Se le auto elettriche non vendono, la colpa è dei produttori

Molte case automobilistiche sono distanti dagli obiettivi di vendita per le auto elettriche e ibride. Ecco perché non hanno mantenuto le promesse

auto elettriche
Vendite reali vs vendite attese – fonte: T&E

 

Le aziende non investono abbastanza in auto elettriche

 

(Rinnovabili.it) – Non sono soltanto la scarsità di punti di ricarica e di incentivi statali a scoraggiare le auto elettriche in Europa. I costruttori hanno la loro responsabilità, con pochi veicoli disponibili negli showroom e una produzione che va a rilento. Un quadro desolante quello proposto nell’ultimo rapporto della ONG Transport&Environment, che dimostra come nel vecchio continente siano disponibili appena 20 veicoli elettrici a batteria rispetto ai 417 modelli alimentati a benzina e diesel. La ricerca ha inoltre scoperto che gran parte delle auto elettriche non sono nemmeno disponibili per la vendita nelle concessionarie – è il caso di Opel/Vauxhall Ampera e Chevrolet Bolt – mentre e altre costringono a lunghi tempi di attesa dovuti ad una scarsa capacità produttiva, come la Hyundai Ioniq e la BMW i3.

Mediamente, spiega il dossier di T&E, in Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, Italia e Norvegia solo il 2,1% del budget di marketing dei produttori è stato speso per veicoli a emissioni zero (ZEV) e l’1,6% per i modelli ibridi plug-in. Da questi dati, la ONG deduce che i produttori stiano adattandosi alla domanda anziché plasmarla aumentando la quota di mercato delle auto elettriche e ibride. Infatti, spendono la maggior parte di questo budget in Norvegia, paese in cui un terzo dei veicoli oggi venduti sono elettrici. Dove manca la domanda, le aziende riducono gli investimenti pubblicitari.

 

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Il risultato è che non riescono a raggiungere i propri obiettivi: secondo il rapporto, le vendite sono circa il 50% in meno rispetto alle previsioni o alle promesse. In media, le case automobilistiche avevano pianificato di vendere il 3,6% di auto elettriche, ma hanno raggiunto appena l’1,7%. Nel dettaglio, Volkswagen ha raggiunto quasi il 2% (con un obiettivo iniziale del 3,5%), BMW il 4% (con un target del 10%), Renault-Nissan il 2,5% (ma puntava all’8%). Solo Mitsubishi e Audi hanno superato le loro aspettative.

Secondo gli annunci dei produttori, entro il 2025 circa un quinto delle nuove auto vendute sarà elettrico. Ma con simili performance, senza una regolamentazione che li costringa a cambiare strategia, continueranno a concentrarsi sulla vendita di auto diesel su cui hanno investito forte. Un’anomalia a livello planetario, dal momento che solo il 5% delle auto vendute al di fuori dell’Europa montano motori diesel.

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4 Commenti

  1. Secondo me gli enormi investimenti effettuati nel settore dei motori endotermici, diesel e benzina prevalentemente, compreso l’eccessiva frammentazione produttiva e di offerta di auto di questo tipo, unitamente alle pressioni del mondo petrolifero e dell’enorme comparto di aziende della componentistica del motore a pistoni, sono da ritenersi i principali attori che hanno determinato l’anomalia europea delle auto diesel. Nonostante i notevoli problemi connessi alle emissioni di CO2 di questi motori, si continua a produrre una elevata quantità di autoveicoli Diesel, anche per il fatto che oggi c’è discreta richiesta di SUV e semi SUV, molto comodi per chi vive fuori dalle città dove la coppia motrice diventa “padrona” della guida di tutti i giorni…..
    Ci vorrebbe una classe politica più lungimirante, ma questo è un altro film, almeno in Italia.
    Poi va aggiunta la spinta inerziale del “Dieselgate” : i costruttori tanto hanno fatto per ingannare i potenziali acquirenti che sono stati costretti a un battage forsennato per questo tipo di motore, addirittura si mormorava
    nelle pubblicazioni specialistiche una ricerca abbastanza spinta per motori diesel/metano, anche se ne sono perse le tracce.

  2. Ho un familiare che vive in Norvegia, e di recente ha acquistato un’auto elettrica.
    Mi è stato spiegato che in Norvegia, paese che non costruisce automobili, l’importazione
    di un’auto comporta il pagamento di un dazio pari al valore dell’auto importata.
    Ne consegue che il cliente norvegese paga un’auto a benzina o diesel circa il
    doppio di quanto la paga un clientre di altri paesi. Per promuovere le auto elettriche
    in un paese dove la produzione di energia idroelettrica eccede le necessità del
    mercato, il governo ha deciso di non assoggettare a dazi le auto elettriche,
    il cui prezzo d’acquisto risulta quindi più basso dei veicoli tradizionali.
    Questo è uno dei motivi del successo delle auto elettriche in Norvegia.

  3. Il problema mi sbaglio o è l’autonomia cioè quanti km riesco a percorrere con una carica completa, non vorrei dover chiamare il carro attrezzi se rimango piantato da qualche parte o non avere immediatamente disponibile l’auto quando mi occorre per qualche evento particolare e/o eccezionale diurno o peggio notturno. Ricordiamoci che siamo in italia, patria dell’inefficenza.

  4. Brutta l’ignoranza! Se tutti i cittadini avessero installato entro il 2015 l’energia rinnovabile (da fotovoltaico, termodinamico, geotermico, eolico, biomasse, idrogeno, ecc.) pari al proprio fabbisogno minimo di 3 KW/h e dal 2015 al 2020 l’intera comunità EU avrebbe dovuto incrementare la produzione di energia elettrica a basso costo, tale da alimentare a costo quasi zero oltre all’intero edificio abitativo anche la ricarica elettrica di auto, moto o bici a secondo delle singole esigenze e tutte le (PMI) Piccole e Medie Imprese.
    Ma occorre snellire la burocrazia nei finanziamenti, aumentare la completezza delle certificazioni energetiche energetiche ed i fascicoli degli edifici negli piani di recupero di zona, attivati tra PMI, edifici pubblici e privati con un responsabile unico di impianti (elettrico, gas, idrico, telefonia) in unica sede meglio controllati ed a triplice controllo (manuale, elettrico, elettronico) quindi domotico con particolare attenzione all’antinfortunistica ( normativa EU 64/8), aggiornati e rivisti in sei mesi e un anno e sei mesi realizzazione completa eseguita con la consultazione trasparente degli allievi e/o delle istituzioni scolastiche in stage a sei mesi con le aziende (tipo servizio militare, o tipo servizio protezione civile, o tipo ex genio militare e servizi speciali di pronto intervento) dirette dagli imprenditori che collaborano obbligatoriamente con i docenti anche universitari, anche ENEA, CNR, come esame preventivo e consuntivo, riducendo quasi a zero gli inconvenienti incontrati e migliorandone qualità, rendimento e polifunzionalità ad ogni occasione.
    Si spera sempre, si promette sempre, si giura che si farà; ma, ai posteri l’ardua sentenza!.

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