The first and the last mile, la chiave per una mobilità urbana davvero sostenibile

Il crescente uso di scooter elettrici e di servizi di sharing mobility sta trasformando il modo in cui ci muoviamo nei centri urbani. Passeggiate, bicicletta e mezzi pubblici rimangono però il modo migliore per incentivare una mobilità davvero sostenibile a basse emissioni.

mobilità urbana
Foto di Laura Mulayka Enriello da Pixabay

Ben vengano auto e scooter elettrici condivisi, ma per una mobilità urbana davvero sostenibile bisogna puntare su biciclette e mezzi pubblici

(Rinnovabili.it) – Pubblicato sul sito internet ufficiale dell’European Environment Agency, il rapporto “The first and the last mile – the Key to sustainable urban transport” valuta l’impatto di biciclette, scooter elettrici, veicoli condivisi e altri mezzi di trasporto generalmente inseriti nel quadro della mobilità urbana. 

Con “tragitti dell’ultimo miglio” si fa riferimento alle brevi distanze percorse da o verso la fermata dei mezzi o la stazione ferroviaria. Se metropolitane e treni coprono spesso la parte principale del tragitto casa-lavoro, le poche centinaia di metri quotidianamente percorse da milioni di cittadini per raggiungere la fermata rappresentano infatti una parte essenziale della mobilità urbana. Sviluppare ed implementare servizi ad hoc utili a coprire i brevi tragitti significa pertanto migliorare la mobilità urbana e, con essa, anche la qualità di vita degli stessi cittadini (meno traffico e migliore qualità dell’aria). 

 

Le città – evidenzia il rapporto – possono fare molto per facilitare l’accesso ai sistemi di trasporto pubblico attraverso la progettazione di nuovi spazi urbani meglio collegati alle infrastrutture di trasporto. Ciò renderebbe più facile e piacevole la percorrenza – magari a piedi o in bicicletta – di quell’ultimo miglio. Come chiarito dalla relazione, camminare o andare in bicicletta rimangono i modi migliori per incentivare una mobilità davvero sostenibile e a  basse emissioni.

 

La “digitalizzazione della mobilità urbana” (intesa in questo caso come l’insieme di app e servizi web utili a prenotare, per esempio, uno scooter o un’automobile in sharing) rappresenta un ottimo sistema ma, avverte il rapporto, comunque non sufficiente a compensare le carenze spesso riscontrate nel trasporto pubblico cittadino. Non tutte le opzioni risultano infatti ugualmente ecologiche o davvero sostenibili. In riferimento alla cosiddetta sharing mobility, la relazione ne sottolinea per esempio l’impatto non sempre positivo sull’ambiente. In aggiunta alle emissioni derivanti dalla produzione ed al trasporto e riposizinamento per la ricarica (il più delle volte effettuato con camion diesel), gli scooter e le automobili “condivise” si dimostrano infatti responsabili del dirottamento di migliaia di cittadini verso una mobilità privata, che avrebbero in alternativa scelto di camminare o utilizzare i mezzi pubblici. Stesso discorso per le app come la Uber o Lyft che, pur contribuendo a ridurre le emissioni con mezzi elettrici, allontanano di fatto gli utenti dal trasporto pubblico. 

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L’aumento delle emissioni dei trasporti ostacola i progressi dell’UE verso gli obiettivi ambientali e climatici.
Il settore dei trasporti continua a fare molto affidamento sui combustibili fossili ed è responsabile di un quarto delle emissioni di gas serra in Europa. Il settore è anche una fonte significativa di inquinamento atmosferico, soprattutto di particolato (PM 10 e PM 2,5) e biossido di azoto (NO2), nonché la principale fonte di inquinamento acustico. L’analisi dell’AEA lascia poco spazio alle interpretazioni: dal 1990 al 2018 le emissioni riconducibili ai trasporti sono cresciute in meno di 30 anni del 29%. Di più: nel 2018, le emissioni medie di biossido di carbonio (CO2) delle nuove autovetture sono aumentate per il secondo anno consecutivo, raggiungendo 120,4 g di CO2 per chilometro. Vero, le auto a benzina stanno sorpassando i diesel e le elettriche crescendo di numero,  ma il consumo totale di gasolio continua ad aumentare.

Per assecondare le linee guida dettate dal Green Deal europeo e raggiungere quindi la neutralità climatica nell’UE, le emissioni urbane dovranno necessariamente ridursi del 90% entro il 2050. Per il momento, evidenzia il report, siamo ancora molto lontani dall’obbiettivo: molto spetta alle rinnovabili, la cui crescita, nel settore, non è ancora sufficiente. La quota di energia rinnovabile utilizzata per i trasporti nell’UE è passata infatti dal 7,4% del 2017 a solo l’8,1% nel 2018, segnando così numeri ben al di sotto al 10% fissato per il 2020.

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