L’ultima possibilità per le auto a idrogeno

Se entro un paio di decenni non avranno conquistato una posizione stabile nel mercato, le auto a idrogeno non usciranno mai dalla nicchia attuale

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(Rinnovabili.it) – La finestra di opportunità per le auto a idrogeno di saltare nel mercato globale potrebbe essere sempre più piccola. Va colta subito, oppure sarà difficile che il momento buono si presenti nuovamente. Secondo uno studio di IHS Automotive, condotto dall’analista Ben Scott, la produzione di veicoli a celle a combustibile raggiungerà al 2027 le 70 mila unità vendute in tutto il mondo, rappresentando lo 0,1% del totale. Resta poco tempo per occupare una posizione stabile sul mercato, sfruttando alcuni vantaggi nei confronti delle auto elettriche a batteria. Le auto a idrogeno, infatti, godono di maggiore autonomia e tempi di rifornimento più brevi, molto più simili a quelli di un mezzo tradizionale.

Uno dei maggiori ostacoli che impediscono alle vetture fuel celle di sfondare è una presenza fortemente limitata di infrastrutture di ricarica. Oggi ci sono circa 100 stazioni per l’idrogeno pubbliche in tutto il mondo. Una delle sfide da superare risiede nel costo di installazione degli impianti, che supera spesso i 3 milioni di dollari, mentre una colonnina di ricarica per auto elettriche a batteria è infinitamente più conveniente.

 

L'ultima possibilità per le auto a idrogeno 2L’altro scoglio è quello della produzione: l’idrogeno utilizzato oggi nel settore industriale, ad esempio per muovere i carrelli elevatori, proviene principalmente da combustibili fossili come gas naturale e carbone. Mettere in piedi una produzione da fonti rinnovabili è molto più costoso.

La tecnologia delle batterie al litio sta migliorando di anno in anno, un fatto che mette sotto pressione il settore delle celle a combustibile. Se gli accumulatori per le auto elettriche abbassano abbastanza rapidamente i costi per chilowattora e in parallelo aumentano la densità di energia, per le auto a idrogeno saranno guai. Secondo l’analisi di IHS, resterebbero circa 20-25 anni per entrare stabilmente nel mercato, altrimenti non usciranno mai dalla nicchia in cui oggi sono relegati.

L’unico Paese a crederci ancora è il Giappone. Nel mese di marzo, il Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria ha fissato un obiettivo di 40 mila veicoli a idrogeno sulle sue strade entro il 2020 e di 160 stazioni di rifornimento, che oggi si fermano a 80.

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2 Commenti

  1. Come tutte le analisi è probabilmente un po’ di parte e propone una visione parziale delle cose. Il costo delle stazioni idrogeno sta già scendendo, grazie a produzioni modulari in serie (la più importante in Austria). Il costo delle colonnine andrebbe confrontato in termini di “prestazioni”. Una colonnina elettrica può rifornire 4/6 macchine al giorno mentre una singola pompa idrogeno può rifornire 60/100 vetture al giorno. Le colonnine di ricarica pongono problemi logistici non indifferenti (per una mobilità plug-in di massa si dovrebbero mettere colonnine dappertutto) e anche problemi di stabilità delle reti elettriche nazionali in caso di tensioni e correnti molto elevate. La mobilità fuel-cell non sarà in competizione con la tecnologia delle batterie. La mobilità elettrica del futuro sarà ibrida con la fuel-cell al posto del termico e le batterie per il recupero energetico e in alcuni casi il plug-in per le percorrenze brevi. Le infrastrutture non saranno solo in Giappone. Mezza Europa ha già pianificato centinaia di stazioni. Anche l’Italia ne avrà qualche decina entro il 2020.

  2. Le solite “armi di distrazione di massa”.Perchè investire in infrastrutture dedicate ad un mercato di nicchia qual è quello delle auto a idrogeno,quando,studi dell’Enea supportati da sperimentazioni sul campo,dimostrano ampiamente che,senza modificare l’attuale rete metanifera si potrebbe arricchire con una percentuale fino al 30% di idrogeno il metano (il famoso idrometano,di cui da anni vi è una stazione funzionante ad Assago in provincia di Milano).Questo aumenterebbe il rendimento del combustibile fino al 15%,con un abbassamento delle emissioni e facendo aumentare l’autonomia di marcia in alcuni casi in modo considerevole.Già oggi esistono sul mercato auto che possono percorrere 500km con un pieno di metano.Un aumento del 15% porterebbe l’autonomia a quasi 600km che è una soglia di tutto rispetto.Questo,associato alla diffusione di bombole in composito,che possono essere progettate per essere integrate ergonomicamente rispetto alla meccanica delle auto (vedi audi A4 gtron) in modo da migliorare ulteriormente consumi e prestazioni (anche in termini di guidabilità) potrebbe contribuire velocemente a sdoganare in maniera definitiva un tipo di mobilità sicuramente più sostenibile,in attesa dell’affermazione dell’elettrico.

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