L’energia è fonte di emozione (o viceversa?)

Energia digitale, lusso sostenibile, nuovo rinascimento, rapporto tra l’efficienza energetica e la donna: sono solo alcuni degli aspetti del pensiero dell’ingegner Claudia Bettiol, fondatrice del movimento Energitismo

Cosa potrebbe accadere se trattando di sostenibilità energetica o di generazione distribuita abbandonassimo le analisi sulle prestazioni tecniche o le proiezioni dei modelli matematici per occuparci di percezione delle emozioni, di valutazione del “bello”, di misurazione del benessere? E’ ciò che mi è accaduto nel corso del mio ultimo incontro con Claudia Bettiol.

Mauro Spagnolo: ing Claudia Bettiol, per lei parole come “energia rinnovabile” e “auto elettrica” sono già vecchie, perché “in Italia non hanno innescato la rivoluzione. E’ più efficace parlare di indipendenza energetica”, cosa significa tutto questo?

Claudia Bettiol: Le rivoluzioni le fanno le persone e nascono dalle emozioni o dalle disperazioni. Le parole energia rinnovabile e auto elettrica sono associate a immagini e contesti privi di emozioni. Finora ecologisti e ambientalisti hanno fatto leva soprattutto sulla parte razionale delle persone e sul senso di colpa più che sul “fascino” dell’indipendenza energetica e dell’energia distribuita. Le distese di pannelli solari sulle campagne muovono più all’indignazione che all’emulazione e sinceramente non avverto la mancanza degli incentivi che hanno favorito più la speculazione e le produzioni cinesi che lo sviluppo di una filiera in grado di avviare un duraturo processo industriale italiano.

Per questo abbiamo coniato nuovi termini: se l’auto elettrica ha bisogno di incentivi per entrare nel mercato, un’auto digitale è già nei sogni delle persone anche senza sussidi. In Giappone l’energia digitale è entrata nelle case e ha permesso la gestione dell’energia anche con la chiusura delle centrali nucleari.

MS: Perché le è molto caro il rapporto tra l’efficienza energetica e la donna? Ci sono dei punti di contatto tra due realtà apparentemente così diverse e perché?

CB: Parte tutto da una definizione di efficienza energetica. Spesso si confonde l’efficienza con il rendimento di un certo macchinario e non si considerano le correlazioni fra diversi elementi. In questo modo per anni non si è riusciti a promuovere l’efficienza energetica nonostante in Europa questa fosse considerata una priorità assoluta.

Noi abbiamo cominciato a pensare diversamente e a chiederci quali fossero i criteri con cui si sceglie una soluzione o un’altra. Quando si passa all’energia distribuita (sia nelle case che nel terziario) i criteri della scelta cambiano radicalmente e subentrano le emozioni. Ogni casa è diversa dall’altra e la personalizzazione delle soluzioni è uno dei fattori fondamentali. In generale, poi, all’interno delle case le scelte vengono prese nell’ambito del nucleo familiare e le donne giocano un ruolo importantissimo. Quindi se un’impresa vuole “vendere” un prodotto che deve entrare nelle case, deve pensare in modo diverso: femminile. Con positiva sorpresa, questo anno al PV Expo di Tokyo abbiamo visto la Toshiba presentare un sistema di gestione domestica dell’energia dal nome “Feminity”, in linea con il nostro pensiero.

MS: Altro tema a lei caro è il rapporto tra il bello e la sostenibilità energetica. Non le sembrano temi “originali” per un ingegnere?

CB: Il bello è dietro ogni costruzione ingegneristica. Bello è sinonimo di armonia e i veri ingegneri ricercano soluzioni armoniche. Nell’armonia c’è una relazione fra uomo e natura che non si basa sulla prevaricazione ma sull’integrazione. Ci sono molti modi di costruire una strada, sicuramente quella che ci sembra più armonica e piacevole da percorrere è anche quella che meno impatta sulla natura. D’altra parte esiste l’arte, che è un puro elemento della creatività dell’uomo e che può differenziarsi dal contesto continuando, però, a creare benessere. Se gli ingegneri vogliono progettare situazioni che portano benessere alle persone e a coloro che le fruiscono, devono pensare o all’integrazione totale o alla differenziazione totale ma con spirito artistico. Tutte le altre situazioni di compromesso provocano solo malessere, depressione e disagio.

La parola ingegneria racchiude creatività e soluzioni pragmatiche e nel suo significato profondo c’è la bellezza della mente umana.

MS: Da dove è nata l’esigenza di fondare Energitismo e European Common Goods?

CB: Dall’esigenza di pensare a ricostruire un sistema di PMI. Questa crisi non è destinata a finire presto e si può riassumere come una vera e propria guerra in cui i grandi colossi (siano essi Stati o grandi corporations) si fronteggiano all’ultimo sangue. La storia di quello che è accaduto e sta accadendo nell’industria delle rinnovabili fra Usa, Cina e Germania è emblematica. In questo scenario, gli unici spazi liberi e le uniche vere opportunità possono essere colte solo dalle PMI a patto che queste facciano scelte intelligenti. In European Common Goods sollecitiamo i cittadini a creare forme cooperative per gestire i beni pubblici locali, cosa fra l’altro prevista dalla nostra Costituzione, secondo criteri sostenibili. Con Energitismo, invece, sollecitiamo le imprese artigiane ad entrare in un mercato in forte espansione che è quello del “lusso sostenibile”. Diciamo che se si va verso l’energia distribuita, il segmento delle case “normali” sarà caratterizzato dalle grandi corporation, siano esse cinesi o americane, mentre quello delle ville o dei palazzi prestigiosi, può essere appannaggio di PMI. Queste però devono poter offrire prodotti e servizi in linea con le aspettative del cliente. Per questo abbiamo creato un brand come “Energitismo” che può aiutare le PMI a fornire quei servizi che da sole non potrebbero offrire.

MS: In cosa consiste il movimento Energitismo e cosa, in pratica, si prefigge?

CB: Energitismo sta selezionando prodotti sostenibili realizzati da imprese artigiane che possano rappresentare l’Italian Style in mostre e atelier nel mondo. Cerchiamo prodotti che siano eleganti, sostenibili e che possano arrivare alla personalizzazione estrema, ossia che siano prodotti in serie limitate o pezzi unici. Il nostro compito, in questa prima fase, è anche quello della contaminazione delle opportunità e mettiamo in sinergia imprese diverse. Grazie al nostro background tecnico, poi, possiamo aiutare le imprese nell’immaginare prodotti che soddisfino i requisisti di sostenibilità.

Per promuovere questi prodotti abbiamo anche concluso un accordo con Fieravicenza per gestire uno spazio all’interno delle sue manifestazioni a partire da SpazioCasa. Ma la vera idea è quella di promuovere l’Italian Style nella sostenibilità nel mondo. Ad oggi solo la Francia ha avviato un progetto per occupare con le sue imprese questo segmento di mercato che è in forte sviluppo.

Il vantaggio di Energitismo rispetto alla Francia o agli altri paesi, è che noi abbiamo dato radici filosofiche a quello che proponiamo e abbiamo dato spazio all’arte. Consideriamo le imprese artigianali italiane come la naturale evoluzione delle botteghe artistiche del Rinascimento. E per questo abbiamo l’ambizione di fondare un movimento artistico, un Nuovo Rinascimento, con gli artigiani italiani.

MS: Concludendo, mi esponga in una frase come potrebbe convincere un’azienda a partecipare al vostro movimento?

CB: Energitismo sarà presente a Vicenza dal 6 ottobre in una mostra in uno dei più bei palazzi storici della città: Palazzo Iseppi da Porto. Esporremmo i primi prodotti emblematici di quello che stiamo raccontando. Lì si getteranno le basi di tutto quello che abbiamo detto. Essere presenti al lancio di un’iniziativa significa essere un leader e far parte di un gruppo di “eletti”, significa avere l’opportunità di essere i protagonisti del Nuovo Rinascimento.

Articolo precedenteFuel cell, il mercato è in crescita
Articolo successivoH&P e Genergia creano il leader italiano della cogenerazione one-to-one