Il gioco di specchi da Archimede ai giorni nostri

Sciolti i nodi normativi, passare dalla fase dimostrativa allo sviluppo di grandi impianti CSP è un passaggio che l’Italia potrebbe fare facilmente e a pieno titolo

Un viaggio nel tempo che finisce nello stesso punto in cui e partito: a Siracusa. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando Archimede riuscì a respingere le navi romane grazie all’invenzione di marchingegni per l’epoca alquanto alternativi, come gli specchi ustori, ma oggi, proprio sul luogo della battaglia, si continua a celebrare il grande inventore: nonostante sia stata costruita a scopi puramente dimostrativi, la centrale solare termodinamica Archimede di Priolo Gargallo, inaugurata poco più di un anno fa, rappresenta per gli italiani un grande motivo di orgoglio. Il solare termodinamico, infatti, è una tecnologia su cui il nostro Paese potrebbe contare per il proprio approvvigionamento energetico, con ottime prospettive di crescita future sia in termini di occupazione che di investimenti. Nonostante l’incerto quadro regolatorio degli ultimi anni, l’Italia è il posto ideale da cui far partire una filiera e, considerata la mole di interconnessioni che si stanno progettando principalmente nell’area del Mediterraneo, è facile intuire il ruolo strategico che potrebbe avere lo stivale nello sviluppo di progetti, quali Desertec per esempio, determinanti per soddisfare il fabbisogno energetico non solo dei Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente (Area MENA), ma anche dell’intera Europa.
Oggi il solare termodinamico, oltre a consolidarsi da un punto di vista tecnologico, si sta anche strutturando a livello mondiale verso la definizione di una strategia comune che tutti i governi possano perseguire, compreso quello italiano. Per questo abbiamo voluto sentire la voce di chi in Italia rappresenta il settore: l’Associazione Nazionale dell’Energia Solare Termodinamica (ANEST) che, nei suoi due anni di vita, ha raccolto oltre 25 imprese, nella grande maggioranza italiane, con varie dimensioni aziendali e con diverse offerte tecnologiche. A rispondere alle nostre domande è il suo Presidente, Cesare Fera.

Qual è lo stato dell’arte del solare termodinamico nel nostro Paese?
Il solare termodinamico è una tecnologia dalle grandi prospettive in Italia. Attualmente, la potenza installata è pari ai 5 MW dell’impianto Enel di Priolo Gargallo, ma sono in fase di autorizzazione circa 180/200 MW tra Sicilia, Sardegna, Puglia e Lazio, regioni con alta irradiazione solare e con un paesaggio adatto alla costruzione di grandi impianti per sfruttare l’energia solare e produrre energia elettrica. La recente inaugurazione del nuovo stabilimento produttivo di Archimede Solar Energy (società del gruppo Angelantoni Industrie e partecipata al 45% da Siemens) a Massa Martana, poi, ha dato un grosso contributo all’intero settore, con una produzione di circa 75.000 tubi ricevitori all’anno. La nostra associazione, nei suoi due anni di vita, ha raccolto oltre 25 imprese, nella grande maggioranza italiane, con varie dimensioni aziendali e con diverse offerte tecnologiche. Gli addetti di settore, specificamente dedicati dalle rispettive aziende, sono pari a un migliaio, con una previsione di crescita diretta e indiretta che stima al 2020 la decuplicazione della forza lavoro attualmente impiegata, se ci saranno le condizioni di sviluppo per sostenere lo start-up di sistema. Dal 2014 potranno entrare in esercizio gli impianti per i quali oggi è in corso l’iter autorizzativo. Uno scenario possibile è che la maggior parte dell’energia da solare termodinamico verrà prodotta in una prima fase negli impianti di grande taglia (30-50 MW). È auspicabile, però, che il settore apra i suoi orizzonti al pieno sfruttamento delle sue caratteristiche peculiari che, oltre alla produzione di energia elettrica, consentono la produzione di energia termica con l’utilizzo del calore in ambito domestico, terziario e industriale.

Quali sono gli attuali assetti normativi e tariffari nel settore della produzione, distribuzione e vendita dell’energia prodotta da impianti CSP?
L’incentivazione degli impianti CSP è regolata dal DM dell’aprile 2008, che non ci ha lasciato proprio soddisfatti. Già prima, avevamo un quadro regolatorio che non ha saputo attrarre investimenti e investitori. Il Decreto è invece uno strumento fondamentale per lo sviluppo del settore ed è necessario che tenga conto delle diseconomie di scala e di quanto oggi è presente sul mercato. Per questo abbiamo proposto ai Ministeri competenti un documento dove viene stabilito l’impatto economico dell’incentivazione per gli anni dal 2012 fino al 2014, il sistema di incentivazione in conto capitale oltre agli indici di incentivazione che dovrebbero essere differenziati per taglia (grande oltre ai 5 MW, medio oltre 1 MW e piccolo inferiore a 1 MW) e per tipologia di impianto. Quello che proponiamo mira a definire un quadro regolatorio stabile sul medio periodo, con incentivi fissati per almeno un quinquennio a partire dall’emanazione del provvedimento, per tener conto della lunga cantierizzazione, elevare la soglia di cumulo tra incentivi in conto capitale e incentivi in conto produzione, in caso di cogenerazione o trigenerazione, dall’attuale 10% al 40% per mitigare i rischi di investimento, eliminare l’obbligo di storage per determinate taglie e categorie di impianti e creare una scala di incentivi commisurata alle caratteristiche e alle taglie degli impianti, avvantaggiando quelli più piccoli al fine di favorire la generazione distribuita e aprire il mercato a molti operatori.

Quanto è all’avanguardia l’Italia rispetto agli altri Paesi del mondo?
L’Italia ha tutte le condizioni per ospitare una filiera completa del solare a concentrazione. Il solare termodinamico a sali fusi, infatti, nasce proprio nel nostro Paese da un’idea del professor Rubbia che sviluppò a Priolo Gargallo il progetto pilota grazie a una collaborazione ENEA-ENEL. È chiaro che la proprietà intellettuale e il know-how di questa tecnologia siano completamente italiani, così come la principale industria che realizza tubi ricevitori ad altissima temperatura (ASE) e tutta la componentistica del campo solare. L’Italia oggi costituisce il posto ideale dove far partire la filiera del solare termodinamico. La maggior crescita di impianti di questo tipo sarà probabilmente nelle regioni del Nord Africa che si affacciano sul Mar Mediterraneo, ora in fase di ricostruzione del loro apparato economico-industriale, e che quindi saranno di facile accesso per le imprese localizzate in Italia. Inoltre, esiste già un tessuto industriale formato da imprese che operano nel settore termotecnico, da cui si possono attingere risorse e competenze già acquisiti in altri campi (meccanica, automazione, elettrotecnica, elettronica), in modo da limitare le importazioni degli apparati e delle componenti industriali degli impianti a fonti rinnovabili, che ad oggi sono in gran parte prodotti da imprese internazionali.

Quali pensa possano essere i risvolti di progetti quali Desertec e Medgrid, due iniziative private che proprio qualche giorno fa hanno firmato un memorandum di collaborazione…
Desertec e Medgrid attraverso l’ultimo memorandum d’intesa hanno esplicitamente dichiarato una forte volontà nel proseguire progetti in grado di soddisfare il fabbisogno energetico europeo e quello dei Paesi nell’area MENA, attraverso la trasformazione del sole e del vento in una fonte di energia pulita e sostenibile. Si tratta di iniziative che non possono che essere un esempio per le aziende italiane, oltre a rappresentare un’opportunità di investimento e di trasferimento di knowledge. Come espresso dal presidente della Desertec Industry Initiative (Dii), Hans Mueller-Steinhagen, saranno proprio i Paesi interessati e le società coinvolte a investire in installazioni e connessioni per la realizzazione del progetto. L’industria italiana è già stata chiamata a partecipare a questi progetti nelle fasi di costruzione degli impianti e nelle attività di vendita dell’energia. In questo scenario, il nostro Paese deve essere pronto a investire in impianti altamente innovativi, quali quelli che sfruttano la tecnologia CSP, in grado di creare occupazione diretta e non delocalizzabile e di garantire un ritorno anche economico (sotto forma di royalties) legato alla proprietà intellettuale posseduta dagli Enti di Ricerca nazionali. Nonostante le recenti rivolte che hanno interessato alcuni Paesi del Nord Africa, le connessioni e la realizzazioni dei campi solari stanno perpetuando senza intoppi. Esistono già connessioni tra il Marocco e la Spagna e altri collegamenti potrebbero prevedere proprio l’Italia, tra la Tunisia e la Sicilia e tra la Tunisia e la Sardegna.

Più o meno un mese fa si è costituita l’associazione mondiale del solare termodinamico. Quali sono, a suo avviso, le azioni prioritarie che essa dovrebbe intraprendere?
L’associazione appena nata ha davanti a sé il compito di assistere e supportare governi e investitori a livello mondiale, nella raccolta di informazioni e analisi sullo sviluppo della tecnologia che sfrutta il Solare Termodinamico a Concentrazione. Essa fornisce anche l’accesso a dati sullo stato di avanzamento della ricerca e sui vantaggi che questa tecnologia ha da offrire alla comunità, in termini di ambiente, sostenibilità oltre che vantaggi economici. Le azioni prioritarie che STELAWord dovrebbe intraprendere, e per le quali è stata preposta, devono puntare a incoraggiare i governi di tutto il mondo a perseguire una strategia comune basata sull’utilizzo delle energie sostenibili e non sui combustibili, focalizzandosi sul solare termodinamico per le sue peculiarità e vantaggi economici intrinseci.

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