Goletta Verde: la Puglia ai limiti della legalità

La Goletta Verde di Legambiente ha effettuato i monitoraggi in Puglia dichiarando fuori norma 14 dei 31 prelievi effettuati presso foci e scarichi

goletta verde(Rinnovabili.it) – La Goletta Verde di Legambiente ha dato i risultati dei monitoraggi effettuati in Puglia rivelando che sono 14 i rilevamenti fuorilegge sui 31 effettuati presso le foci di fiumi, torrenti e scarichi. Un trend che viene considerato parzialmente positivo.

«È un quadro, quello scaturito dalle analisi dei nostri tecnici, che conferma le criticità su tutti i tratti di mare interessati dalle foci dei fiumi e dei torrenti ma anche dagli scarichi – dichiara Simone Nuglio, portavoce di Goletta Verde – Il nostro compito non è quello di assegnare patenti di balneabilità ma segnalare le situazioni di inquinamento che registriamo, per spronare gli enti preposti a individuare e risolvere la causa scatenante di queste criticità».

I depuratori in Puglia sono 187, con numerosi problemi di funzionamento che spesso li rendono inutili.

 

«Durante la stagione estiva torna alla ribalta la sfida della depurazione delle acque in Puglia, in realtà mai passata in secondo piano. I numeri evidenziano una situazione in chiaro scuro – afferma Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – Da una parte sono state avviate le procedure per il potenziamento dei depuratori, sebbene si è ancora in attesa dell’avvio dei lavori, dall’altra insistono situazioni in cui depuratori scaricano nel sottosuolo, sono sottoposti a procedimento penale o, ancora, sono oggetto di procedure di infrazione da parte dell’Unione Europea. Non da sottovalutare anche il caso del Comune di Porto Cesareo senza fogna e depurazione. Chiediamo alla Regione di garantire l’attuazione di interventi risolutivi e immediati per far fronte ai problemi della depurazione, utilizzando efficacemente le risorse economiche stanziate e disponibili. Un ruolo importante, però, deve essere anche quello dei sindaci delle città e dei piccoli centri pugliesi, sulla costa come nell’entroterra, che devono abbandonare ogni campanilismo e farsi promotori di una stretta collaborazione con i soggetti preposti che interverranno per mettere in pratica le misure necessarie al ripristino della completa funzionalità di tutti gli impianti imputati».

 

I 2.404 monitoraggi effettuati dall’Arpa Puglia nel 2013 hanno rilevato il superamento di almeno un parametro su 39 in ognuna delle foci controllate. Dopo la raccolta dei dati sono state avviate procedure di potenziamento su ben 47 depuratori mentre sono 33 gli impianti sottoposti a procedimento penale.

 

Nelle province pugliesi i monitoraggi hanno evidenziato un sito molto inquinato a Bari, dei cinque prelievi effettuati in provincia di Taranto, due hanno dato un giudizio di “fortemente inquinato”, entrambi nel capoluogo. Nel leccese invece sono stati effettuati prelievi, di cui 3 fuori norma ed è risultata critica la situazione nel brindisino, dove tre dei cinque campionamenti hanno dato un giudizio di “fortemente inquinato”. Ma a dare risultati preoccupanti anche la provincia Barletta-Andria-Trani dove degli otto campionamenti effettuati cinque sono risultati “fuorilegge” mentre entro i limiti anche l’unico prelievo effettuato in provincia di Foggia.

 

I campionamenti nei pressi degli scarichi dei depuratori che si riversano in mare hanno fatto scoprire che spesso ad inquinare sono le acque non depurate dagli olii esausti. «La difesa dell’ambiente, e del mare in particolare, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione» spiega Antonio Mastrostefano, direttore della Comunicazione del COOU. «Se eliminato in modo scorretto questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche».

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