Anche a Montreal, come alla COP27, il Sud globale prova a strappare un buon accordo sulla finanza per la diversità biologica con i paesi più ricchi. Ma è stallo totale. Anche il target 30 x 30 si sta rivelando più ostico del previsto
Pubblicato l’ultimo aggiornamento della Red List dell’Unione internazionale per la conservazione della natura, la più grande organizzazione conservazionista al mondo. Tra le new entry il dugongo, il 44% delle specie di abaloni e il corallo pilastro. In 4 casi su 10, le specie sono colpite negativamente dalla crisi climatica
I numeri della perdita di biodiversità in corso parlano chiaro. In 50 anni abbiamo perso il 70% delle specie animali. Negli ultimi 500 anni si sono estinte da 130 a 260mila specie. Il fattore principale è la pressione antropica sugli ecosistemi. In Canada, il summit internazionale deve fissare gli obiettivi globali di tutela al 2030. Senza ambizione non riusciremo a invertire la rotta
Alla COP15 sulla biodiversità, la società civile chiede (per la terza volta) una moratoria internazionale sulla tecnica che permette di modificare stabilmente il genoma di un essere vivente e diffondere la mutazione in tutta la popolazione. Un processo che oggi non ha regole né valutazioni del rischio. E se da un lato prospetta molti vantaggi per l’uomo, dall’altro genera interrogativi sulla sua controllabilità
Alla COP15 si decide come proteggere gli ecosistemi da qui al 2030 e in che modo la tutela della diversità biologica può rafforzare il contrasto del cambiamento climatico
La prossima settimana, a Montréal, si stabiliscono i nuovi obiettivi sulla diversità biologica per il decennio. Per renderli credibili è indispensabile che siano accompagnati da impegni finanziari robusti. E oltre a investire di più, bisogna cancellare i sussidi ambientalmente dannosi, oggi da 3 a 7 volte più corposi degli investimenti in difesa egli ecosistemi
Un sondaggio su quasi 8mila aziende preparato da Carbon Disclosure Project rivela che il 56% delle compagnie è d’accordo con l’introduzione di disclosure sulla performance in tema biodiversità, o lo sta già facendo. C’è però un enorme gap tra promesse e azioni
Gli alberi costituiscono un ecosistema con un grande patrimonio di biodiversità, hanno la capacità di assorbire CO2, rilasciare ossigeno e mitigare i cambiamenti climatici. Senza il contributo di alberi e foreste il già difficile contenimento del riscaldamento globale entro 1,5° sarebbe un obiettivo impossibile da raggiungere
In un appello, gli architetti dell’accordo di Parigi ribadiscono che l’azione per il clima e la tutela della diversità biologica sono due facce della stessa medaglia. E che il successo in un ambito crea benefici anche per l’altro. Il vertice di Sharm deve fare progressi rispetto alla COP26 per mettere sui giusti binari il summit sulla biodiversità che inizia il 7 dicembre a Montreal, in Canada