Un emendamento al DDL Stabilità salverà i veicoli a fine vita?

A causa dell’export illegale, 2,5 veicoli a fine vita sono finiti all’estero in 4 anni. Con grave danno per l’industria siderurgica e del riciclo

Un emendamento al DDL Stabilità salverà i veicoli a fine vita

 

(Rinnovabili.it) – La radiazione dei veicoli a fine vita per esportazione deve avere come unica finalità la reimmatricolazione per l’effettiva circolazione del veicolo all’estero. Lo stabilisce un emendamento all’articolo 50 del DDL Stabilità, presentato dal senatore Stefano Vaccari dopo la denuncia di ADA, e AIRA, le associazioni di demolitori e riciclatori di auto che fanno parte di FISE UNIRE, l’Unione nazionale delle imprese di recupero.

Il testo correttivo inserito nel DDL prevede l’impegno del governo a «contrastare l’elusione della tassa automobilistica prevedendo la reimmatricolazione quale condizione obbligatoria affinché un veicolo venga cancellato dal Pubblico Registro Automobilistico prima di essere esportato».

 

Un emendamento al DDL Stabilità salverà i veicoli a fine vita 2

 

Negli ultimi quattro anni, infatti, le associazioni hanno registrato il costante calo del numero di veicoli avviati a demolizione. Al contrario, si verificava una crescita sospetta dei veicoli radiati per esportazione. Negli ultimi 4 anni, questa quota ha superato i 2,5 milioni. Parte di questo commercio, secondo ADA e AIRA, potrebbe essere alimentata da pratiche illegali, tanto più che attualmente «non esistono controlli efficaci sull’effettiva esportazione del veicolo». Una volta radiati per esportazione, si perde ogni traccia dei veicoli a fine vita, e aumentano le possibilità di elusione della normativa fiscale e di responsabilità civile. Ma c’è di peggio: le associazioni denunciano che «sempre più spesso il veicolo radiato per esportazione e reimmatricolato in un Paese estero, di fatto, continua a circolare nel territorio dello Stato italiano, con targa straniera, eludendo il pagamento della tassa automobilistica e gli oneri e spese connessi».

Altre volte, queste auto «vengono cannibalizzate dei pezzi di ricambio, abbandonate in aree pubbliche o in aree non idonee, con possibile danno per l’ambiente».

Il danno è anche economico, dato che riciclatori e demolitori sono alla canna del gas per colpa del crollo dei prezzi della materia prima derivante dal riciclo dell’auto. Un problema che si porta dietro il possibile fallimento dei target europei fissati per il 2015 e mette in crisi l’industria siderurgica, costretta ad importare materie prime in quantità superiori.

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