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Venturini: la corsa alle rinnovabili sarà inarrestabile

Il nuovo CEO di ENEL Green Power racconta le novità generate dall’acquisizione di ENEL, le “confusioni” sui mercati europei e le difficoltà normative nei paesi  in via di sviluppo. Le soluzioni? Tanta innovazione tecnologica e uno sguardo sempre al futuro

Venturini: la corsa alle rinnovabili sarà inarrestabile

 

(Rinnovabili.it) – In un periodo di particolare trasformazione nel mondo dell’energia, dovuto alla drastica riduzione del prezzo del petrolio e all’incertezza con cui devono fare i conti le rinnovabili nel loro processo di sviluppo, abbiamo incontrato Francesco Venturini, il nuovo timoniere di una delle maggiori aziende al mondo nel settore delle green energy, Enel Green Power.  Abbiamo potuto costatare direttamente le tendenze della nuova leadership, dopo anni di gestione Starace. In effetti l’uomo, preparato e dinamico, sembra aver raccolto con disinvoltura il passaggio del testimone e gestire in modo equilibrato il peso di una conduzione di grande responsabilità.

 

Mauro Spagnolo: dott. Venturini, partiamo da una riflessione: alla conferenza di Parigi è stato confermato il ruolo basilare dell’efficienza energetica e delle rinnovabili per ottenere risultati sul fronte dei cambiamenti climatici. Il sostegno su questi temi da parte dei paesi aderenti alla COP, ha cambiato o sta cambiando in qualche modo le strategie di ENEL GP?  E se sì, in quali termini?

Francesco Venturini:  No, non penso che gli esiti della COP 21 abbiano cambiato le strategie di ENEL GP, forse piuttosto quelle di ENEL .

La COP21 è stata importante in quanto finalmente tanti paesi hanno riconosciuto che esiste un problema. Detto questo, bisogna vedere come questi impegni riusciranno a trasformarsi in azioni concrete. Al momento, di questa trasformazione, abbiamo visto relativamente poco.

 

MS:  Quindi lei non crede che la COP21 abbia segnato un passo positivo verso…

FV: Ha segnato un passo positivo nel senso che finalmente non ci sono più voci forti che dicono che non esiste un problema e quindi, da questo punto di vista, sicuramente siamo a un punto di svolta. Positiva è stata anche la maniera in cui è stato affrontato il problema, cioè ogni paese s’impegna a fare del suo meglio. Da questi punti di vista, in effetti, c’è stato un cambiamento sostanziale.

Ora però è necessario che non soltanto il settore privato, che è quello che ha guidato finora in gran parte il cambiamento, ma anche il settore pubblico istituzionale, dia segnali forti per fare in modo che un nuovo assetto regolatorio, legislativo ed economico porti e guidi verso una trasformazione vera.

Secondo me, poi, dobbiamo verificare quanto effettivamente il mondo politico che, come spesso accade, ha vantato del successo, riesca ora a trasformare questa visione in qualcosa di più concreto e quindi a spingere di più ad accrescere le rinnovabili nei prossimi anni.

 

MS: Per lei quindi le politiche ambientali italiane sono ancora un po’ lontane dalle esigenze di sviluppo delle rinnovabili.

FV: Direi che, come al solito, e in particolare quando si parla di energia, ci sono tanti interessi in gioco, spesso contrastanti tra loro.  E non è facile trovare una quadra. Al momento, se si guarda ciò che è stato fatto, forse in maniera frammentata, non si può negare che le politiche europee di incentivo alle rinnovabili abbiano prodotto il grande slancio verso le green energy a livello mondiale. Su quanto, poi, questo slancio sia avvenuto in modo coordinato e rispettando gli obiettivi e le strategie energetiche complessive, forse qualche dubbio esiste.

 

MS:  ENEL GP da anni sviluppa la propria attività principalmente all’estero. E’ inutile negare, infatti, che attualmente per le rinnovabili in Italia ci siano, dopo il boom degli scorsi anni, difficoltà notevoli.

FV:  A conferma di quel che dicevo prima….

 

MS: Ha quindi ancora senso parlare di investimenti sulle rinnovabili in Italia e se si, quali sono le tecnologie più promettenti dal vostro punto di vista?

FV: Vorrei premettere che noi continuiamo a investire in Italia: specialmente in biomassa, eolico, geotermia e solare. Forse meno rispetto a prima, ma continuiamo a farlo.

La differenza è che in questo momento investiamo meno in impianti nuovi. Per continuare a investire servono due cose: la domanda di energia, e in questo momento c’è sicuramente sovra capacità nel continente in quanto la domanda di energia, a causa della crisi economica, si è ridotta di molto. E una politica di investimento, una politica nazionale energetica che spinga verso obiettivi di sviluppo.

 

MS: E l’Europa?

FV:  Siamo in un momento un po’ particolare: esiste un’Europa, ma esistono tante nazioni che fanno parte dell’Europa e bisogna trovare la quadra tra quelle che sono le esigenze nazionali e le esigenze europee.  Questo non vale solo nel settore energetico, ma anche in tanti altri settori. Lo viviamo ogni giorno. Ma questa quadra è indispensabile per investire nuovamente in maniera pesante in Europa. Come è indispensabile capire, da un punto di vista di strategia energetica, quali obiettivi si sta ponendo il continente europeo, più che l’Italia.

 

Alto_CasillasMS:  Quindi le difficoltà che stiamo vivendo oggi in Italia, a suo giudizio, sono riportabili a livello europeo…

FV:  Guardi, il problema è molto semplice: esiste una guida europea che bisogna capire quanto effettivamente sia accettata dai paesi membri. Esiste un potenziale disegno di mercato europeo che avrebbe una sua logica, ma fino a che non è definito, accettato o rigettato, le varie politiche nazionali hanno difficoltà ad essere stabilizzate e quindi diventa molto più difficile investire.

 

MS: A proposito di investimenti: Quali saranno quelli previsti dal gruppo a favore delle rinnovabili?

FV: Rispetto al Piano quinquennale di investimento totale di ENEL, 17 miliardi, 9,7 miliardi sono destinati alle rinnovabili, cioè il 53% degli investimenti totali.

 

MS: Quali sono le attività di ENEL GP fuori dai confini europei?  

FV:  Esistono varie tipologie di mercati  nel mondo, ma due sono le principali: la prima è il cosiddetto “replacement market” dove esiste già una capacità installata, costituita da fonte fossile, rimpiazzata gradualmente dalle rinnovabili. In questo caso si tratta di andare a sostituire capacità installata, in buona parte spesso ancora non ammortizzata in quanto gli investimenti sono avvenuti di recente e quindi con problemi  importanti da affrontare.

La seconda tipologia è costituita dai mercati in crescita, dove l’attività degli operatori è molto competitiva ma con ottime performance. Si tratta di quei mercati che non hanno il problema della sostituzione, anzi incentivano con gare continue, nel senso che incentivano l’investimento in quanto hanno necessità di nuova capacità. E questi sono tutti mercati dell’America Latina in cui noi ovviamente abbiamo puntato dall’inizio in quanto avevamo partecipazioni nel gruppo ex Endesa, quindi disponevamo già di una presenza importante in quella parte del mondo. Le faccio l’esempio del Cile dove ci stiamo avvicinando rapidamente ad una situazione simile a quella europea, in cui le rinnovabili si trovano nei nuovi contratti a sostituire potenzialmente la capacità installata di tipo convenzionale.

Comunque siamo molto attivi anche in Africa, dove stiamo crescendo molto rapidamente ed ora anche in Asia.

 

MS: Quali sono le tecnologie più promettenti in cui state investendo nei mercati in via di sviluppo?

FV: Non abbiamo preferenze su particolari tecnologie. Ovviamente quelle più competitive, in questo momento, sono quella solare e quella eolica. Stiamo però costruendo impianti idrici, geotermici e a biomassa in quanto crediamo fortemente nella diversificazione tecnologica come fattore che abbatte il rischio e quindi: più diversificazione abbiamo, meglio è.

 

MS: A proposito di diversificazione, parliamo di innovazione tecnologica. So, ad esempio, di sperimentazioni su boe per lo sfruttamento dell’energia marina  e di altre attività su tecnologie di nicchia. A che punto è quel settore? Ha subito degli stop o sta andando avanti?

FV: No, non ha subito stop. Noi continuiamo a investire in innovazione. Il nostro gruppo di innovazione è composto da circa 35 persone, e probabilmente il più nutrito all’interno di ENEL, sta crescendo ed è in evoluzione.

Attualmente esiste poi un interessante fenomeno che definirei di razionalizzazione.

 

MS: Di cosa si tratta?

FV: Del desiderio di andare a vedere il mondo di domani, desiderio che è partito da Enel GP iniziando a contaminare anche il resto dell’azienda. Quindi la sensibilità all’innovazione sui nostri settori si sta ulteriormente sviluppando in ambito ENEL, con portata evidentemente diversa, dove lavora un eccellente centro di innovazione e dove anche le altre divisioni si stanno occupano di andare a vedere cosa accade nel mondo delle reti e nel mondo del convenzionale.

 

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MS: Che cosa state studiando essenzialmente?

FV: Nel futuro lontano troviamo tecnologie di vario tipo, come le tecnologie marine basate sul moto ondoso o su correnti, troviamo il kite wind, la generazione tramite aquiloni, troviamo l’idrogeno, pannelli solari di nuova generazione e tante, tantissime applicazioni.  Il nostro obiettivo è quello di avere un piede in più tecnologie possibili, in modo diretto o indiretto, per poter prevedere con largo anticipo le più importanti tendenze del mercato, da un punto di vista tecnologico.

Stiamo inoltre occupandoci di innovazione nel settore dell’accumulo di energia, in particolare l’accumulo elettrochimico. Lo stiamo facendo sia in modo indiretto, cioè investendo in nuovi impianti che hanno batterie per accumulo di energia per vari fini, sia per la regolazione di rete che per il così detto time shifting, quindi spostare l’erogazione dell’energia in momenti della giornata in cui viene pagata di più. Per dirla in altri termini stiamo investendo molto in software. Sempre di più il software sta diventando l’elemento essenziale di questo settore in quanto consente di razionalizzare ed efficentare il lavoro delle macchine.

Quando si fa l’esempio di batterie spesso si parla di pezzo di ferro con della chimica dentro, poi però il pezzo di ferro ha necessità di dialogare con l’impianto, ha necessità di dialogare con chi regola la rete, ha necessità di capire qual è il momento migliore per fare determinate cose e quello alla fine è il software.

 

MS:  E quindi l’allargamento al mondo smart…

FV: L’allargamento al mondo smart noi lo concepiamo più a livello di utility scale, nonostante ci stiamo piano piano allungando anche verso il mondo retail e quindi anche lì, quando istalliamo a casa di un cliente una batteria collegata a 4 moduli fotovoltaici, abbiamo bisogno di fornire il software necessario per far funzionare in maniera intelligente il sistema, software che poi ci comunicherà quando l’impianto non funziona più, in modo da poter mandare gli operatori per riparare il sistema.

 

istia4MS:  L’ultimo rapporto di Bloomberg parlava del 2015 come anno di record assoluto per gli investimenti globali sulle rinnovabili: 329 milioni di dollari. Cina, india e USA i paesi più interessanti da questo punto di vista, ma anche molti paesi in via di sviluppo. Quali sono le sue previsioni sul trend di crescita degli investimenti mondiali sulle rinnovabili?

FV: Continueranno senza soluzione di continuità a crescere ulteriormente. La stessa Bloomberg parlava sicuramente di crescita, magari vista la situazione di crisi economica attuale, una crescita leggera nei prossimi anni, ma comunque crescita. Secondo me dipenderà moltissimo dalla capacità, da parte delle aziende, di assumere determinati “rischi paese” e dalla capacità dei paesi un po’ più a rischio di attivare strumenti regolatori che permettano ad investitori come noi di operare con maggiore tranquillità.

 

MS: Credo che lei alluda essenzialmente all’Africa…

FV: Sì, ma non solo. Noi operiamo in Africa da ormai 4/5 anni, siamo in Sud Africa, speriamo di essere selezionati in Marocco e in Egitto siamo molto interessati per investimenti futuri. Se ci fosse un minimo di garanzia dal punto di vista regolatorio, tutta la parte di Africa sub sahariana potrebbe essere oggetto di grandi investimenti da parte di aziende come la nostra. Non ci preoccupiamo del sistema bancario perché se solo ci fosse un ambiente propenso ad accettare l’investimento, si attiverebbero numerosi soggetti pronti a sponsorizzare investimenti in queste zone. Quindi il trend in più o in meno rispetto ai 329 milioni di dollari di investimenti dipende da quanto le economie emergenti avranno la capacità di costruire l’ambiente giusto per investire.

 

MS:  Infine, parliamo di quella che è la vostra attuale situazione aziendale. Si è fatto un gran parlare dell’acquisizione di Enel GP da parte di ENEL.  Ad operazione completata, quali saranno – se ve ne saranno – i vantaggi per gli investitori?  

FV: In questa operazione di acquisizione, in cui mi sono speso in prima persona, credo moltissimo. Cosa cambierà per l’investitore Enel: si riporta il titolo interamente sotto controllo Enel, che nella pratica significa poterlo utilizzare in maniera “ libera” e quindi con più efficacia rispetto a due società quotate. Questa è la sintesi dell’operazione.

 

MS: Ma cosa cambierà nella pratica?

FV: Investire di più nelle rinnovabili.  Più di quello che nella situazione precedente saremmo stati in grado di fare.  Significa iniziare ad utilizzare in modo integrato gli impianti di generazione rinnovabile con il resto dei sistemi  ENEL, quindi potenzialmente anche con gli impianti convenzionali, con le reti, superando l’obbligo di essere un “pure renewable player”, insomma di accedere ad una fase  di completa sinergia tra tutte le strutture e i servizi del gruppo. Mi permette infine – e  questo non è tanto un vantaggio per ENEL GP quanto per ENEL nel suo complesso- di importare una modalità di fare business, tipica delle rinnovabili, all’interno di un gruppo che in qualche maniera è ancora molto legato al passato.

 

MS: Mi faccia capire meglio…

FV:  Per realizzare una centrale a gas ci vogliono ottimisticamente dai 3 ai 7 anni. Per realizzare un impianto da fonte rinnovabile da 200 MW, eolico o solare, ci vogliono 9 mesi.  Il time to market è abissale.  Siamo in presenza di un mercato in cui la competizione è elevatissima, in cui tutto è super accelerato. Ci ritroviamo a fare i conti con un mondo, quello della generazione convenzionale, che faceva programmi a lunghissimo termine e che ora improvvisamente si trova a combattere, e molto spesso a perdere, con un mondo che invece va completamente ad un’altra velocità. La finalità dell’acquisizione è di introdurre nel settore elettrico convenzionale queste innovative potenzialità, all’interno  di un’azienda che, forse ancora in parte, è rimasta nel passato.

 

MS: Ho capito bene? Questa iniezione di “cultura rinnovabile” all’interno di ENEL potrà addirittura costituire un elemento di implementazione delle rinnovabili in Italia?

FV: Assolutamente si. Io credo che nei prossimi 2/3 anni vedremo una trasformazione radicale di questo settore, e siamo soltanto all’inizio.

La sostituzione da un punto di vista tecnologico, ormai è partita e non sarà possibile fermarla.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


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Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


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Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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