Dazi antidumping dall’Ue sul biodiesel di Argentina e Indonesia

Sollecitata dall’European Biodiesel Board la Commissione Europea ha riconosciuto l’esistenza di pratiche di concorrenza sleale sul biocarburante importato dai due Paesi

Dazi antidumping dall’Ue sul biodiesel di Argentina e Indonesia(Rinnovabili.it) – Dopo i dazi sul fotovoltaico cinese, Bruxelles corre ai ripari anche su un altro fronte energetico.

La Commissione europea ha pubblicato oggi un regolamento che riconosce l’esistenza di pratiche d’importazione di biodiesel sleali da parte di Argentina e Indonesia, i due paesi che oggi dominano, insieme agli USA  nel campo dell’etanolo, il mercato dei biocarburanti; tale regolamento introduce, già da oggi, una tassa provvisoria sul biocarburante importato dalle due nazioni variabile tra il 9,6% e il 10,6% del prodotto importano nella Comunità.

La notizia è stata accolta con soddisfazione dalla EBB (European Biodiesel Board) pur ravvisando la necessità di inasprire le politiche protezionistiche all’interno dei confini comunitari. In questo quadro, EBB chiede infatti all’esecutivo europeo e agli Stati membri di garantire che nel calcolo delle prossime misure siano considerati anche le  imposte differenziali all’esportazione o DET dal momento che gli attuali dazi non sarebbero sufficienti a coprire il danno subito dall’industria europea e valutato nel 31,8% per il prodotto argentino e nel 27,1% per quello indonesiano.

E, soprattutto, non sembrerebbero costituire un valido deterrente al perseverare delle pratiche di commercio sleali.

 

Questa decisione rappresenta un primo passo per contrastare le importazioni di biodiesel sleali e non competitiva da parte di questi paesi”, ha commentato il Segretario Generale dell’EBB Raffaello Garofalo. “L’enorme danno che è stato procurato continuerà ad essere subito dall’industria UE, fino a quando non sarà fissato un dazio supplementare – questione da  affrontare con urgenza”. Dopo il monito tocca ora alla Commissione Europea stabilire se rendere tale tassa definitiva o meno e se seguire quanto auspicato dall’Associazione, vale a dire applicare dazi addizionali anti-sussidi decisamente più alti.

 

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