Il conto alla rovescia verso la Giornata della Terra parte dall’acqua

Il seminario “Acqua e Alimentazione sostenibile” inaugura la terza edizione di #OnePeopleOnePlanet, la maratona multimediale organizzata dal Villaggio per la Terra – Earth Day Italia e Movimento dei Focolari

acqua

Acqua, tra problemi e soluzioni

(Rinnovabili.it) – Inizia oggi, dal World Water Day 2022, il percorso di comunicazione e consapevolezza verso una delle celebrazioni ambientali più importanti dell’anno: la Giornata della Terra. A pavimentarne la strada è ancora una volta la maratona multimediale #OnePeopleOnePlanet, organizzata dal Villaggio per la Terra – Earth Day Italia e dal Movimento dei Focolari; un appuntamento con cui prende il via “un mese di impegni straordinari sui temi dello sviluppo sostenibile”, spiega Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia.

A lanciare formalmente la maratona è stato il seminario “Acqua e Alimentazione Sostenibile”, momento di riflessione sulla risorsa idrica, le sue sfide e le possibili soluzioni, realizzato in contemporanea con l’apertura del 9° Forum Mondiale dell’Acqua a Dakar. “A Dakar si sta lavorando su un tema diventato caldissimo sensibilissimo, sicurezza dell’acqua per la pace e lo sviluppo“, ha spiegato in apertura del talk Sassi, ricordando come negli ultimi 20 anni ben 263 conflitti si sono consumati intorno all’acqua.

Ma la questione idrica tocca oggi tantissimi settori legandosi a doppio filo con altrettante questioni fondamentali per l’umanità: dalla resilienza climatica alla sicurezza alimentare, dal fabbisogno energetico allo sviluppo sostenibile. “Il nostro impegno di sensibilizzazione si inserisce in una grande chiamata all’azione dove ognuno può fare la differenza“. E non è un caso, infatti, che l’evento si inserisca nel percorso culturale promosso dal dipartimento Ecologia e Creato del Dicastero Vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, nell’ambito delle attività della Piattaforma Laudato si’ di Papa Francesco.

 “Da quando è comparsa sul pianeta, quasi 4 miliardi di anni fa, la quantità di acqua è stata fondamentale quasi la stessa. Non è mai cambiata. Ma lo è invece la nostra esperienza idrica”, sottolinea il ricercatore italo-britannico Giulio Boccaletti. “Oggi l’acqua di cui noi abbiamo esperienza è scarsa e finita, perlomeno nella sua distribuzione temporale e spaziale“. “Nell’ultimo secolo soprattutto paesi sviluppati hanno investito un agente quantità di risorse per ingengerizzare il paesaggio per controllare completamente l’acqua, fornendoci un’esperienza completamente artificiale”, ha aggiunto Boccaletti. E per questo motivo, spesso e volentieri i problemi idrici non sono percepiti nella quotidianità. Ma con l’esasperazione degli eventi estremi (siccità, alluvioni, ecc) “quell’illusione di controllo totale sta per rompersi. Ora è necessario chiedersi cosa fare”.

Da iniziare a ragionare? Per Massimo Inguscio, professore emerito di Fisica della Materia, membro dell’accademia dei Lincei, la prima risposta da mettere in campo è la scienza. “L’acqua rappresenta una sfida multidisciplinare e la ricerca è una risposta essenziale”, ha affermato Inguscio. Il professore ha dettagliato una serie di attività dove il nesso ricerca-acqua è fondamentale non solo per comprendere l’evoluzione del pianeta ma anche per allungare lo sguardo sul futuro dell’umanità.

Oggi esistono, ad esempio speciali, saltelli che dialogano tra loro tramite laser, con cui è possibile misurare i cambiamenti di gravità terrestre monitorando lo scioglimento dei ghiacciai. O ancora, sono stati realizzati strumenti avanzati per individuare l’acqua invisibile nascosta sottoterra. “Abbiamo speciali orologi fatti con atomi sotto le Alpi. Vendendo come rallenta o accelera lo scorrere del tempo in questi orologi si può vedere come nel corso dei giorni e delle stagioni cambiano le falde acquifere”. Ma l’oro blu è anche un elemento fondamentale per l’esplorazione spaziale, dalle nuove tecnologie idroponiche ai sistemi per individuare risorse idriche su altri pianeti. “Il mio invito è si possa sempre sviluppare ricerca libera”, ha aggiunto Inguscio.

Punta i riflettori sulla cooperazione il professor Angelo Riccaboni, presidente della Fondazione Prima. L’ex Rettore dell’Università di Siena ha ricordato come, a livello mondiale, il bacino mediterraneo costituisca un’area particolarmente sensibile al riscaldamento globale. Seconda solo all’Artico. Una sensibilità che rende il territorio particolarmente vulnerabile agli stress idrici al punto che 44 dei 73 maggiori bacini idrografici del Mediterraneo sono attualmente a rischio.

“Di fronte a queste sfide dobbiamo lavorare assieme: soltanto con logica di partenariato potremo affrontarle”, ha affermato Riccaboni. Un discorso da applicare sia a livello di gestione delle risorse, dal momento che molti bacini sono transfrontalieri, sia a livello degli investimenti infrastrutturali. Un aiuto in tal senso arriva oggi da PRIMA. “Una decina di anni i Paesi euromediterranei insieme alla Commissione europea hanno definito un programma di ricerca e innovazione – PRIMA (Partnership on Research and Innovation in the Mediterranean Area) – che con un budget di mezzo miliardo di euro sta finanziando progetti innovativi su questi argomenti“. Ma come sottolinea Riccaboni è anche importante lavorare in ottica di “di connessione fra acqua, energia, cibo, ecosistemi” attraverso una visione olistica che non lasci fuori nessuno tema.

 Un approccio condiviso dal professor Ernesto Di Renzo, docente di Antropologia dei patrimoni culturali e gastronomici all’Università di Tor Vergata che ha aggiunto all’equazione un altro elemento fondamentale: la cultura. “L’approccio olistico significa anche tener conto di quanto la cultura giochi un ruolo fondamentale nella presa in carico dei problemi e nell’individuarne livelli e orizzonti di soluzioni”. Cultura come veicolo di consapevolezza di quanto i nostri comportamenti generino degli effetti sulla nostra esistenza e su quella del pianeta. “Dovremmo considerare acqua per quello che realmente è al cospetto dell’esperienza umana […] L’uso razionale di questa risorsa ha consentito all’umanità di fare l’umanità salti importanti, ma dobbiamo evitare di considerarla secondo le logiche del profitto capitalista, come una commodity”; quanto piuttosto “riassegnarle quella sacralità” che le è dovuta.

“Dobbiamo invertire la rotta a livello di attivismo”, ha spiegato la Dottoressa Marirosa Iannelli, Presidente del Water Grabbing Observatory. “C’è stato molto movimento mediatico intorno al tema dei cambiamenti climatici e questo è sicuramente positivo. Forse c’è bisogno di un intervento mediatico anche sul tema dell’acqua in maniera specifica”. Le sfide attuali hanno oggi tante soluzioni, ricorda Iannelli, sul fronte scientifico e tecnologico. “Dovremmo però intervenire in maniera più decisa in ambito politico. Abbiamo bisogno di riferimenti giuridici e politici chiari che consentano a tutti i settori di andare incontro a quelle soluzioni di cui abbiamo bisogno. Nella maggior parte dei paesi mancano leggi nazionali sull’acqua”. Ma serve quella che Inannelli chiama una “diplomazia per l’acqua”. “Nel mondo esistono circa 300 falde acquifere condivise da due o più Stati. Senza una diplomazia per l’acqua non possiamo garantire una pace idrica”.

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