Il bluff della Germania sul carbone si chiama “riserve strategiche”

Mentre i Ventotto cercano un accordo sulla riforma del mercato elettrico, Berlino cerca di salvare le sue centrali a lignite dagli standard ambientali

riserve strategiche

 

Le riserve strategiche a carbone della Germania fanno infuriare Polonia e Italia

(Rinnovabili.it) – Quando la Commissione europea ha inserito i meccanismi di capacità nella direttiva di riforma del mercato elettrico, gli ambientalisti (e non solo) hanno storto il naso. Sebbene si stia attualmente discutendo di limiti emissivi per il capacity market, pagare delle centrali fossili in stand-by per il loro potenziale contributo alla regolazione del sistema energetico è una soluzione che non convince tutti. Le preoccupazioni aumentano se ci si sintonizza solo sulla Germania.

Il Paese, nonostante il boom di rinnovabili, è ancora strettamente legato al carbone. La coalizione di governo ha promesso di dare un taglio al combustibile ma la difficoltà ad abbandonare la fonte tedesca numero uno è ormai evidente. A mostrarlo non sono solo le 150 centrali termoelettriche ancora attive ma anche quelle otto alimentate a lignite, chiuse dalla Germania nel 2015 e classificate come “riserve strategiche” ossia impianti che possono essere utilizzati in caso di emergenza. Berlino sostiene che le riserve strategiche siano necessarie per accompagnare la transizione del Paese verso le rinnovabili in concomitanza con l’abbandono graduale del nucleare. Un’essenzialità che dovrebbe giustificare in teoria la decisione di esentare queste centrali da qualsiasi standard ambientale, persino quelli previsti dal nuovo mercato di capacità europeo.

 

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La mossa ha fatto infuriare diversi Stati membri, Polonia in primis, che ha accusato l’UE di avere figli e figliocci. Il regime tedesco, infatti, ha ricevuto l’ok da parte della Commissione Europea a febbraio 2018 in base alle norme comunitarie in materia di aiuti di Stato. Ecco perché insieme con altre sei nazioni – Francia, Italia, Ungheria, Grecia, Irlanda e Regno Unito -, il ministro all’Energia polacco ha firmato una dichiarazione in cui si oppone al trattamento di favore riservato alle riserve strategiche tedesche. “Una delle nostre preoccupazionispiega il gruppo dei sette è la mancanza di equilibrio nell’approccio del Parlamento europeo ai diversi tipi di meccanismi di capacità”. L’opinione condivisa da questi Stati, come riporta Euractiv.com, è che nel nuovo mercato unico dell’energia, le regole per l’elettricità dovrebbero “applicarsi  a tuttiin modo simile”.

“Di conseguenza, non possiamo essere d’accordo nel dare priorità alle riserve strategiche come il modo migliore e preferenziale per risolvere i problemi di adeguatezza. Inoltre, tutti i meccanismi di capacità, comprese le riserve strategiche, dovrebbero soddisfare i requisiti delle norme sulle emissioni stabiliti dal nuovo regolamento”, afferma il gruppo, riferendosi ai limiti alla CO2, attualmente in discussione nell’ambito della riforma dell’UE. Dal canto suo l’esecutivo europeo ha già fatto sapere che ri-esaminerà la sua decisione sugli aiuti di Stato alla luce delle nuove regole, una volta che queste saranno approvate da parlamento e Consiglio dell’UE.

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