Carburanti per la marina militare? Ci pensa l’acqua di mare

Gli scienziati del Naval Research Laboratory stanno sviluppando un processo per estrarre la CO2 e produrre H2 direttamente dall’acqua salata e convertirli in propellente per aviogetti

(Rinnovabili.it) – Dall’acqua ai nuovi carburanti navali. Questo il passaggio che stanno tentando di affinare gli scienziati del Naval Research Laboratory statunitense. Qui un team di ricercatori è alle prese con un processo per estrarre l’anidride carbonica disciolta in acqua e convertirla cataliticamente in carburante per aviogetti attraverso un processo Gas-to-Liquids (GTL). L’obiettivo è riuscire a produrre P-5 o JP5 (dall’inglese Jet Propellant) un combustibile tradizionalmente ottenuto dal kerosene e, grazie ad un alto punto di infiammabilità, destinato all’utilizzo su aeroplani di base sulle portaerei, dove il rischio di incendi è particolarmente grave. “Il potenziale profitto del progetto deriva dalla capacità di produrre scorte di JP-5 direttamente in mare, riducendo la logistica, gli oneri ambientali e rafforzando di conseguenza la sicurezza e l’indipendenza energetica della Marina”, spiega il ricercatore chimico Heather Willauer.  Il NRL ha sviluppato e dimostrato tecnologie per il recupero della CO2 e la produzione di H2 grazie alla realizzazione di una cella elettrochimica ad acidificazione, e la conversione di idrogeno e anidride carbonica in catene idrocarburiche che possono essere utilizzate a loro volta per produrre carburante. Questa cella utilizza piccole quantità di energia elettrica per scambiare ioni idrogeno prodotti all’anodo con gli ioni di sodio nel flusso dell’acqua di mare. Come risultato, l’acqua è acidificata: al catodo viene ridotta a gas idrogeno formando come sotto prodotto idrossido di sodio, mentre il biossido di carbonio viene estratto più facilmente.

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