Emissioni marittime: emendamento USA sui limiti imposti dall’IMO

Sembra essere stato respinto l’emendamento, presentato ieri dagli USA, a quanto stabilito dall’IMO in materia di emissioni marittime a partire dal 2020, in cui si chiedeva un periodo di applicazione transitorio per valutare l’impatto che queste misure avranno sul settore

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L’IMO punta ad abbattere le emissioni marittime e rendere più pulito il settore navale

 

(Rinnovabili.it) – Gli Stati Uniti stanno spingendo per far slittare quanto stabilito dall’International Maritime Organization (IMO), l’organismo marittimo delle Nazioni Unite, in materia di emissioni marittime e carburanti navali a partire dal 2020, una scadenza che si avvicina e che gli USA non sembrano pronti a recepire. Secondo le regole IMO concordate a fine 2016, infatti, le navi oceaniche dovranno bruciare combustibile con non più dello 0,5% di contenuto di zolfo entro la fine del decennio, abbassando il limite esistente del 3,5%. Proprio su questo punto, gli Stati Uniti chiedono un emendamento, puntando a una “fase di costruzione dell’esperienza”, un periodo cioè di applicazione transitorio per valutare l’impatto che avranno queste misure sul settore. La loro richiesta è stata ufficializzata ieri nel corso della riunione dell’IMO nella sua sede di Londra.

 

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Il tetto di zolfo è stato stabilito dall’IMO per abbattere le emissioni marittime e rendere più pulito il trasporto marittimo, sia riducendo l’inquinamento atmosferico e il particolato sia perché si prevede che faccia aumentare la domanda di combustibili a minor tenore di carbonio, compreso il gas naturale liquefatto (GNL). Tra le altre misure pensate per rispettare il limite dello 0,5% di zolfo, c’era anche la possibilità di installare degli scrubber, una specie di depuratore per filtrare lo zolfo, ma che però è un’opzione che non risolve il problema di cosa fare con lo zolfo una volta che è stato filtrato. Oltre al tetto di zolfo, l’IMO ha anche lanciato un impegno volontario per ridurre le emissioni di carbonio del 50% dalle spedizioni entro la metà del secolo, ma come decarbonizzare un settore che attualmente è responsabile del 3% delle emissioni globali e che già trasporta oltre l’80% del commercio mondiale rimane una prospettiva assai ardua. Per le navi più leggere, l’elettrificazione è considerata una prospettiva reale, ma la tecnologia attuale delle batterie è ancora troppo sottosviluppata per essere applicabile alle grandi navi. Anche l’idrogeno e i biocarburanti sono stati pubblicizzati come opzioni, ma entrambi presentano aspetti negativi come i costi e le questioni legate alla sostenibilità. Il gas naturale liquido (GNL) ha i suoi pro, tra cui il facile trasporto, e i contro, compreso l’alto contenuto di metano; i suoi sostenitori insistono sul fatto che le spedizioni dovrebbero utilizzarlo come soluzione a breve e medio termine per poi passare a bio-GNL a basse emissioni di carbonio nel lungo termine.

 

Ad ogni modo la richiesta avanzata dagli USA sembra essere stata respinta. Come riportato da Il Sole 24 Ore, l’analista Michelle Bockmann di ClipperData, che ha seguito i lavori di Londra, ha riferito che per ogni Paese a favore della proposta USA ce ne sono 4-5 contrari.

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