Rinnovabili • Rinnovabili - Inform - Act - Share Background

TraVerS: migliore viabilità ed emissioni ridotte

Gli strumenti di analisi avanzata per la mobilità sostenibile in un progetto sviluppato dall’Istituto di Analisi dei Sistemi ed Informatica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IASI-CNR) in collaborazione con la University of Texas di Dallas

I problemi legati alla mobilità degli individui sul territorio acquisiscono un peso sempre crescente in tutte le economie, senza distinzione tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. La pianificazione delle infrastrutture, l’orientamento della scelta modale degli utenti, la pianificazione dei servizi di trasporto, la progettazione di veicoli a bassa emissione, il controllo e la regolazione del traffico, sono solo i principali fattori che, congiuntamente, contribuiscono a determinare l’efficienza di un sistema di mobilità. Nel perseguire la mobilità sostenibile – obiettivo che riceve ormai una alta priorità a tutti i livelli di decision making – il costo e la difficoltà degli interventi variano, anche significativamente, a seconda del livello che si considera. Ad esempio, le infrastrutture di trasporto o il parco circolante risultano elementi sui cui l’intervento è oneroso ed ha un orizzonte temporale esteso; diversamente, i sistemi di pianificazione, gestione e controllo del traffico possono essere impiegati per miglioramenti di efficienza significativi con un costo di intervento relativamente contenuto.
I sistemi di mobilità sono tuttavia caratterizzati da un elevato grado di complessità, che complica l’identificazione di misure effettivamente migliorative. Per incrementare l’efficienza del loro funzionamento è quindi necessario ricorrere a strumenti sofisticati, che siano in grado di integrare l’esperienza degli esperti con le osservazioni sul campo, e di valutare velocemente un grandissimo numero di soluzioni alternative prima di proporre una soluzione ideale ad uno specifico problema. Ad esempio, la scelta di un percorso per un mezzo di trasporto pubblico, il posizionamento e la regolazione di un semaforo in una rete urbana, l’apertura di una nuova strada, sono decisioni difficili se si tengono in conto le numerose variabili che interagiscono con la scelta da prendere ed i diversi interessi che si devono osservare.
In questi casi sono disponibili diversi strumenti di supporto alle decisioni che consentono di dominare, almeno in parte, la complessità dei problemi. Tra questi i più efficaci risultano essere quelli che si basano su una modellazione dei fenomeni reali attraverso una descrizione formale, comunemente chiamata modello, tramite lo studio del quale si possono inferire conclusioni sull’effetto delle decisioni da prendere. Ovviamente, maggiore sarà la precisione con la quale il modello rappresenta la realtà, maggiore sarà la qualità delle conclusioni che se ne trarranno. L’impiego di un modello sufficientemente fedele consente inoltre di adottare strumenti di simulazione per misurare gli effetti di scelte che sarebbe altrimenti oneroso valutare sul campo.
Un altro elemento caratterizzante degli strumenti decisionali è la capacità di incorporare la conoscenza di esperti e di saper interagire con l’utente in modo semplice. È il caso dei cosiddetti sistemi esperti, ovvero sistemi che contengono un corpo di conoscenza espresso in un linguaggio formale e sono in grado di elaborarlo e di prendere decisioni in base a tale conoscenza.
Nel campo della mobilità sostenibile, le applicazioni di sistemi di supporto decisionali, simulazione, sistemi esperti, sono diversi, e di diversa natura, e si può immaginare che il loro impiego continuerà a crescere insieme alla domanda di sostenibilità ed all’aumentare della complessità dei sistemi che si desidera mettere in efficienza.

h4. Come funziona il progetto TraVerS

Un caso applicativo, molto rappresentativo di queste metodologie avanzate di supporto decisionale applicate alla mobilità, è il progetto TraVerS per il controllo semaforico tramite programmazione logica, sviluppato dall’Istituto di Analisi dei Sistemi ed Informatica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IASI-CNR) in collaborazione con la University of Texas di Dallas. In questo progetto è stato sviluppato un sistema completo per la progettazione e la verifica sperimentale di un metodo innovativo di regolazione dei semafori in una rete urbana. L’impatto di questo tipo di sistemi sulla mobilità sostenibile può essere messo in relazione a due fattori principali: la riduzione delle emissioni e dei consumi, dovuto al minor numero di arresti al semaforo ed al minor tempo di attraversamento della rete, e la riduzione dello stress degli utenti della strada legata ad un comportamento più razionale ed amichevole del semaforo stesso.
Questo sistema sintetizza la regolazione dei semafori in un insieme di regole logiche che incorporano la conoscenza degli esperti di traffico e che vengono attivate in relazione allo stato del traffico nella prossimità delle intersezioni, letto da un insieme di sensori posizionati ad una certa distanza dai semafori. La particolarità di questo approccio risiede nel fatto che le regole, espresse in modo semplice e diretto, possono essere adattate alle singole intersezioni; un avanzato sistema di programmazione logica, basato su algoritmi sofisticati, consente poi di analizzare un vasto insieme di regole e di trarne la migliore decisione in pochi centesimi di secondo.
Questo approccio alla regolazione semaforica rientra tra quelli indicati come traffic actuated, ovvero attuati dal traffico, in quanto la strategia di regolazione viene adeguata alle condizioni del traffico, on-line. Tali sistemi si contrappongono ai più tradizionali sistemi piani predefiniti, nei quali i tempi di verde e rosso per ciascun impianto sono stabiliti off-line una volta per tutte. I sistemi attuati dal traffico sono anche noti in letteratura come sistemi a controllo adattativo o con feedback. Il tema può essere trattato dal punto di vista della teoria dei sistemi di controllo, che distingue tra sistemi con feedback o “a catena chiusa”, e sistemi senza feedback o a “a catena aperta”. I sistemi con feedback sono senz’altro più complessi e costosi dei sistemi senza feedback, per due ragioni fondamentali; la prima, è la necessità di rilevare i volumi di traffico in tempo reale ed in modo affidabile; la seconda, la necessità di elaborare un maggior numero di informazioni in tempo reale. Nei sistemi con feedback è inoltre necessario garantire la stabilità della azione di controllo, al fine di evitare azioni che possano provocare congestioni anche in condizioni di traffico non critiche.
*Figura 1*: _Schema di intersezione_

Per descrivere brevemente il sistema di controllo, consideriamo l’intersezione riportata in Figura 1, regolata da un impianto semaforico che prevede 8 diverse fasi, riportate in Figura 2 (per fase si intende una combinazione ammissibile di luci rosse e verdi).
La strategia di controllo è composta da un insieme di regole logiche che regolano la transizione tra le fasi. Le regole possono essere assimilate al comportamento di una sorta di vigile saggio, che controlla in continuazione la situazione del traffico e decide se prolungare o accorciare, entro i limiti delle regole di sicurezza stradale, la fase semaforica corrente. Rispetto al vigile reale, il sistema automatico può beneficiare di una visibilità più estesa, scambiandosi in tempo reale informazioni sullo stato del traffico con le intersezioni limitrofe. Ad esempio, una semplice regola dettata dal buon senso prevede che, se vi sono molte autovetture in attesa che scatti il verde mentre non vi sono veicoli che potrebbero passare con il verde corrente, il sistema possa interrompere la fase anche se il suo tempo regolamentare non è ancora esaurito, per passare alla successiva. Una regola appena più elaborata prevede invece che, qualora allo scadere del tempo di una fase, un plotone di veicoli sia in arrivo sul verde corrente, si possa estendere di pochi secondi il verde per evitare che questi attendano tutto il rosso della fase successiva.

*Figura 2*: _Le 8 fasi dell’impianto semaforico_
Regole di questo tipo possono essere formalizzate in modo molto semplice ed intuitivo una volta che lo stato del traffico e le decisioni da prendere siano state tradotte in un insieme di variabili logiche, ovvero variabili che possono assumere il valore di vero o falso.
Le regole descritte sono solo due esempi molto banali delle possibili condizioni di transizione delle fasi. Il sistema completo sarà composto da un numero elevato di regole per ognuna delle transizioni, rendendo l’elaborazione del sistema complessivo di regole impossibile da gestire in tempo reale senza l’ausilio di un sistema di calcolo molto veloce ed efficiente, appunto come quello impiegato nel software adottato per il progetto TraVerS.
Come anticipato, le regole di transizione possono essere adattate ad ogni intersezione e possono incorporare la conoscenza di contesto specifica. Uno strumento di questo tipo richiede quindi una fase accurata di progettazione e di sperimentazione delle strategie di regolazione prima di poter essere applicato sul campo. L’inserimento di nuove regole in un sistema già operativo, ad esempio, richiede di verificarne sperimentalmente l’effetto e la interazione con le altre regole. A tale scopo il sistema di regolazione, tramite regole logiche, è stato integrato in un sistema di microsimulazione del traffico, che riproduce graficamente su una intersezione virtuale i singoli veicoli e implementa la strategia di controllo, verificandone gli effetti tramite opportune misure (lunghezza delle code, tempo di attesa, emissioni stimate). Il sistema di microsimulazione diventa così uno strumento fondamentale per la progettazione del sistema di controllo, che può essere ritagliato sulle esigenza della singola intersezione con regole ad hoc. Una sessione esemplificativa di sperimentazione di una rete di 6 intersezione disposte su una griglia è riprodotta nella Figura 3.

*Figura 3*: _Sperimentazione di una rete a griglia 2x3_

Il sistema descritto, oltre ad essere applicato a diverse intersezioni e reti sperimentali, è stato impiegato per il controllo semaforico di una intersezione nel comune di Afragola (NA), nell’ambito del progetto ATENA del comune di Napoli. Il sistema è stato messo in opera e verificato tramite diverse tecniche, ed in particolare è stato confrontato con un sistema commerciale di regolazione attuata in tempo reale. I due metodi sono stati comparati anche usando una probe car dotata di misuratore di emissioni e rilevatore GPS che ha percorso ripetutamente l’intersezione misurando emissioni, numero di arresti e tempo di viaggio mentre i due sistemi di controllo erano in funzione. I risultati della applicazione del sistema di regolazione basato su controllo logico hanno mostrato che questo consente di ottenere, in media, risparmi considerevoli nel numero di arresti dei veicoli (-20%), nel tempo complessivo di attraversamento della intersezione (-14%) , nel consumo di carburante (-6%) e nella emissione di agenti inquinanti (-10%). E’ da mettere in evidenza che il sistema di sviluppo tramite microsimulazione ha consentito di mettere a punto in tempi molto brevi le regole che compongono la strategia di controllo e di testarne il funzionamento prima di metterle effettivamente su strada. La possibilità di definire una strategia ritagliata sulle esigenza della intersezione ha generato i notevoli risparmi rispetto ai sistemi commerciali. Ulteriori informazioni sul progetto sono disponibili su “http://www.iasi.cnr.it/~travers/”:http://www.iasi.cnr.it/~travers/.
L’impiego di sofisticati strumenti di programmazione logica per il controllo del traffico è solo un esempio delle potenzialità di queste tecniche per la progettazione assistita in diversi contesti in cui l’efficienza e la sostenibilità sono un obiettivo primario. Un altro caso tipico è quello in cui si deve integrare in maniera ottimale le specifiche di progetto con un corpus normativo; un sistema esperto basato su regole logiche – in grado di rappresentare naturalmente norme, regolamenti e caratteristiche funzionali – può costituire un ausilio prezioso per il progettista.

About Author / La Redazione

Rinnovabili • filiere delle rinnovabili

Decreto FERX, gli stakeholder chiedono più chiarezza e trasparenza

Il Ministero dell'Ambiente pubblica gli esiti della consultazione pubblica sul Decreto Ministeriale FER X, chiusa lo scorso settembre. Dai 46 soggetti partecipanti emerge l'esigenza di conoscere per tempo tutte le informazioni utili alla programmazione degli investimenti nelle rinnovabili. Chiesti chiarimenti sul processo autorizzativo e sulle tempistiche

decreto ferx
Foto di Rabih Shasha su Unsplash

Decreto FERX, nuovi spunti di riflessione

Servono maggiori informazioni sui coefficienti sul prezzo d’aggiudicazione, sui criteri di priorità, sulla documentazione per l’accesso al meccanismo e sulle tipologie di interventi ammessi. In particolare quando si tratta di progetti di “rifacimento” e “potenziamento”. Queste alcune delle principali richieste emerse dalla consultazione pubblica sul Decreto FERX. La scorsa estate il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica aveva pubblicato lo schema del provvedimento per una raccolta di pareri da parte degli stakeholder, con l’obiettivo di condividerne le logiche. Oggi il MASE rende noti gli esiti di tale consultazione puntando i riflettori sugli spunti e le richieste emerse da parte dei 46 soggetti partecipanti. 

Gli esiti della consultazione pubblica

Ricordiamo che il Decreto FERX nasce con lo scopo di definire un meccanismo di supporto espressamente dedicato ad impianti a fonti rinnovabili con costi di generazione vicini alla competitività. Come? Tramite contratti CfD a valere sull’energia elettrica prodotta dagli impianti. Con un accesso diretto per quelli di taglia inferiore al MW, e tramite aste al ribasso per quelli di taglia uguale o superiore al MW. Ed è proprio su queste due modalità che arrivano le prime considerazioni.

Per la maggior parte dei soggetti che hanno risposto alla consultazione, il contingente di 5 GW per gli impianti FER ad accesso diretto non sarebbe sufficiente, soprattutto vista la grande attenzione che stanno ricevendo al livello di investimento i sistemi di piccola taglia.

Per quanto riguarda l’accesso tramite asta, invece, il parere generale condivide i contingenti individuati, che secondo l’ultima bozza pubblicata oggi sarebbero: per il fotovoltaico 45 GW; per l’eolico di 16,5 GW; per l’idroelettrico di 630 MW; per i gas residuati 20 MW. “Tuttavia – si legge nel documento del MASE – congiuntamente alla risposta positiva sono state proposte diverse modifiche (aumento di uno specifico contingente, creazione di nuovo contingente, meccanismi di riallocazione della potenza non assegnata, ridefinizione dei contingenti al fine di favorire lo sviluppo dei PPA, etc.)”. Tra gli spunti emersi c’è la proposta di contingenti separati tra il fotovoltaico a terra e sul tetto.

Proposti nuovi requisiti di accesso e tempistiche

In tema requisiti d’accesso, alcuni soggetti chiedono l’incremento della soglia di potenza per l’accesso diretto, l’aggiunta dei criteri ESG, la reintroduzione del requisito specifico che attesti la capacità finanziaria ed economica di chi partecipa al meccanismo del Decreto FERX.

Con riferimento ai tempi massimi individuati per la realizzazione degli interventi, la consultazione ha evidenziato un forte distaccamento con le aspettative degli operatori. Per quanto detto diversi soggetti propongono per una o più fonti l’innalzamento dei tempi previsti, chiedendo di tenere in considerazione parametri quali, la potenza e/o la tipologia d’intervento, l’ottenimento dei titoli autorizzativi, i tempi di realizzazione della connessione e quelli dovuti agli approvvigionamenti, che sottolineano, potrebbero oltretutto determinare un aumento dei costi, visto anche i meccanismi incentivanti”, si legge ancora nel documento.

Per i tempi di comunicazione della data d’entrata in esercizio dell’impianto, emerge nel complesso l’esigenza di un prolungamento, aggiungendo da più 60 giorni a 12 mesi. Viene anche evidenziata una certa contrarietà all’obbligo per gli operatori di impianti rinnovabili non programmabili che stipula un contratto CfD ad abilitarsi alla fornitura dei servizi di dispacciamento.

About Author / La Redazione

Rinnovabili • batteria ibrida al sodio

Dalla Corea la batteria ibrida al sodio che si ricarica in pochi secondi

Un gruppo di scienziati del KAIST ha sviluppato una batteria a ioni di sodio ad alta energia, ad alta potenza e di lunga durata

batteria ibrida al sodio
Foto di danilo.alvesd su Unsplash

Quando le batteria a ioni sodio incontrato i supercondensatori a ioni sodio

Arriva dalla Corea del Sud la prima batteria ibrida al sodio in grado di battere la tecnologia a ioni di litio a mani basse. Con ottime prestazioni lato di capacità di accumulo, potenza, velocità di carica e durata, come dimostra l’articolo pubblicato sulla rivista scientifica Energy Storage Materials (testo in inglese).

Nel 2020 le batterie a ioni sodio (Na+) hanno raggiunto prestazioni comparabili a quelle degli ioni di litio in termini di capacità e durata del ciclo in condizioni di laboratorio. Da allora il segmento ha continuato a macinare grandi progressi, spinto dall’esigenza globale di trovare una tecnologia di accumulo più economica delle ricaricabili al litio e meno dipendente dalle attuali catene di approvvigionamento dei materiali critici. L’ultimo grande risultato nel campo è quello segnato da un gruppo di scienziati del KAIST, il Korea Advanced Institute of Science and Technology.

leggi anche Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Il team guidato dal professor Jeung Ku Kang del Dipartimento di Scienza e Ingegneria dei Materiali ha messo a punto una batteria ibrida agli ioni di sodio dalle prestazioni eccellenti e in grado di ricaricarsi in pochi secondi. Il segreto? Un’architettura che integra materiali anodici propri delle batterie con catodi adatti ai supercondensatori.

Batteria ibrida al sodio, prestazioni record

In realtà non si tratta di un approccio nuovo. Gli stoccaggi ibridi con Na+ sono emersi negli ultimi anni come una promettente applicazione nel campo dell’energy storage in grado di superare i punti deboli degli accumulatori a ioni di sodio più conosciuti.

Tradizionalmente questo metallo è usato e studiato in due tipi di dispositivi di stoccaggio: batterie e condensatori. Le prime, come spiegato poc’anzi, forniscono oggi una densità di energia relativamente elevata ma sono caratterizzate da una lenta cinetica di ossidoriduzione, che si traduce in una bassa densità di potenza e una scarsa ricaricabilità. I secondi invece hanno un’elevata densità di potenza dovuta all’accumulo di carica tramite rapido adsorbimento di ioni superficiali, ma una densità di energia estremamente bassa.

Tuttavia unire le due tecnologie impiegando catodi di tipo condensatore e degli anodi di tipo batteria, non ha dato subito i risultati sperati. La causa è da ricercare soprattutto nello squilibrio cinetico tra i due tipi di elettrodi.

Nuovi materiali per catodo e anodo

Per arginare il problema il team sudcoreano ha utilizzato sviluppato un nuovo materiale anodico con cinetica migliorata attraverso l’inclusione di materiali attivi fini nel carbonio poroso derivato da strutture metallo-organiche. Inoltre, ha sintetizzato un materiale catodico ad alta capacità e la combinazione dei due ha consentito lo sviluppo di un sistema di accumulo di ioni sodio che ottimizza l’equilibrio e riduce al minimo le disparità nei tassi di accumulo di energia tra gli elettrodi.

leggi anche Da CATL la prima batteria con degrado zero dopo 5 anni

La cella completamente assemblata supera per densità di energia le batterie commerciali agli ioni di litio e presenta le caratteristiche della densità di potenza dei supercondensatori. Nel dettaglio la batteria ibrida al sodio si ricarica rapidamente e raggiunge una densità di energia di 247 Wh/kg e una densità di potenza di 34.748 W/kg. Inoltre gli scienziati hanno registrato una stabilità del ciclo con efficienza Coulombica pari a circa il 100% su 5000 cicli di carica-scarica.

Rinnovabili •
About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

Rinnovabili •
About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.