C’è il climate change dietro i 435 morti delle inondazioni in Sudafrica

A fine aprile le province sudafricane di KwaZulu-Natal e Eastern Cape sono finite sott’acqua per piogge di portata eccezionale. Un evento che è risultato del 4-8% più intenso e il doppio più frequente a causa del climate change

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Credits: PublicDomainPictures da Pixabay

Rapporto del World Weather Attribution sulle inondazioni in Sudafrica

(Rinnovabili.it) – Dietro le devastanti inondazioni in Sudafrica di fine aprile c’è il cambiamento climatico. Il climate change infatti ha raddoppiato la probabilità che in quella regione si verifichino piogge torrenziali di portata eccezionale come quelle che hanno colpito le province di KwaZulu-Natal e Eastern Cape facendo 435 morti in uno dei disastri climatici peggiori di questo secolo. Lo ha stabilito il World Weather Attribution (WWA), un servizio che si occupa di scienza dell’attribuzione, ovvero di verificare se, e in quale misura, eventi estremi sono influenzati dal cambiamento del clima.

Eventi di quella portata, in Sudafrica, erano attesi una volta ogni 40 anni. Il climate change li ha resi più frequenti, con una probabilità che se ne verifichi uno ogni 20 anni. Addirittura, nelle zone che sono risultate più colpite dalle precipitazioni, la frequenza attesa era di 1 volta ogni 200 anni (ad esempio a Mount Edgecombe). Ma non è solo la frequenza, a essere cambiata. Anche l’intensità. Secondo il WWA, durante le 48 ore di pioggia è scesa una quantità d’acqua dal 4 all’8% maggiore della norma.

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In media, nei due giorni di massima pioggia delle inondazioni in Sudafrica sono caduti 350 mm di acqua che hanno dato luogo a inondazioni su vasta scala. Le persone colpite direttamente sono almeno 40mila, che hanno dovuto lasciare le proprie case per via dell’alluvione o delle frane causate dalla pioggia. Sono oltre 12mila le abitazioni distrutte. I danni in tutto ammontano a oltre 1,5 miliardi di dollari. A cui si devono aggiungere 630 scuole oggi inaccessibili (colpiti 270mila studenti) e il porto di Durban, dove per giorni i traffici si sono bloccati.

“La maggior parte delle persone morte nelle inondazioni viveva in insediamenti informali, quindi ancora una volta vediamo come il cambiamento climatico abbia un impatto sproporzionato sulle persone più vulnerabili”, spiega Friederike Otto dell’Imperial College di Londra, che guida il WWA. “Tuttavia, l’inondazione del porto di Durban, dove i minerali e i raccolti africani vengono spediti in tutto il mondo, ci ricorda anche che non esistono confini per gli impatti climatici”, ha aggiunto. “Ciò che accade in un luogo può avere conseguenze sostanziali altrove”.

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