I cambiamenti climatici sono collegati a distanza

Uno studio ha scoperto che i cambiamenti climatici sono collegati tra loro anche se si trovano in zone lontanissime o addirittura opposte del globo. Ad esempio, i fenomeni che si verificano nella foresta pluviale amazzonica possono innescare cambiamenti nell’area himalayana

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I cambiamenti climatici sono collegati tra loro anche se si verificano in zone lontanissime o addirittura opposte del globo.

Ad esempio, dei fenomeni che si verificano nella foresta pluviale amazzonica possono innescare cambiamenti nell’area himalayana. Questi fenomeni sono particolarmente sensibili al riscaldamento globale e possono ribaltare le condizioni climatiche in aree tra loro lontane con mutamenti repentini e irreversibili.

I cambiamenti in Amazzonia influenzano l’Himalaya

Un nuovo studio che applica la teoria delle reti complesse a questi fenomeni ha evidenziato i preoccupanti collegamenti a lunga distanza.

Spiega Jingfang Fan della Beijing Normal University (Cina) e del Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK, Germania): «Il disboscamento, la costruzione di strade e il riscaldamento stanno stressando la foresta pluviale amazzonica, e probabilmente lo faranno ancora di più in futuro.  

La regione amazzonica è ovviamente un importante elemento del sistema terrestre di per sé, quindi dobbiamo chiederci se e in che modo i cambiamenti in quella regione potrebbero influenzare altre parti del mondo.

Le connessioni su lunghe distanze

Per la prima volta, siamo stati in grado di identificare e quantificare in modo robusto queste cosiddette “teleconnessioni”. La nostra ricerca conferma che gli elementi di ribaltamento del sistema Terra sono effettivamente interconnessi anche su lunghe distanze, e l’Amazzonia è un esempio chiave di come questo potrebbe avvenire».

I ricercatori hanno analizzato i cambiamenti della temperatura dell’aria vicino alla superficie in una griglia di oltre 65.000 subregioni, considerate come nodi, utilizzando i dati degli ultimi 40 anni.

Hanno visto che i cambiamenti in un nodo hanno influenzato quelli in un altro, fino a rilevare una linea di propagazione di oltre 20mila chilometri che dal Sudamerica attraversa l’Africa meridionale, il Medio Oriente e raggiunge l’altopiano tibetano.

Un percorso spiegabile con i principali modelli di circolazione atmosferica e oceanica.

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Simulazione del collegamento dei fenomeni estremi

I ricercatori hanno poi fatto delle simulazioni climatiche fino al 2100 per vedere gli effetti del riscaldamento globale in questi collegamenti a lunga distanza. I fenomeni climatici estremi che si verificano in Amazzonia sono collegati ai fenomeni estremi in Tibet: «Quando fa più caldo in Amazzonia, lo fa anche in Tibet, quindi per la temperatura c’è una correlazione positiva. È diverso per le precipitazioni. Quando abbiamo più pioggia in Amazzonia, c’è meno neve in Tibet», afferma Jürgen Kurths di PIK, co-autore dello studio.

Ridurre le emissioni di gas serra

I ricercatori hanno analizzato i dati del manto nevoso e hanno visto che l’altopiano tibetano sta perdendo stabilità. Il fenomeno è pericoloso anche perché è un importante serbatoio di acqua per le persone che vivono nella zona.

In sintesi, i ricercatori osservano con preoccupazione queste interconnessioni climatiche nel sistema terrestre che «potrebbero attivarsi a vicenda, con conseguenze potenzialmente gravi», dichiara l’altro co-autore dello studio, Hans Joachim Schellnhuber di PIK.

Per scongiurare questo rischio, i ricercatori ritengono che si debba fare tutto il possibile per ridurre le emissioni di gas serra.

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