Gas scisti, l’UE indaga l’impatto ambientale ed economico

L’estrazione di gas scisto è diventato un tema di attualità in Europa, attirando l’interesse di diversi operatori del mercato e dando vita a una serie di preoccupazioni pubbliche

(Rinnovabili.it) – Mentre cresce la polemica sullo sfruttamento energetico degli shale gas, la Commissione europea approfondisce l’argomento studiando il possibile impatto di questa fonte energetica sul mercato comunitario, l’ambiente e il clima.  E’ di questi giorni infatti la pubblicazione a cura del Joint Research Centre (JRC) del rapporto che valuta le potenzialità economiche dei gas scisti alla luce del nuovo mercato statunitense e delle influenze che questo sta indirettamente esercitando su i prezzi del gas europeo. Lo studio suggerisce che una futura produzione di shale gas in Europa potrebbe aiutare l’UE a mantenere la dipendenza dalle importazioni di energia sotto al 50%, ma rivela anche una notevole incertezza sui volumi recuperabili, gli sviluppi tecnologici, l’accettazione da parte del pubblico e l’accesso al mercato.

Tutto ciò va inoltre analizzato sotto il profilo ambientale. L’indagine sugli impatti climatici dell’Agenzia ambientale di Bruxelles (pubblicato in concomitanza con quello economico) mostra che questo carburante provocherebbe emissioni di gas a effetto serra maggiori rispetto al tradizionale gas naturale prodotto in Europa, ma – se ben gestito – minori rispetto a quello importato da paesi terzi. La relazione dimostra inoltre che l’estrazione di gas di scisto determina generalmente un ingombro ambientale maggiore rispetto al gas convenzionale aumentando, ad esempio, il rischio di contaminazione della falda acquifera e del terreno o quello di esaurimento delle risorse idriche. Inoltre lo studio ha messo in luce un numero considerevole di questioni relative alla legislazione e la regolamentazione, il che implica la necessità di un quadro adeguato per consentire un’estrazione di gas di scisto sostenibile in Europa.

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