con la decarbonizzazione

(Rinnovabili.it) – In un mondo in cui eolico e fotovoltaico rappresentino il 40-50 per cento della generazione elettrica, i prezzi dell’energia all’ingrosso sarebbero sotto i 16 dollari per MWh. A sostenerlo è un nuovo studio del Lawrence Berkeley National Laboratory che offre un’analisi “olistica” – come spiegano gli stessi autori – della formazione dei prezzi in un mercato in via di decarbonizzazione.

In realtà il mercato di partenza è quello statunitense: i ricercatori hanno elaborato una serie di scenari 2030 in cui i principali operatori di rete stelle e strisceCAISO, NYISO, SPP ed ERCOT – si trovino a gestire una penetrazione di eolico e fotovoltaico pari o superiore al 40 per cento. L’elaborazione mostra come il costo dell’elettricità sia destinato a calare, mentre le fluttuazioni dei prezzi dell’energia all’ingrosso possano aumentare e le ore di punta del carico netto con un alto valore di capacità essere spostate sempre più verso sera. Negli scenari con la quota verde più alta, il carico netto di picco viene spostato verso le 17:00 o le 20:00 anziché alle 15:00 o alle 16:00.

 

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Non solo. Oltre alla variazione del valore medio dei prezzi, lo studio del Berkeley lab mostra anche come una maggior quota rinnovabile nel sistema modificherà la distribuzione dei prezzi nel corso dell’anno. “In particolare – scrivono gli scienziati – notiamo un sostanziale aumento della frequenza delle ore a basso prezzo (sotto i 5 dollari il MWh)”. Nello scenario più ambizioso, quest’ultime rappresenterebbero fino al 19% di tutte le ore dell’anno.

 

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“Abbiamo trovato una diminuzione generale dei prezzi energetici orari annuali medi annui legata a maggiore penetrazione di fonti rinnovabili variabili, una maggiore volatilità dei prezzi e frequenza di ore di prezzo molto basse e un cambiamento dei modelli di prezzi diurni”, riassume il team. I ricercatori sperano che i risultati, parte di uno studio in tre parti che continuerà anche nei prossimi anni, offra ai responsabili

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