Sole, acqua sporca e CO2: l’idrogeno sceglie la semplicità

L’innovativa tecnologia di HyperSolar potrebbe costituire la chiave per affrontare l’alto costo dei sistemi di trattamento delle acque reflue e quelli di produzione del gas

(Rinnovabili.it) – Buone nuove per il comparto delle green energy. L’americana HyperSolar ha migliorato con successo il proprio metodo di produzione di gas idrogeno a partire da rifiuti, riuscendo a ottenere questo vettore energetico grazie alla combinazione di due semplici elementi: raggi solari e acque reflue.

Un trattamento efficace delle acque di scarico è di particolare importanza nel tentativo di assicurare e mantenere salute pubblica e tutela ambientale. Secondo l’EPA, gli impianti di trattamento della risorsa idrica ricoprono circa il 3-4 per cento del consumo energetico degli Stati Uniti, emettendo oltre 45 milioni di tonnellate di gas serra ogni anno. Inoltre, i sistemi di depurazione risultano essere, in genere, i più grandi consumatori di energia a livello municipale, pari al 30-40 per cento dell’energia complessivamente consumata (dati EPA). “Invece di usare l’acqua pura per produrre idrogeno rinnovabile, un punto di partenza molto costoso, stiamo ottimizzando la nostra tecnologia per lavorare con i reflui urbani e industriali, che contengono molecole organiche di ogni genere“, ha spiegato Tim Young, CEO HyperSolar. “Miliardi di dollari vengono spesi in energia per la pulizia delle acque reflue ed il loro riutilizzo. Il nostro processo utilizza la luce solare per foto-ossidare i fluidi degli scarichi per produrre simultaneamente idrogeno molecolare e acqua pulita. Questo gas a zero emissioni può essere utilizzato per alimentare l’impianto di depurazione o trasformato in gas naturale, combinandolo con emissioni di CO2 e utilizzando per la distribuzione l’infrastruttura già esistente del metano”.

Il cuore della tecnologia firmata HyperSolar è una nanoparticella che funge da sistema fotoelettrochimico autonomo; al suo interno è contenuto un assorbitore di energia solare, incapsulato in un guscio protettivo in cui sono inseriti catodo e anodo. La luce del sole andrebbe ad attivare le particelle dei nano materiali, producendo una carica che scinderebbe le molecole d’acqua rilasciando ossigeno e idrogeno. Quest’ultimo, prodotto a pressione normale, potrebbe poi esser fatto reagire con la CO2 per ottenere gas naturale da immettere nelle infrastrutture di distribuzione del metano.

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