Greenbuilding, gli ecomattoni che fanno respirare Gaza

    Si chiamano GreenCake gli ecomattoni prodotti da due studentesse palestinesi a partire dal riciclo artigianale delle macerie, alle quali vengono aggiunte polveri di carbone

    Greenbuilding, gli ecomattoni che fanno respirare Gaza

     

    (Rinnovabili.it) – In certe situazioni la buona pratica del riciclo e del riuso è una necessità vitale. È il caso della Striscia di Gaza, dove migliaia di edifici sono a tutt’oggi sventrati dai bombardamenti delle ultime guerre e la ricostruzione è un lungo e macchinoso processo a causa del blocco commerciale imposto da Israele. Far arrivare il cemento richiede lungaggini burocratiche infinite e non si è mai certi che il materiale arrivi. L’idea di due studentesse palestinesi di ingegneria, fresche di laurea, promette di trasformare le ristrettezze in un punto di forza: hanno creato degli ecomattoni composti da macerie e polvere di carbone.

    Majd Mashharawi e Rawan Abddllaht hanno studiato scienza dei materiali all’Università islamica di Gaza e propongono una soluzione alla crescente richiesta di mattoni nella Striscia, che adesso è sui 40mila pezzi al giorno. Soluzione che risolve due grandi problemi: cosa fare delle tonnellate di calcinacci che invadono Gaza e come migliorare la qualità dell’aria.

     

    Greenbuilding, gli ecomattoni che fanno respirare GazaI loro ecomattoni sono prodotti a partire dal riciclo artigianale delle macerie, alle quali vengono aggiunte polveri di carbone. Anche questo è un rifiuto: più precisamente, il sottoprodotto della combustione del carbone. A Gaza ne vengono sversate 10 tonnellate ogni settimana con gravi pericoli per l’inquinamento dell’aria e la salute. Inoltre le ceneri, non essendo smaltite in modo regolamentato, contaminano le già scarse falde acquifere sotterranee.

    L’operazione non è così semplice come può apparire. Per mesi Mashharawi e Abddllaht hanno cercato il giusto mix degli ingredienti, collezionando una lunga serie di fallimenti nei test di compressione: i mattoni erano troppo fragili. “Ogni volta che fallivamo ricordavo a me stessa che, per avere successo, dovevamo superare questi ostacoli e cancellare la parola fallimento dal dizionario”, racconta Mashharawi. Dopo 6 mesi riescono a trovare la formula giusta, e produrli costa la metà rispetto ai mattoni tradizionali. Per avviare la produzione su larga scala dei loro ecomattoni – che hanno ribattezzato GreenCake  – hanno lanciato una campagna di crowdfunding sulla piattaforma online Indiegogo.

     

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