Rinnovabili, il Friuli Venezia Giulia preme l’acceleratore

La Regione si candida a sperimentare, in accordo e con il supporto della Commissione europea, un progetto pilota nel settore delle cosiddette “Smart Grid

La Regione Friuli Venezia Giulia spinge l’acceleratore per incrementare la produzione di energia “pulita” da fonti rinnovabili. Con questo obiettivo ha avviato il percorso che dovrà portare all’approvazione di un nuovo piano energetico regionale e, partendo da un’analisi sul peso delle fonti alternative rispetto alle tradizionali, si dà già oggi un obiettivo più ambizioso di quello imposto a livello europeo, che prevede che entro il 2020 almeno il 14 per cento dell’energia prodotta, rispetto a quella utilizzata, sia “verde”. Parallelamente si candida a sperimentare, in accordo e con il supporto della Commissione europea, un progetto pilota nel settore delle cosiddette “Smart Grid”, reti intelligenti per la produzione, l’accumulo, lo stoccaggio di energia, da utilizzare in loco con facilità e a costi competitivi, senza che essa venga immessa nella rete nazionale.

 
Queste prospettive, che partono dalla consapevolezza che la disponibilità di energia è centrale per lo sviluppo dell’economia e dell’occupazione, e che in questo contesto il Friuli Venezia Giulia deve dare un proprio importante contributo alla “green economy”, sono state annunciate oggi a Udine nel corso di un convengo in cui, partendo dall’illustrazione delle novità introdotte dalla recente legge regionale 19 che da ottobre regola il settore, amministratori, esperti, portatori di interessi in genere si sono confrontati sulle sfide energetiche del futuro.

 
Se il nuovo Piano energetico regionale dovrà certamente vedere la luce nella prossima legislatura, hanno spiegato in particolare il presidente della quarta commissione consiliare, Alessandro Colautti, e Roberto Della Torre, del Centro di ecologia teorica e applicata CETA (che per conto della Regione sta compiendo l’analisi), in questa fase il Friuli Venezia Giulia, dove già ora l’11,7 pc dell’energia prodotta è pulita, si sta dotando degli strumenti necessari – normativi e finanziari – per applicare a livello locale gli obblighi che la direttiva comunitaria del “Burden sharing”, del 2009, ha dato a ogni Stato membro per prevedere un progressivo incremento di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Dunque linee guida per poter sviluppare una politica equilibrata tra le varie forme di energia alternativa, dall’eolico alle biomasse, dal fotovoltaico all’idroelettrico.

 
Ma soprattutto, con la collaborazione di Friulia e BIC, intende sperimentare sul nostro territorio le modernissime tecnologie messe a disposizione dall’UE per creare reti intelligenti. “Uno dei quattro progetti attualmente preselezionati dall’Unione europea sui 34 presentati è della nostra regione” ha anticipato Colautti, parlando di iniziativa importante, che può aprire scenari assai interessanti.
Nel corso del confronto, nel quale è anche stato osservato come la prima fonte di energia consiste nel risparmio, che passa dal rinnovo degli elettrodotti a tecniche costruttive che ne riducano il consumo negli edifici, pubblici e privati, si è parlato anche delle novità introdotte dalle legge 19 dello scorso ottobre.
Una norma innovativa, aggiornata, organica che, come ha illustrato Pietro Giust, della Direzione centrale Ambiente, prevede una nuova distribuzione delle competenze tra Regione ed Enti locali, introducendo tra l’altro l’autorizzazione unica e quindi determinando snellimento e semplificazione delle procedure.
Una “legge di sistema”, secondo Colautti, “che dà certezza ai cittadini e imprese nel rilascio di autorizzazioni”. Una “legge necessaria sulla quale l’intera commissione consiliare, senza differenziazioni, ha lavorato in maniera molto seria”.

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