WEF: l’IEA tira le orecchie alle compagnie petrolifere e del gas

Trovare un equilibrio tra profitti a breve termine e un futuro sul lungo periodo, facendo particolare attenzione ai desideri degli investitori e ai problemi di accettazione sociale. Queste sono le indicazioni dell’International Energy Agency ai grandi produttori di combustibili fossili.

Compagnie petrolifere e del gas
Credits: Nicola Giordano da Pixabay

Presentato a Davos, il rapporto IEA mette in luce lo scarso impegno per il clima delle compagnie petrolifere e del gas.

 

(Rinnovabili.it) – In un rapporto presentato a Davos in occasione del World Economic Forum, l’International Energy Agency (IEA) ha dichiarato che le compagnie petrolifere e del gas stanno affrontando un’enorme sfida in un mondo sempre più attento ai temi della transizione energetica verso fonti pulite e rinnovabili. Di fronte a questo scenario, secondo l’IEA i grandi produttori di combustibili fossili non possono fare altro che incrementare gli investimenti in energie a basse emissioni di carbonio. In caso contrario, dovranno prepararsi a subire un forte contraccolpo che potrebbe seriamente minacciare i loro profitti a lungo termine, soprattutto in vista di una grossa perdita in termini di accettazione sociale.

 

Per questa ragione, nel rapporto dell’IEA si legge che le grandi compagnie petrolifere e del gas devono bilanciare il loro desiderio di rendimenti a breve termine e di un futuro a lungo termine, svolgendo un ruolo molto più significativo nella lotta alla crisi climatica. Fatih Birol, direttore esecutivo dell’IEA, ha dichiarato che nessuna compagnia sarà immune dalla transizione energetica e ogni parte del settore deve ragionare su come rispondere. Non fare nulla non è un’opzione.

 

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Il rapporto afferma che, sebbene alcune compagnie petrolifere e del gas abbiano preso provvedimenti per affrontare la crisi climatica, l’industria nel suo insieme potrebbe svolgere un ruolo molto più significativo. Le compagnie petrolifere mondiali, infatti, hanno incanalato meno dell’1% della loro spesa verso tecnologie energetiche alternative al petrolio e al gas, nonostante le crescenti richieste di riduzione delle emissioni di gas serra da parte dell’opinione pubblica e, soprattutto, degli investitori. Per la riduzione di CO2, le principali compagnie petrolifere spendono solo il 5% del loro fatturato.

 

Nel report, dunque, l’industria petrolifera viene invitata ad utilizzare il suo “vasto know-how e le sue tasche” per aiutare ad accelerare lo sviluppo di energia pulita e le tecnologie di cattura della CO2. A questo proposito, la scorsa settimana Microsoft ha annunciato l’intenzione di istituire un fondo da 1 miliardo di dollari dedicato proprio alle tecnologie di riduzione, cattura e rimozione del carbonio, mirando così a diventare carbon negative entro il 2030. Facendo un paragone, il rapporto presentato a Davos ha mostrato che nel 2019 la spesa del settore petrolifero e del gas in progetti non legati all’uso di combustili fossili era pari a poco più di 2 miliardi di dollari.

 

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Secondo Birol, “il primo compito immediato per tutti gli attori del settore è ridurre l’impronta di carbonio delle proprie operazioni. Ad oggi, circa il 15% delle emissioni globali di gas serra legate alla produzione di energia proviene dal processo di estrazione di petrolio e gas”. Birol ha quindi sottolineato che gran parte di queste emissioni potrebbero essere abbattute in modo relativamente rapido e semplice investendo in tecnologie che impediscano la fuoriuscita dei gas e la loro dispersione nell’atmosfera.

 

Inoltre, l’IEA ha affermato che un’altra mossa decisiva da parte del settore sarebbe quella di incrementare gli investimenti in carburanti più puliti, come idrogeno, biometano e biocarburanti avanzati. “Entro 10 anni, questi carburanti a basse emissioni di carbonio dovrebbero rappresentare circa il 15% degli investimenti complessivi nella fornitura di carburanti”, sei legge nel report.

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