Il Libro Bianco “Valore Acqua per l’Italia”

Il Libro Bianco “Valore acqua per l’Italia” dimostra quanto poco sappiano gli italiani di un bene così prezioso come l’acqua. Non solo non è inesauribile, ma gli effetti del cambiamento climatico ne stanno esaurendo le riserve. Un’esortazione a essere più responsabili nei singoli comportamenti e a pianificare strategie di lungo periodo: la questione ambientale deve essere la priorità nelle agende politiche ed economiche

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di Isabella Ceccarini

La Community Valore Acqua per l’Italia di The European House – Ambrosetti ha presentato i dati della quarta edizione del Libro Bianco “Valore acqua per l’Italia”.

L’acqua come valore

È proprio sulla parola “valore” che bisognerebbe soffermarsi quando si parla di acqua. Ascoltando le parole dei relatori si comprende quanto in Italia siamo ancora indietro sulla percezione del valore dell’acqua, un bene non inesauribile che sembriamo dare tutti per scontato tanto che la sua scarsità non è in cima alle nostre preoccupazioni.

Il prossimo 22 marzo il Libro Bianco “Valore acqua per l’Italia” sarà presentato insieme al Blue Book di Utilitalia – la federazione delle aziende operanti nei servizi pubblici dell’acqua, dell’ambiente, dell’energia elettrica e del gas – e alla Fondazione Utilitatis, che razionalizza tutti i dati disponibili per quanto riguarda il settore idrico.

È importante che si parli di acqua, di quella del rubinetto. La comunicazione è fortissima per le acque in bottiglia (che spesso trasmette informazioni non veritiere), ma chi parla di acqua in un Paese che vanta un’acqua naturale di ottima qualità?

Per questo riteniamo molto apprezzabile il progetto di educazione all’uso consapevole e responsabile dell’acqua nelle scuole italiane della Community Valore Acqua per l’Italia con la rete di licei TRED e l’Associazione Nazionale Presidi. Il progetto coinvolgerà 30 istituti in tutta Italia.

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Comportamenti ancora poco virtuosi

I numeri del Libro Bianco presentati da Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House – Ambrosetti, sono per certi versi sconcertanti: anche chi si dichiara consapevole dell’esistenza di un problema acqua, nella realtà si comporta in modo non coerente con questa consapevolezza.

Ad esempio, il 96,3% degli italiani dichiara di adottare sempre o talvolta comportamenti sostenibili, ma solo il 29,5% consuma con regolarità acqua del rubinetto. Una speranza viene dai giovani: circa il 60% degli under 30 beve l’acqua degli erogatori pubblici.

De Molli elenca i dieci paradossi nella percezione dei cittadini italiani sul valore dell’acqua e le abitudini di consumo per analizzare come cambiano i comportamenti alla luce della crisi attuale: «Solo per citarne uno, il cambiamento climatico è la terza priorità per i cittadini italiani, ma si conferma un problema ancora lontano dal proprio territorio, anche se il 2022 è stato – cifre alla mano – l’annus horribilis per il clima italiano».

Secondo i dati del Libro Bianco “Valore acqua per l’Italia” gli italiani sottostimano il loro consumo giornaliero di acqua (220 litri a testa) ma 9 su 10 ritengono che la bolletta sia troppo alta.

In realtà, l’Italia è uno dei paesi europei con le tariffe più basse.

Esistono anche strumenti di monitoraggio dei consumi e un bonus idrico per i meno abbienti che però il 55% degli italiani non sa che esiste.

Una strategia per l’acqua

Perché l’Italia deve dotarsi di una strategia per l’acqua? In realtà esiste una strategia per gli investimenti nel settore idrico, di cui ha parlato dettagliatamente Enrico Giovannini, direttore scientifico di ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), già ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili.

Giovannini ha insistito sul fatto che investire sui sistemi idrici è vitale per il futuro dell’Italia dal punto di vista sia economico che sociale: «Gli interventi senza precedenti inseriti nel PNRR e la riforma della governance del settore sono solo il primo passo verso la messa in sicurezza del Paese dal punto di vista idrico.

Essi vanno non solo attuati, ma anche rafforzati negli anni a venire con risorse adeguate e un’efficace partnership tra il settore pubblico e quello privato».

Finanziamenti subordinati alla sostenibilità

Giovannini ha anche precisato che gran parte dei fondi sono destinati a interventi nel Mezzogiorno, dove le perdite idriche sono superiori al già sconvolgente valore medio nazionale che è del 42%.

«Le risorse ci sono, usiamole», ha detto Giovannini ricordando vi si accede dopo una pianificazione rigorosa che superi le frammentazioni regionali.

Il primo punto di cui tenere conto nei progetti è il cambiamento climatico. Il via libera all’erogazione dei finanziamenti sarà solo per i progetti che curano sia la parte ingegneristica ed economica, che l’impatto sociale e ambientale degli investimenti basato sui quattro pilastri della sostenibilità: ambientale, economica, sociale e della governance.  

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Acqua e cambiamento climatico

Parlare di acqua rimanda direttamente al cambiamento climatico, i cui effetti nefasti influiscono sulle risorse idriche non solo italiane, ma del Pianeta. Quante volte pensiamo al ruolo dell’acqua in tutte le attività umane, dall’uso personale a quello agricolo e a quello industriale?

Luca Mercalli, presidente Società Meteorologica Italiana, è come sempre molto concreto nell’esporre i problemi. Sottolinea subito che il 2022 è stato uno stress test per il sistema idrico italiano specie per il Po e per le Alpi, zone dove solitamente non c’erano problemi di penuria di acqua.

I problemi climatici, che cominciavano a destare qualche attenzione in più, sono stati spinti bruscamente sullo sfondo dalle priorità generate dall’invasione dell’Ucraina.  

Nonostante gli scienziati abbiano classificato «il 2022 come l’estate più calda in Italia e nell’Europa occidentale in due secoli di rilevamenti, verranno destinati miliardi di dollari alla fabbricazione di armi anziché alla costruzione di acquedotti o pannelli solari», mentre è sotto i nostri occhi il susseguirsi di eventi climatici estremi sempre più intensi e più frequenti in un’estate che dura ininterrottamente da maggio a settembre.

Siccità, mancanza di neve e di piogge

I dati di Copernicus sono chiari, il riscaldamento ha portato siccità e mancanza di neve nell’arco alpino, che significa mancanza di riserve di acqua. In cento anni i ghiacciai si sono ritirati del 60%: solo nel 2022 si sono assottigliati di 4 metri. Di questo passo, fra 30 anni quelli più piccoli non esisteranno più.

Mercalli sottolinea anche la mancanza di precipitazioni «che hanno ridotto la portata del Po a quella adi un torrente alpino, con l’ingresso del cuneo salino per 40 Km nell’entroterra, mandando in crisi i pozzi della zona e anche l’agricoltura».

«Se mancheranno le piogge primaverili per compensare il deficit cosa sarà delle nostre falde?» si chiede Mercalli. «Serve un’inversione di tendenza globale dimezzando le emissioni. Di questo passo la Pianura Padana diventerà come il Pakistan con siccità più gravi e temperature di +8° e l’innalzamento del livello del mare».

Criticità di questa portata, avverte Mercalli, non si risolvono in due mesi. Serve pianificare strategie di 20-30 anni: la questione ambientale deve essere la priorità nelle agende politiche ed economiche. E non ha torto, perché dal benessere dell’ambiente dipende quello dell’uomo e la sua stessa sopravvivenza.

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