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Nasce per le imprese italiane Herambiente Servizi Industriali

Nasce fondendo le esperienze di AcegasAps e Gruppo Hera, la nuova società partner unico per le aziende nazionali, offrendo soluzioni complete per la gestione dei rifiuti industriali

sadori-gas-hera-comm-marche-fusione-2(Rinnovabili.it) – Una società appositamente creata per gestire in partnership con le imprese la gestione rifiuti. E’ questa la carta d’identità di Herambiente Servizi Industriali, la realtà nata all’interno di Herambiente (Gruppo Hera), leader nazionale nel trattamento, recupero e smaltimento rifiuti. La società, nata ufficialmente lo scorso 24 marzo, unisce al proprio interno le competenze tecniche e commerciali maturate sia dal Gruppo Hera, che da NestAmbiente, la società dell’area ambiente di AcegasAps, la multiutility di Padova e Trieste aggregata al Gruppo Hera dall’1 gennaio 2013.

Una risorsa per il sistema produttivo italiano

In Italia, ogni anno le attività produttive generano oltre 137 milioni di tonnellate di rifiuti, i cosiddetti rifiuti industriali. Si tratta di un quantitativo di assoluto rilievo, superiore di circa 4 volte la mole dei rifiuti urbani, che richiede per il trattamento know-how specifico e una base impiantistica e tecnologica di grande rilievo. Herambiente Servizi Industriali nasce quindi per rispondere ad un bisogno fortemente presente nel sistema industriale del Paese che, a differenza dei competitor europei, non è sufficientemente dotato di infrastrutture idonee al trattamento rifiuti e presenta ampie opportunità di miglioramento per quanto riguarda il recupero di materia ed energia.

Il settore trattamento rifiuti italiano è inoltre caratterizzato da operatori per lo più di ridotte dimensioni, spesso non in grado di fornire le risposte commerciali, amministrative e tecnologiche idonee a soddisfare le articolate necessità delle imprese clienti in tema di trattamento rifiuti.

La forza impiantistica e la qualità ambientale di Herambiente

Herambiente Servizi Industriali è forte della dotazione impiantistica del Gruppo Herambiente, la maggiore presente in Italia, che conta 8 termovalorizzatori (uno di essi per rifiuti pericolosi), 4 impianti di trattamento fanghi, 2 inertizzatori, 9 impianti di trattamento chimico-fisico, 11 impianti di compostaggio e stabilizzazione, 3 biodigestori anaerobici, 6 piattaforme di selezione intelligente del rifiuto differenziato secco, 11 discariche (anche per rifiuti pericolosi), 1 centrali a biomasse. Una capacità che nel 2013 ha consentito di trattare circa 5,4 milioni di tonnellate di rifiuti sia urbani che speciali, producendo circa 814 Gwh di energia elettrica, in prevalenza rinnovabile, e rispondendo ai più alti standard di tutela ambientale, grazie alle certificazioni UNI EN ISO 9001:2008 (Certificazione di Qualità), UNI EN ISO 14001:2004 (Certificazione Ambientale), OHSAS 18001 (Sistema di Gestione della Sicurezza e della Salute dei Lavoratori) ed EMAS (il riconoscimento volontario con cui l’azienda certifica il proprio sistema di gestione ambientale, attivato su oltre la metà dei propri impianti).

La gestione rifiuti “chiavi in mano”

La nuova società si rivolge a tutti i settori produttivi, compresi quelli che generano rifiuti pericolosi, come, ad esempio, l’industria estrattiva o chimica. In considerazione della complessità tecnica e della delicatezza, anche normativa, della gestione rifiuti, Herambiente Servizi Industriali si propone alle aziende clienti come global service ambientale. Un partner quindi in grado di progettare in modo personalizzato e, successivamente, gestire in completo outsourcing l’intera filiera dei rifiuti, integrandosi con la catena del valore aziendale.

I servizi proposti comprendono: consulenza normativa, auditing ambientale, analisi e classificazione dei rifiuti prodotti dall’azienda,  raccolta e micro-raccolta (anche con noleggio delle attrezzature necessarie al trasporto), stoccaggio, trattamento, recupero e (dove necessario) smaltimento.

Gli obiettivi commerciali

In ragione delle dimensioni rilevanti e del patrimonio tecnologico e impiantistico, gli obiettivi commerciali di Herambiente Servizi Industriali sono sfidanti. Se nel 2013 le società che hanno dato vita alla nuova realtà hanno trattato quasi 200.000 tonnellate di rifiuti speciali, per il 2014 il traguardo è fissato a oltre 270.000 tonnellate.

 

Un contributo alla tutela ambientale e alla legalità per l’intero Paese

L’azione di Herambiente Servizi Industriali si caratterizza, oltre che per l’attenzione alla tutela ambientale, anche per l’estrema trasparenza nella gestione e nella rendicontazione di ogni fase del ciclo integrato rifiuti. Ciò garantisce alle aziende clienti la massima “compliance” normativa, ma costituisce anche un importante contributo al sistema industriale italiano, in cui i flussi di smaltimento illegale di rifiuti rappresentano purtroppo una realtà di grande rilievo.

 

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Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.