Il numero di grandi animali d’acqua dolce è diminuito dell’88% in 40 anni

L’allarme di uno studio del Leibniz-Institute of Freshwater Ecology and Inland Fisheries (IGB): pesca intensiva e frammentazione dei corsi d’acqua le principali cause del declino.

animali d'acqua dolce
Storione – Foto di Lucas A Hofer / Flickr

A rischio animali d’acqua dolce come storioni, pesci gatto, salmoni, ma anche delfini, coccodrilli e tartarughe

 

(Rinnovabili.it) – La quantità di grandi pesci, anfibi e mammiferi nei corsi d’acqua dolce di tutto il mondo è calata dell’88% negli ultimi 40 anni: è l’allarme lanciato da uno studio condotto dal Leibniz-Institute of Freshwater Ecology and Inland Fisheries (IGB) che ha studiato la diffusione tra il 1970 e il 2012 di specie animali d’acqua dolce con peso medio superiore ai 30kg.

 

I ricercatori hanno raccolto i dati disponibili sulle serie temporali di 126 specie di megafauna d’acqua dolce in tutto il mondo, nonché i dati storici e contemporanei sulla distribuzione geografica di 44 specie in Europa e negli Stati Uniti.

Dal 1970 al 2012, le popolazioni globali di megafauna d’acqua dolce sono diminuite dell’88%, in particolare nelle aree dell’Indo Himalaya (dove la perdita di questa particolare tipologia di biodiversità ha toccato il 99 %) e nel Paleartico (97%), una vasta zona che copre Europa , Nord Africa e gran parte dell’Asia. Le specie ittiche di grandi dimensioni come storioni, salmonidi e pesci gatto giganti sono particolarmente minacciate: con un calo del 94%, seguite dai rettili (72%).

 

La superficie terrestre è coperta da acque dolci solo per l’1% eppure tali habitat ospitano circa 1/3 delle specie vertebrate del Pianeta. I dati raccolti dai ricercatori tedeschi dimostrano come la perdita di biodiversità nelle acque dolci stia procedendo a un ritmo due volte più veloce di quella registrata per le specie animali che abitano la terra ferma.

 

Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Global Change Biology, la pesca intensiva e l’eccessiva frammentazione dei corsi d’acqua sono tra le principali cause del declino dei grandi vertebrati nei fiumi di tutto il mondo.

 

“Sebbene i grandi fiumi del mondo siano già stati fortemente frammentati, altre 3.700 grandi dighe sono pianificate o in costruzione: ciò aggraverà ulteriormente questo scenario – ha spiegato il professor Fengzhi He, primo autore dello studio ed esperto di modelli di diversità e conservazione della megafauna d’acqua dolce presso l’IGB – Più di 800 di queste dighe pianificate si trovano in punti di diversificazione di megafauna d’acqua dolce, tra cui bacini fluviali dell’Amazzonia, del Congo, del Mekong e del Gange”.

 

Allo stesso tempo, però, lo studio segnala diversi casi di ripristino e conservazione delle grandi specie animali d’acqua dolce: le popolazioni di 13 specie di megafauna tra cui lo storione verde (Acipenser medirostris) e il castoro americano (Castor canadensis) sono state stabilizzate o addirittura aumentate negli Stati Uniti.

In Asia, la popolazione del delfino del fiume Irrawaddy (Orcaella brevirostris) nel bacino del Mekong è aumentata per la prima volta in vent’anni.

Più difficile il discorso europeo dove differenze di gestione della fauna e frammentazione geopolitica rendono complessa l’implementazione di strategie di conservazione: ciononostante, specie come il castoro eurasiatico, ad esempio, sono state reintrodotte in molte regioni in cui erano state eliminate.

In Germania, IGB sta collaborando con partner internazionali per reintrodurre le due specie di storioni originariamente native, lo storione europeo (Acipenser sturio) e lo storione atlantico (Acipenser oxyrinchus).

 

La protezione delle grandi specie animali che abitano i nostri fiumi resta un terreno ancora da esplorare: secondo la IUCN Red List, il più grande database sullo stato di conservazione di specie animali e vegetali, oltre il 50% di grandi pesci, anfibi, mammiferi e rettili di acqua dolce sono minacciati, a diversi livelli, dal rischio d’estinzione.

 

>>Leggi anche Solo 1/3 dei grandi fiumi scorre libero da dighe e bacini artificiali<<

Articolo precedenteUe: -19% di generazione elettrica da carbone nel primo semestre del 2019
Articolo successivoDal clima alla biodiversità: l’ultimo giorno del G7 2019

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!