Google investirà 2 miliardi di dollari in infrastrutture rinnovabili

Il colosso di Mountain View ha annunciato il “maggiore investimento in rinnovabili della propria storia”: oltre alla costruzione di impianti fotovoltaici ed eolici, Google varerà 18 nuovi accordi commerciali per forniture d’energia sostenibile

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Credit: sporst (CC BY 2.0)

L’investimento porterà alla creazione di infrastrutture rinnovabili che si aggiungeranno alle 52 già costruite in tutto il mondo da Google

(Rinnovabili.it) – Google investirà 2 miliardi di dollari per la costruzione di infrastrutture rinnovabili come impianti eolici e fotovoltaici in tutto il mondo. L’azienda di Mountain View ha presentato inoltre quello che definisce “il più grande acquisto di energia rinnovabile nella propria storia”, annunciando 18 nuovi accordi energetici per fornitura complessiva di oltre 1.600 MW. Una volta pienamente attuati, gli accordi energetici aumenteranno il portafoglio di energie rinnovabili di Google di oltre il 40%, per un totale di 5.500 MW.

I nuovi accordi prevedono l’acquisto di energia rinnovabile da impianti dislocati negli Stati Uniti (155 MW da impianti fotovoltaici in Carolina del Nord, 75 MW dalla Carolina del Sud e 490 MW dal Texas), in Cile (per un totale di 12 MW), in Cile e in Ue (255 MW dalla Finlandia, 286 MW dalla Svezia, 92 MW dal Belgio e 160 MW dalla Danimarca).

 

“Per garantire il massimo impatto, tutte le nostre ultime offerte soddisfano rigorosi criteri di “aggiuntivi” che abbiamo stabilito molto tempo fa per i nostri acquisti di energia – spiega sul blog aziendale il Ceo di Google, Sundar Pichai – Ciò significa che non stiamo acquistando energia da impianti eolici e solari esistenti, ma stiamo assumendo impegni di acquisto a lungo termine che portano allo sviluppo di nuovi progetti. Portare energia rinnovabile incrementale nelle reti in cui consumiamo energia è una componente fondamentale per perseguire energia a zero emissioni di carbonio 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per tutte le nostre operazioni”.

Oltre all’acquisto di forniture e agli investimenti in nuove infrastrutture, il colosso informatico ha anche istituito 2 premi del valore di mezzo milione di dollari destinati alla Renewable Energy Buyers Alliance negli Stati Uniti e una sovvenzione di 500.000 euro a RE-Source in Europa: “Queste sovvenzioni aiuteranno a finanziare lo sviluppo di nuovi modelli di acquisto – spiega Pichai – Forniranno formazione e risorse ai consumatori e consentiranno un accesso più diffuso all’energia pulita”.

 

 

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Un impegno ritenuto insufficiente dagli stessi operatori Google: in una breve lettera pubblicata sulla rivista Medium, circa 2 mila dipendenti sostenevano la scarsa sostenibilità del business portato avanti da data center e da piattaforme computazionali (come Google Cloud) che aiutano le grandi aziende di estrazione e lavorazione di risorse fossili a migliorare i propri sistemi produttivi.

“Il settore tecnologico non è ‘green’ – scrivevano nella lettera i dipendenti Google – L’impronta di carbonio dei soli data center del settore tecnologico è pari a quella dell’aviazione. Quando Google afferma di volersi impegnare a favore della sostenibilità, affermando che le sue attività commerciali globali sono carbon neutral (mentre le sue emissioni sono compensate con investimenti equivalenti di energia rinnovabile o acquisti di carbon offset) e dice di aspirare a un consumo di energia a lungo termine privo di carbonio (ma senza impostare la data dell’impegno), non racconta la storia per intero”.

 

Secondo i dipendenti dell’azienda informatica, inoltre, nel solo 2018 Google avrebbe finanziato, 111 membri del Congresso degli Stati Uniti che hanno votato contro la legislazione sul clima il 90% delle riunioni parlamentari.

Di qui le richieste dei dipendenti Google che, intanto, hanno aderito allo Sciopero per il Clima indetto in questi giorni dai sindacati dei lavoratori di altri colossi informatici come Amazon, Microsoft, Facebook e Twitter: zero emissioni nette entro il 2030, zero contratti commerciali con le compagnie energetiche interessate a migliorare le proprie tecniche d’estrazione di risorse fossili, zero finanziamenti per politici e lobbies di negazionisti climatici.

 

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