Doomsday Clock, il mondo è a 2 minuti dalla catastrofe

Per il secondo anno di fila i rischi connessi alle armi nucleari e ai cambiamenti climatici sono ai massimi livelli

Doomsday Clock

 

Nessuna modifica per le lancette del Doomsday Clock il cui quadrante torna ai tempi della guerra fredda

(Rinnovabili.it) – Mancano solo due minuti alla mezzanotte del pianeta. Il Doomsday clock, il simbolico orologio creato per rappresentare il rischio apocalittico per la civiltà umana, aggiorna le sue lancette ma senza spostarle di neppure un millimetro rispetto al 2018. Per il secondo anno consecutivo, le minacce dettate dalle armi nucleari e dal cambiamento climatico mantengono alta la tensione, facendo intravedere il consolidamento di una “nuova anormalità”. L’unica altra volta in cui il mondo si è trovato così virtualmente vicino alla catastrofe è stato nel 1953, nelle prime fasi della guerra fredda.

“Queste importanti minacce – spiegano gli esperti – sono state esacerbate nel 2018 dall’aumento del ricorso alla guerra dell’informazione per indebolire la democrazia in tutto il mondo, amplificando i rischi e mettendo il futuro della civiltà in un pericolo straordinario”.

 

Come funziona il Doomsday Clock?

Il Doomsday Clock è stato creato nel 1947 dal Bulletin of the Atomic Scientists, di cui facevano parte gli sviluppatori delle prime armi atomiche nel Progetto Manhattan. L’idea alla base era quella di usare l’immaginario dell’apocalisse (mezzanotte) e l’idioma contemporaneo legato all’esplosione nucleare (conto alla rovescia a zero) per trasmettere l’idea delle minacce all’umanità e al pianeta. La decisione di spostare la lancetta dei minuti dell’orologio viene presa annualmente dal Consiglio scientifico e di sicurezza del Bollettino in consultazione con il suo Board of Sponsors, che comprende 15 premi Nobel. Nel tempo il Doomsday Clock è diventato un indicatore universalmente riconosciuto della vulnerabilità del mondo non solo alla catastrofe nucleare ma anche a quella climatica.

 

E quello che si può leggere oggi sul suo quadrante è un veloce riassunto della crisi in atto. Sul fronte atomico, gli Stati Uniti hanno abbandonato l’accordo sul nucleare iraniano e annunciato il ritiro da Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio. Nel frattempo, le nazioni nucleari, USA e Russia in primis, hanno proceduto con programmi di “modernizzazione” del settore che sono quasi indistinguibili da una corsa mondiale agli armamenti.

Sul fronte climatico, le emissioni globali di anidride carbonica – che all’inizio del decennio sembravano stazionarie – hanno ripreso a salire nel 2017 e nel 2018. Allo stesso tempo, il principale trattato sulla lotta climatica – l’accordo di Parigi del 2015 – è sempre più sotto assedio: gli Stati Uniti hanno annunciato che si ritireranno dal patto, e al vertice sul clima di dicembre in Polonia, si sono alleati con Russia, Arabia Saudita e Kuwait per tagliar fuori il report scientifico del IPCC. “Siamo come passeggeri sul Titanic, che ignorano l’iceberg che li attende, mentre si godono del buon cibo e della musica”, ha commentato Jerry Brown, ex governatore della California e oggi presidente esecutivo del Bulletin. “È tardi e si sta facendo sempre più tardi. Dobbiamo svegliare le persone. Ed è quello che intendo fare!”

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