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Green City, la città del futuro è una sfida possibile

Si è tenuto ieri nella cornice del Salone Internazionale dell’Industrializzazione Edilizia di Bologna il convegno organizzato da Rinnovabili.it e da Ises Italia “Green City, una sfida possibile”, con l’obiettivo di analizzare nodi critici e possibili soluzioni per rinnovare in chiave sostenibile il volto degli edifici e degli insediamenti urbani del futuro

(Rinnovabili.it) – Spazi urbani energeticamente autosufficienti ed efficienti, in cui edifici e mezzi di trasporto saranno progettati per avere consumi ridottissimi e un minor impatto sull’ambiente naturale. Insediamenti urbani che dovranno essere riqualificati per trasformarsi, alla data del 2020, in “nearly zero energy buildings”. Prospettive di una vera e propria “rivoluzione verde” che sono state al centro del Convegno *Green City, una sfida possibile* organizzato ieri da Rinnovabili.it e da Ises Italia nell’ambito del “SAIE”:http://www.rinnovabili.it/saie-2010-4-giorni-per-guardare-nel-futuro-delledilizia-403357, il Salone Internazionale dell’Industrializzazione Edilizia di Bologna. Un tavolo di confronto a cui hanno preso parte il mondo dell’imprenditoria ma anche quello delle istituzioni pubbliche e politiche, con un unico grande obiettivo: tracciare i contorni della città del futuro, della sua fisionomia energetica e degli standard di sostenibilità e vivibilità urbana.
Un quadro di analisi che ha visto interventi su piani differenti, dal ruolo della politica nelle strategie di sostenibilità urbana, con l’intervento di *Antonio Vizzaccaro* che ha ricordato la parte svolta dalla Commissione Ambiente della Camera nel processo di trasformazione della qualità ambientale delle città italiane, alle nuove frontiere degli edifici e delle città “intelligenti”, passando per l’analisi del ruolo strategico degli incentivi e dei sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili anche su scala urbana. Interventi che sono partiti da una unica grande considerazione di fondo: più di un terzo dei consumi energetici del nostro Paese è associato al settore civile e quindi è legato ai nostri insediamenti urbani. Di questo amministratori, progettisti ma soprattutto utenti finali e cittadini dovranno essere coscienti per consentire anche al nostro Paese di vincere la sfida della realizzazione di città a impatto zero, lasciandosi alle spalle modelli energivori di metropoli che hanno già dimostrato tutti i loro limiti. Città che, come ha ricordato ieri il consigliere di Ises Italia *Paolo Tabarelli de Fatis*, in molti casi assorbono più del 50% dell’energia disponibile, un dato che rende indispensabile dotarsi di nuovi strumenti per diminuire i consumi urbani. Strumenti, che come ricordava lo stesso consigliere Ises sono stati applicati con successo in città come Amburgo e Stoccolma e che, ad esempio nel caso di Roma, hanno guidato l’elaborazione del Masterplan con il quale Jeremy Rifkin vorrebbe rivoluzionare in chiave sostenibile il profilo della città eterna.
Una riflessione che non poteva non passare anche attraverso la lente del risparmio, quello energetico ed economico, volano di un comparto che sta crescendo notevolmente in Italia e che sta portando sempre più cittadini ad adottare uno stile di consumo più critico, con piccoli ma importanti passi in avanti nelle scelte degli acquisti e una maggiore consapevolezza del valore aggiunto delle certificazioni energetiche. Una consapevolezza che dovrà essere maggiormente rafforzata anche per “comunicare l’efficienza” e far sì che le “Green City” del futuro siano innanzitutto luoghi in cui il primo elemento ad essere rinnovato sia la cultura dell’abitare, del vivere e del consumare. Una sfida che dovrà portare amministratori, cittadini e mondo delle imprese a ripensare il modello d’intervento, spostando l’attenzione dalle performance energetiche dei singoli edifici alle prestazioni degli interi insediamenti urbani per ridisegnare un nuovo standard qualitativo che garantisca alte prestazioni energetiche e un complesso di condizioni di sostenibilità urbana per il cittadino. Un rinnovamento necessario e urgente di cui, nel convegno di ieri, sono stati analizzati tutti i possibili “ingredienti”.

Un “ritratto” di come potranno essere tra qualche anno le nostre città, le “Smart City”, lo ha fornito, nel corso dell’incontro di ieri, *Sonia Sandei* che, per conto di Enel Green Power, ha analizzato proprio alcuni degli ingredienti della città futura, come le smart grid e gli smart building. Un intervento in cui sono state delineate le nuove sfide con cui l’Unione Europea ha avviato il progetto Smart City, i cui maggiori obiettivi sono la creazione delle condizioni per attivare il mercato di massa verso l’adozione di tecnologie di efficienza energetica per edifici, reti energetiche e sistemi di trasporto a basse emissioni di carbonio. Ne consegue una possibile riduzione del 40% delle emissioni di gas ad effetto serra. Bisogna quindi varare in fretta una nuova strategia che punti dritto verso una distribuzione ed uno uso più razionale dell’energia entro la data strategica del 2020. Sandei ha poi ricordato lo specifico contributo che Enel sta fornendo alla realizzazione del “progetto città” con i rilevanti investimenti, ad esempio, nel campo dell’efficienza energetica, dei contatori intelligenti oltre che nel comparto della mobilità elettrica e dell’illuminazione pubblica, cooperando al realizzamento di una città che non sarà, quindi, solo “intelligente” ma che potrà essere anche economicamente sostenibile.

Un’analisi, quella sui benefici economici dell’utilizzo di nuovi strumenti, tecnologie e sistemi, che non è sfuggita a *Luca Benedetti*, responsabile unità studi del GSE, che ha dettagliatamente analizzato il ruolo degli incentivi economici nelle strategie di sostenibilità urbana, con un focus, in particolare sull’incentivazione delle fonti rinnovabili nel settore elettrico. Benedetti ha quindi fotografato la situazione italiana con particolare riferimento al mercato dei certificati verdi, alle tariffe onnicomprensive e alle nuove previsioni del Conto Energia. Proprio citando le tariffe del nuovo Conto Energia Benedetti ha ricordato come tra le novità più importanti e significative apportate al nuovo regime di incentivazioni per l’utente finale ci sia stata l’introduzione di ulteriori premi per le caratteristiche innovative del fotovoltaico integrato e per l’istallazione di impianti solari a concentrazione, due tecnologie molto interessanti per le possibili utilizzazioni all’interno dei contesti urbani. Il responsabile unità studi del GSE è poi passato ad analizzare nel dettaglio anche la produzione lorda di energia elettrica da FER in Italia, dal 2000 al 2009, ricordando gli obiettivi intermedi che l’Italia dovrà realizzare in vista del raggiungimento del target del 17% di produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2020.

L’analisi del convegno che si è tenuto nella cornice della 46esima edizione del Saie si è poi allargata anche all’approvvigionamento energetico delle città del futuro in chiave sostenibile. Energia rinnovabile che potrebbe arrivare, ad esempio, direttamente dal calore della terra. Proprio sulle possibili applicazioni degli impianti geotermici su scala urbana si è concentrata l’analisi di *Giancalo Passaleva*, presidente dell’Unione Geotermica Italiana. Passaleva, ricordando che purtroppo ancora in Italia il calore della terra è una fonte energetica poco sfruttata per usi civili nonostante l’enorme potenziale, ha sottolineato come esita nel sottosuolo italiano, una enorme riserva di calore che può essere direttamente utilizzato per molte applicazioni. Il presidente dell’Unione Geotermica Italiana, tracciando un’approfondita panoramica della disponibilità di questa fonte su tutto il territorio nazionale, ha richiamato l’attenzione proprio sulle grandi potenzialità di questa tecnologia in edilizia sia nei confronti delle esigenze elettriche che di quelle termiche. Una fonte rinnovabile che, dal punto di vista economico, al valore attuale dei combustibili (gas o gasolio), consente il rientro del maggior investimento di impianto, rispetto ad un impianto tradizionale a caldaia, entro 5 – 8 anni, garantendo successivamente un risparmio netto pari al costo annuo del combustibile necessario per alimentare la stessa caldaia e, se l’impianto di distribuzione interno lo consente, si può ottenere a basso costo anche il condizionamento estivo.
Una fonte energetica, quella geotermica, che nei prossimi anni potrà essere sfruttata con sempre maggiore interesse come già oggi accade per un’altra fonte nobile: il sole. E proprio delle nuove frontiere dell’integrazione solare in edilizia si è invece occupato l’amministratore delegato di Tegola Canadese, *Fulvio Cappelli* che, partendo da una rassegna dei pericoli generati dall’uso poco attento del fotovoltaico sul territorio, è passato ad analizzare l’impatto architettonico delle attuali installazioni di impianti fotovoltaici, sia sui tetti che a terra, con riferimento anche alle indicazioni dettate dal nuovo Conto Energia 2011-2013. Cappelli ha anche passato in rassegna le nuove frontiere dell’integrazione degli impianti fotovoltaici sugli edifici, e gli sforzi per individuare una nuova estetica che coinvolga e usi il fotovoltaico non solo come fonte di energia elettrica. Rimanendo sempre nel comparto fotovoltaico altro intervento di grande rilievo, durante l’incontro di ieri, è stato quello dell’amministratore delegato di Schuco Italia, *Roberto Brovazzo* che ha illustrato le nuove potenzialità del nuovo prodotto a film sottile con il quale possono essere realizzate facciate continue, trasparenti e finestrature che sfruttano meglio l’irraggiamento solare e che, oltre a essere realizzate in grandi formati, possono anche essere decorate e colorate per integrarsi perfettamente nel contesto urbano. Un prodotto che fa subito pensare come “la pelle” dell’edificio non sia più da considerare solo come una tamponatura ma un elemento “energeticamente attivo” che rappresenta un ottimo investimento per il futuro. Un futuro in cui l’a.d. di Schuco Italia vede la “ristrutturazione energetica” degli edifici esistenti come la principale opportunità di sviluppo di questi sistemi nelle nostre città.

Ma la vera sfida delle “Green City” del futuro non si giocherà solo nell’uso di energie prodotte da fonti rinnovabili ma soprattutto su un loro uso consapevole e razionale. E quando si fa riferimento alla razionalizzazione dei consumi non si può non pensare a uno dei settori, come l’illuminazione pubblica, che per molti anni, ha fatto dello spreco la sua voce di maggiore costo. Su questo e sui sistemi che invece sempre di più le pubbliche amministrazioni adottano per ridurre l’impatto dell’illuminazione nelle voci dei bilanci economici ed ambientali si è concentrato *Davide Zanzi*, responsabile marketing domotica e terziario di BTicino. Zanzi ha ricordato innanzitutto i vincoli disposti in ambito comunitario facendo riferimento al via libera dato dalla Commissione Europea, ad “un piano d’azione che prevede obiettivi ambiziosi da perseguirsi entro il 2020 e in particolare la riduzione del 20% dei consumi energetici e delle emissioni di gas ad effetto serra”. Un piano supportato dalla successiva emanazione di una direttiva che ha come obiettivo la promozione e il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici. Zanzi ha poi ricordato che “gli eccessivi consumi di energia e gli elevati costi di gestione possono essere razionalizzati grazie all’introduzione di un sistema intelligente per la gestione efficiente dell’illuminazione, Lighting Management, i cui principali benefici sono ad esempio la riduzione dei consumi energetici (fino al 75% secondo UNI EN 15193), la riduzione dei costi operativi (con tempi di ritorno economico compresi tra 6 mesi e 5 anni), la maggiore sostenibilità ambientale ma anche il rispetto delle direttive”.
Un’analisi che, dopo aver preso in considerazione molti degli elementi fondamentali per la realizzazione di un nuovo modello di pianificazione e progettazione urbana, è stata completata anche dal quadro fornito da *Mario Zoccatelli*, Presidente di GBC Italia che ha ricordato il grande valore e il ruolo sempre più strategico che stanno assumendo, anche nel nostro Paese, la certificazione energetica e la certificazione ambientale, due elementi che costituiranno la vera carta d’identità dei green building.
Un futuro che porterà tutti, decisori politici, amministratori e cittadini, come ha ricordato il direttore di Rinnovabili.it *Mauro Spagnolo*, ad avere sempre più consapevolezza delle problematiche energetiche nell’edilizia. Una consapevolezza crescente che rappresenta una delle più importanti conquiste dalle società industrializzate. “Solo attraverso un’attenta progettazione sostenibile che riguardi metodiche, sistemi, tecnologie e materiali – ha ricordato Spagnolo – si potranno raggiungere risultati soddisfacenti”. Ma se la rotta sembra essere stata tracciata ora saranno proprio decisori politici, aziende e cittadini a doversi impegnare per rendere possibile vincere la sfida di far diventare “green”, e realmente sostenibili, anche le nostre città del futuro. (di Lavinia Carli)

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Rinnovabili • filiere delle rinnovabili

Decreto FERX, gli stakeholder chiedono più chiarezza e trasparenza

Il Ministero dell'Ambiente pubblica gli esiti della consultazione pubblica sul Decreto Ministeriale FER X, chiusa lo scorso settembre. Dai 46 soggetti partecipanti emerge l'esigenza di conoscere per tempo tutte le informazioni utili alla programmazione degli investimenti nelle rinnovabili. Chiesti chiarimenti sul processo autorizzativo e sulle tempistiche

decreto ferx
Foto di Rabih Shasha su Unsplash

Decreto FERX, nuovi spunti di riflessione

Servono maggiori informazioni sui coefficienti sul prezzo d’aggiudicazione, sui criteri di priorità, sulla documentazione per l’accesso al meccanismo e sulle tipologie di interventi ammessi. In particolare quando si tratta di progetti di “rifacimento” e “potenziamento”. Queste alcune delle principali richieste emerse dalla consultazione pubblica sul Decreto FERX. La scorsa estate il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica aveva pubblicato lo schema del provvedimento per una raccolta di pareri da parte degli stakeholder, con l’obiettivo di condividerne le logiche. Oggi il MASE rende noti gli esiti di tale consultazione puntando i riflettori sugli spunti e le richieste emerse da parte dei 46 soggetti partecipanti. 

Gli esiti della consultazione pubblica

Ricordiamo che il Decreto FERX nasce con lo scopo di definire un meccanismo di supporto espressamente dedicato ad impianti a fonti rinnovabili con costi di generazione vicini alla competitività. Come? Tramite contratti CfD a valere sull’energia elettrica prodotta dagli impianti. Con un accesso diretto per quelli di taglia inferiore al MW, e tramite aste al ribasso per quelli di taglia uguale o superiore al MW. Ed è proprio su queste due modalità che arrivano le prime considerazioni.

Per la maggior parte dei soggetti che hanno risposto alla consultazione, il contingente di 5 GW per gli impianti FER ad accesso diretto non sarebbe sufficiente, soprattutto vista la grande attenzione che stanno ricevendo al livello di investimento i sistemi di piccola taglia.

Per quanto riguarda l’accesso tramite asta, invece, il parere generale condivide i contingenti individuati, che secondo l’ultima bozza pubblicata oggi sarebbero: per il fotovoltaico 45 GW; per l’eolico di 16,5 GW; per l’idroelettrico di 630 MW; per i gas residuati 20 MW. “Tuttavia – si legge nel documento del MASE – congiuntamente alla risposta positiva sono state proposte diverse modifiche (aumento di uno specifico contingente, creazione di nuovo contingente, meccanismi di riallocazione della potenza non assegnata, ridefinizione dei contingenti al fine di favorire lo sviluppo dei PPA, etc.)”. Tra gli spunti emersi c’è la proposta di contingenti separati tra il fotovoltaico a terra e sul tetto.

Proposti nuovi requisiti di accesso e tempistiche

In tema requisiti d’accesso, alcuni soggetti chiedono l’incremento della soglia di potenza per l’accesso diretto, l’aggiunta dei criteri ESG, la reintroduzione del requisito specifico che attesti la capacità finanziaria ed economica di chi partecipa al meccanismo del Decreto FERX.

Con riferimento ai tempi massimi individuati per la realizzazione degli interventi, la consultazione ha evidenziato un forte distaccamento con le aspettative degli operatori. Per quanto detto diversi soggetti propongono per una o più fonti l’innalzamento dei tempi previsti, chiedendo di tenere in considerazione parametri quali, la potenza e/o la tipologia d’intervento, l’ottenimento dei titoli autorizzativi, i tempi di realizzazione della connessione e quelli dovuti agli approvvigionamenti, che sottolineano, potrebbero oltretutto determinare un aumento dei costi, visto anche i meccanismi incentivanti”, si legge ancora nel documento.

Per i tempi di comunicazione della data d’entrata in esercizio dell’impianto, emerge nel complesso l’esigenza di un prolungamento, aggiungendo da più 60 giorni a 12 mesi. Viene anche evidenziata una certa contrarietà all’obbligo per gli operatori di impianti rinnovabili non programmabili che stipula un contratto CfD ad abilitarsi alla fornitura dei servizi di dispacciamento.

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Rinnovabili • batteria ibrida al sodio

Dalla Corea la batteria ibrida al sodio che si ricarica in pochi secondi

Un gruppo di scienziati del KAIST ha sviluppato una batteria a ioni di sodio ad alta energia, ad alta potenza e di lunga durata

batteria ibrida al sodio
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Quando le batteria a ioni sodio incontrato i supercondensatori a ioni sodio

Arriva dalla Corea del Sud la prima batteria ibrida al sodio in grado di battere la tecnologia a ioni di litio a mani basse. Con ottime prestazioni lato di capacità di accumulo, potenza, velocità di carica e durata, come dimostra l’articolo pubblicato sulla rivista scientifica Energy Storage Materials (testo in inglese).

Nel 2020 le batterie a ioni sodio (Na+) hanno raggiunto prestazioni comparabili a quelle degli ioni di litio in termini di capacità e durata del ciclo in condizioni di laboratorio. Da allora il segmento ha continuato a macinare grandi progressi, spinto dall’esigenza globale di trovare una tecnologia di accumulo più economica delle ricaricabili al litio e meno dipendente dalle attuali catene di approvvigionamento dei materiali critici. L’ultimo grande risultato nel campo è quello segnato da un gruppo di scienziati del KAIST, il Korea Advanced Institute of Science and Technology.

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Il team guidato dal professor Jeung Ku Kang del Dipartimento di Scienza e Ingegneria dei Materiali ha messo a punto una batteria ibrida agli ioni di sodio dalle prestazioni eccellenti e in grado di ricaricarsi in pochi secondi. Il segreto? Un’architettura che integra materiali anodici propri delle batterie con catodi adatti ai supercondensatori.

Batteria ibrida al sodio, prestazioni record

In realtà non si tratta di un approccio nuovo. Gli stoccaggi ibridi con Na+ sono emersi negli ultimi anni come una promettente applicazione nel campo dell’energy storage in grado di superare i punti deboli degli accumulatori a ioni di sodio più conosciuti.

Tradizionalmente questo metallo è usato e studiato in due tipi di dispositivi di stoccaggio: batterie e condensatori. Le prime, come spiegato poc’anzi, forniscono oggi una densità di energia relativamente elevata ma sono caratterizzate da una lenta cinetica di ossidoriduzione, che si traduce in una bassa densità di potenza e una scarsa ricaricabilità. I secondi invece hanno un’elevata densità di potenza dovuta all’accumulo di carica tramite rapido adsorbimento di ioni superficiali, ma una densità di energia estremamente bassa.

Tuttavia unire le due tecnologie impiegando catodi di tipo condensatore e degli anodi di tipo batteria, non ha dato subito i risultati sperati. La causa è da ricercare soprattutto nello squilibrio cinetico tra i due tipi di elettrodi.

Nuovi materiali per catodo e anodo

Per arginare il problema il team sudcoreano ha utilizzato sviluppato un nuovo materiale anodico con cinetica migliorata attraverso l’inclusione di materiali attivi fini nel carbonio poroso derivato da strutture metallo-organiche. Inoltre, ha sintetizzato un materiale catodico ad alta capacità e la combinazione dei due ha consentito lo sviluppo di un sistema di accumulo di ioni sodio che ottimizza l’equilibrio e riduce al minimo le disparità nei tassi di accumulo di energia tra gli elettrodi.

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La cella completamente assemblata supera per densità di energia le batterie commerciali agli ioni di litio e presenta le caratteristiche della densità di potenza dei supercondensatori. Nel dettaglio la batteria ibrida al sodio si ricarica rapidamente e raggiunge una densità di energia di 247 Wh/kg e una densità di potenza di 34.748 W/kg. Inoltre gli scienziati hanno registrato una stabilità del ciclo con efficienza Coulombica pari a circa il 100% su 5000 cicli di carica-scarica.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

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L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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