Il climate change scioglie il permafrost

Grazie all’impiego di sofisticati satelliti uno studio conferma il rapido scioglimento dei ghiacci perenni delle alte latitudini e delle alte quote

(Rinnovabili.it) – Quando il permaforst si scioglie vengono liberati i gas ad effetto serra in esso contenuti. Viene definito permafrost lo strato di ghiaccio che rimane alla temperatura di 0° C o anche a livelli inferiori per almeno due anni come accade nelle zone delle latitudini quali Alaska, Siberia e Scandinavia settentrionale o al altitudini molto elevate come sulle vette delle Ande, dell’Himalaya e delle Alpi. Parte da queste consapevolezze lo studio che sta analizzando il peggioramento delle conseguenze collegate al fenomeno e legate al cambiamento climatico. Immagini satellitari dettagliate hanno permesso di raccogliere informazioni sui cambiamenti nell’estensione delle superfici dei terreni alle latitudini settentrionali, evidenziando che ci sono livelli preoccupanti di scongelamento del permafrost. I risultati sono stati ottenuti grazie al lavoro effettuato dagli scienziati dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) utilizzando diversi satelliti, fra cui il satellite ambientale (Envisat ). Nonostante il permafrost non possa essere misurato direttamente dallo spazio, i satelliti sono in grado di catturare e indicare fattori chiave quali la temperatura della superficie, la copertura del suolo e i parametri relativi alla neve, all’umidità del suolo e alle variazioni del terreno.

Si trova infatti catturato nello strato di ghiaccio permanente la metà del carbonio organico del sottosuolo, riscontrabile nelle regioni del nord ed equivalente a più del doppio della quantità di anidride carbonica presente nell’atmosfera sotto forma di gas serra e metano. Mentre in molte aree urbane del mondo gli effetti dei cambiamenti climatici possono, per ora, essere non riconosciuti dagli scettici, nella regione artica, l’area colpita più duramente dal cambiamento climatico, i suoi effetti sono gravi e innegabili: è la causa del rapido scioglimento del permafrost. A tal proposito il Dr Hans-Wolfgang Hubberten, a capo dell’Unità di Ricerca dell’Alfred Wegner Institute (Germania) e Presidente dell’Associazione Internazionale Permafrost, commenta: “La combinazione di misurazioni sul campo con le tecniche di telerilevamento e i modelli climatici possono migliorare la nostra comprensione dei processi complessi che si verificano nella regione permafrost e migliorare le proiezioni del clima futuro”.

 

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