Dall’Australia la vernice solare che trasforma l’umidità in idrogeno

I ricercatori della RMIT University creano una miscela sintetica in grado di produrre idrogeno dal vapore acqueo

vernice solare

 

(Rinnovabili.it) – Rendere la produzione di idrogeno, più economica, semplice e sicura. Questi i tre obiettivi che si sono posti alla RMIT University. Nei laboratori dell’ateneo australiano un gruppo di scienziati ha creato una vernice solare a base di materiali sintetici, capace di assorbire il vapore acqueo e trasformarlo in ossigeno e idrogeno. La ricerca – pubblicata su ACS Nano, rivista della American Chemical Society – è ancora solo all’inizio, ma per Torben Daeneke e colleghi risultati sono davvero promettenti. La vernice solare contiene un composto di nuova concezione che si comporta come il gel di silice, polimero impiegato per assorbire l’umidità e come componente attivo negli essiccatori. Ma a differenza di gel di silice, il nuovo materiale sintetico (il molibdeno solforato) è capace di comportarsi contemporaneamente anche da semiconduttore, catalizzando la scissione delle molecole di acqua in idrogeno e ossigeno.

 

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Spiega Daeneke: “Abbiamo scoperto che miscelando il composto con particelle di ossido di titanio si ottiene una vernice capace di assorbire la luce” per ottenere l’energia necessaria alla rottura delle molecole d’acqua. Al contrario del molibdeno solforato, l’ossido di titanio è un composto noto e dalle qualità comprovate: oggi è impiegato anche come catalizzatore “foto attivato” in reazioni di ossidazione dei composti organici e sono diversi gli studi che ne stanno testando le capacità anche nell’ambito della produzione di idrogeno.

 

 

“L’ossido di titanio è un pigmento bianco che viene già comunemente usato nella pittura murale, il che significa che la semplice aggiunta di questa nuova vernice può convertire un muro in uno strumento di recupero energetico”. “Il nostro nuovo sviluppo ha una’ampia gamma di vantaggi”, ha aggiunto il ricercatore. “Non c’è bisogno di acqua pulita o filtrata per alimentare il sistema. E qualsiasi posto che abbia vapore acqueo nell’aria può produrre carburante”.

Non viene riferita per ora l’efficienza del processo e va sottolineato che la ricerca lascia aperte diverse questioni, anche sul fronte dell’immagazzinamento del gas, attualmente uno de nodi più ostici da risolvere. L’ipotesi più probabile al vaglio degli studiosi sembrano essere membrane trasparenti in silicone, con cui rivestire il substrato verniciato: permetterebbe ai raggi luminosi di passare ma tratterrebbero l’idrogeno.

 

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