CCS: in Cina l’esperienza italiana per la cattura della CO2

Si è conclusa oggi la “quattro giorni” di confronto scientifico tra i ricercatori italiani e cinese sui criteri di progettazione, costruzione ed esercizio di impianti di geosequestro dell’anidride carbonica industriale

(Rinnovabili.it) – Con l’impianto pilota di Brindisi ed il progetto di Porte Tolle ha aperto le porte italiane alla tecnologia del CCS (Carbon Capture and Storage), assicurandosi uno dei primi posti in Europa. Ecco perché non sorprende che sia l’Enel l’interlocutore prescelto per la quattro giorni di confronto scientifico tra Belpaese e Cina sui criteri di progettazione, costruzione ed esercizio di impianti con sistemi di cattura dell’anidride carbonica. Si è infatti chiusa oggi la serie di incontri che ha visto impegnati i rappresentanti del ministero della Scienza e Tecnologia e di Istituti di ricerca e Università della Repubblica Popolare cinese e gli esperti della società italiana per lo studio di un sistema di CCS in una centrale nella provincia dello Shaanxi.

Nel dettaglio, è stato fatto il punto sul progetto preliminare di un impianto di geosequestro carbonico nella centrale termoelettrica da 600 MWe di Tongchuan, che prevede che il diossido catturato venga re-iniettato in un vicino pozzo petrolifero per migliorare la performance di estrazione. L’incontro costituisce l’ultima tappa del programma di collaborazione avviato con il protocollo siglato nel settembre del 2009 tra il ministero della Scienza e Tecnologia della Repubblica Popolare cinese, i ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico italiani e l’Enel.

 

Articolo precedenteA Milano, un workshop in equilibrio tra ‘Green’ e ‘Blue’ Economy
Articolo successivoCon Etropolis, crescono i numeri della e-mobility a due ruote