Guerre dell’acqua: i talebani attaccano l’Iran per il fiume Helmand

Nel fine settimana il numero uno dei talebani ha annunciato la dichiarazione di guerra contro l’Iran. Gli scontri per ora sono limitati ma l’Afghanistan porta mezzi e armi verso il confine. Al centro della contesa le acque dell’Helmand, il fiume più importante del paese che si getta nel bacino endoreico del Sistan, in Iran. Ed è fondamentale per l’economia della regione

Talebani attaccano Iran: una guerra dell’acqua per il fiume Helmand
Un tratto dell’Helmand in Afghanistan. By Karla Marshall – https://www.flickr.com/photos/usace-tas/8713418682/in/photostream/, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=26216939

Scontri con armi pesanti alla frontiera tra Iran e Afghanistan: almeno due morti il 27 maggio

(Rinnovabili.it) – Inizia con una lunga fila di blindati e artiglieria pesante (quasi tutti americani) spostati verso il confine con l’Iran una nuova guerra dell’acqua. I talebani attaccano l’Iran per una disputa sempre più accesa sulle acque dell’Helmand, il principale fiume dell’Afghanistan il cui bacino in parte scorre anche nella provincia iraniana del Sistan-Balochistan, alle prese con un duro periodo di siccità.

I talebani attaccano l’Iran

Ieri Abdulhamid Khorasani, uno dei leader dei talebani tornati al potere in Afghanistan dopo la rovinosa ritirata della coalizione occidentale nell’agosto 2021, ha dichiarato ufficialmente guerra contro l’Iran. L’annuncio arriva dopo settimane di tensioni sempre più forti tra i due paesi proprio per l’uso delle acque dell’Helmand. E dopo che alcune scaramucce al confine, iniziate il 27 maggio, avrebbero già provocato almeno due morti, anche se le fonti iraniane e afghane sono discordi.

Difficile, al momento, dire se questi scontri diventeranno qualcosa di più o se lasceranno spazio a qualche forma di negoziato. In ogni caso, dicono qualcosa di molto chiaro: la crisi climatica riduce le risorse per tutti e dove già ci sono situazioni precarie l’acuirsi della crisi può innescare conflitti.

Acqua contesa

Il motore del conflitto è un fiume, l’Helmand. Nasce dalle montagne attorno a Kabul, parte della catena dell’Hindu Kush, e attraversa in diagonale tutto l’Afghanistan, accogliendo molti tributari lungo i suoi oltre 1100 km di lunghezza. Non sfocia in un mare bensì nel bacino endoreico del Sistan, che si trova di là dal confine nell’omonima provincia dell’Iran. Qui, insieme ad altri fiumi, dà origine ad alcuni laghi (come il lago Hamun), pantani e paludi.

L’Helmand è una fonte di risorsa idrica fondamentale per entrambi i lati del confine. Sia in Afghanistan, dove il suo regime perenne, alimentato dalla fusione delle nevi dell’Hindu Kush, permette l’irrigazione dei campi, sia nel Sistan-Balochistan, una delle regioni più secche della Terra e soggetta a gravi siccità in modo ciclico.

Proprio per la sua importanza, l’Helmand è al centro di un accordo tra Teheran e Kabul sulla gestione delle acque. Siglato nel 1973, impegna l’Afghanistan a garantire all’Iran 850 milioni di metri cubi d’acqua ogni anno (22 m3 al secondo). Un volume che viene dettagliato anche per quote mensili e che tiene conto della stagionalità del regime dell’Helmand così come delle possibili annate di magra prevedendo clausole di flessibilità.

Un accordo che, secondo il regime di Teheran, i talebani non stanno rispettando. Complicando non poco le prospettive per il Sistan-Balochistan, una delle aree più colpite dalla siccità che attraversa il paese. Secondo il servizio meteorologico iraniano, il 97% del paese si trova alle prese con una qualche forma di siccità. I talebani starebbero costruendo nuovi sbarramenti sul fiume e deviando l’acqua per uso irriguo. Accusa che viene rispedita indietro: la situazione attuale è dovuta solo a “fattori climatici”, fanno sapere i rappresentanti dei talebani.

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