Inquinamento, sequestrati impianti del petrolchimico di Siracusa

Oggi sono scattati i sigilli per il petrolchimico siciliano, tra i più grandi d’Europa, dopo numerosi esposti di cittadini e associazioni

petrolchimico
Foto di Giuseppe Parisi da Pixabay

Dopo 40 anni di battaglie il petrolchimico deve affrontare la giustizia

(Rinnovabili.it) – Il giudice per le indagini preliminari di Siracusa, dietro richiesta della Procura coordinata da Francesco Paolo Giordano, ha ordinato il sequestro di tre impianti del polo petrolchimico. Si tratta di una decisione senza precedenti, dal momento che il polo è uno dei più importanti d’Europa. L’inchiesta è figlia dei numerosi esposti e denunce che i cittadini siracusani hanno inoltrato sottolineando forti preoccupazioni per l’inquinamento dell’aria. I sigilli, pertanto sono appena stati apposti agli stabilimenti Esso, ISAB Nord e ISAB sud. L’indagine della Procura, partita ormai due anni fa, giunge così ad una svolta drammatica: il team di sostituti procuratori dichiara di aver accertato «un significativo contributo al peggioramento della qualità dell’aria dovuto alle emissioni degli impianti» e il gip ha comunicato che disporrà la restituzione degli impianti solo se verranno attuate entro 15 giorni le «prescrizioni per consentirne l’adeguamento alle norme tecniche vigenti».

Lo stabilimento ESSO dovrà ridurre le emissioni di ossidi di zolfo in due camini e degli ossidi di azoto in 21 camini, fino a raggiungere i livelli previsti dalle migliori tecnologie disponibili. Tutti e tre gli stabilimenti sequestrati, inoltre, dovranno monitorare i serbatoi dei prodotti volatili, così come quelli che sono mantenuti in condizioni di temperatura tali da generare emissioni diffuse. Dovranno realizzare sistemi di recupero dei vapori ai pontili di carico e scarico e adottare sistemi di monitoraggio delle emissioni capaci di misurazioni continue e non sporadiche, inviando i dati all’ARPA siracusana.

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Il Polo petrolchimico siracusano si estende nei comuni di Augusta, Priolo Gargallo e Melilli. Dal 1949 ospita attività industriali, tra cui la raffinazione del petrolio e la trasformazione dei suoi derivati. Negli anni Settanta è arrivata la crisi, con un calo delle attività e dell’occupazione e un aumento della coscienza ambientale che ha portato a forti richieste di miglioramenti e bonifiche. Gli alvei dei fiumi, pesantemente inquinati, le aree agricole mangiate dagli stabilimenti, l’aria pesante respirata dai cittadini sono un dato di fatto. Una mazzata per il settore turistico, ma soprattutto per la salute: nel 1980, processi sulla mortalità ad Augusta per cause tumorali hanno accertato un aumento del 30% dei tumori al polmone negli uomini. Sempre in quell’anno, su 600 bambini nati 13 presentavano malformazioni. Sette di loro non sono sopravvissuti. Negli anni successivi, il tasso di alcune malformazioni è cresciuto fino al doppio della media nazionale.

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