Nucleare: in Giappone i conti non tornano

Le stazioni di monitoraggio delle radiazioni posizionate dal governo hanno registrato livelli di pericolosità inferiori alla realtà. Greenpeace insorge e chiede al governo di salvaguardare la popolazione

A seguito del disastro di Fukushima, la centrale nucleare giapponese danneggiata dallo tsunami che nel marzo 2011 ha colpito l’isola, il governo compie regolarmente monitoraggi per valutare la presenza di radiazioni nell’aria.

Svolgendo attività di controllo parallele Greenpeace ha dichiarato di aver notato una notevole differenza tra quanto registrato dalle stazioni di monitoraggio giapponesi e dalle proprie, valutazioni che hanno portato l’Associazione ambientalista a muovere pesanti accuse al governo nipponico.

Nascondere le reali percentuali di radiazioni, portare avanti opere di decontaminazione frammentaria e riservare alle aree evacuate maggiori attenzioni rispetto a quelle ancora densamente popolate ha fatto storcere il naso agli attivisti che ha dichiarato inaffidabili i dati diffusi dal governo. I rilevamenti effettuati da Greenpeace hanno dimostrato infatti livelli di radiazione notevolmente più elevati rispetto a quanto registrato dalle stazioni di monitoraggio giapponesi: a 25 metri di distanza dai rilevatori sono stati registrati livelli di contaminazione fino a sei volte superiori rispetto a quanto misurato nelle stazioni installate dal governo.

 

“Le stazioni di monitoraggio ufficiali sono collocate in aree che le autorità hanno già decontaminato, ma dal nostro monitoraggio risulta che a pochi passi di distanza i livelli delle radiazioni crescono in modo significativo” afferma Rianne Teule, esperto di radiazioni di Greenpeace International. “Temiamo che queste stazioni diano ai cittadini un falso senso di sicurezza. […] Decontaminare un’area può fare una differenza significativa sui livelli di radiazione, ma sembra che ci siano scarsi progressi nel lavoro di bonifica, e molti punti caldi rimangono non bonificati in tutta la città di Fukushima” aggiunge Teule. “Ad esempio, la decontaminazione di aree di gioco per bambini e altre aree rilevanti per le persone più vulnerabili, non è andata avanti in modo sufficiente, nonostante sia passato più di un anno e mezzo dal triplice incidente di Fukushima”.

 

Oltre all’area di Fukushima Greenpeace ha controllato anche lo stato di salute della zona di Iitate di cui in passato ha già chiesto l’evacuazione e che si trova nella prefettura di Fukushima. L’area è stata divisa dal governo in differenti zone a seconda del rischio ma la bonifica sta andando avanti con scarsi risultati, con punti residenziali dove le radiazioni sono di 5 microsievert all’ora (μSv/h) e con aree dove si toccano i 13 μSv/h. Queste cifre rappresentano valori tra 60 a 160 volte i valori di fondo registrati prima dell’incidente di Fukushima (0.07 μSv/h).

 

“A differenza di Fukushima città abbiamo visto molti lavoratori impegnati nella bonifica a Iitate, ma data la natura montuosa e ricca di foreste della regione, questi sforzi sono come minimo mal gestiti data la difficoltà della bonifica e il rischio di ricontaminazione alto” afferma Kazue Suzuki, responsabile della Campagna nucleare di Greenpeace Giappone. “Le persone non possono tornare alla normalità a Iitate se le loro case, le imprese o aziende sono contaminate. Una casa o un ufficio possono essere stati ripuliti, ma è molto improbabile che l’intera area sia stata resa priva dei rischi di irraggiamento per i prossimi anni, il che rende molto difficile ricostruire una vita normale delle comunità” sottolinea Suzuki.

 

Il Governo giapponese quindi continua a minimizzare pericolosamente i rischi provocati dalla continua esposizione alle radiazioni permettendo alla gente di lavorare in aree pericolose per non dover affrontare costi di risarcimento danni e adeguate bonifiche. Consapevoli della tragica situazione gli esponenti di Greenpeace hanno quindi chiesto al governo giapponese di concentrare le energie per la tutela della salute pubblica e per la decontaminazione delle aree pericolose.

 

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