Nutrire il Mondo, proteggere il Pianeta

Il Presidente del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo Kanayo F. Nwanze si impegna a far uscire dalla povertà 90 milioni di persone

(Rinnovabili.it) – “La sicurezza alimentare deve essere una priorità per la Comunità internazionale e per l’Italia, perché un mondo affamato è un mondo ingiusto ed è anche un mondo instabile”. Le parole sono quelle pronunciate da Kanayo F. Nwanze, presidente del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo nel suo discorso d’apertura della trentacinquesima riunione annuale del Consiglio dei Governatori, il più alto organo decisionale IFAD. Davanti ai rappresentanti della comunità internazionale e delle associazioni contadine, a policy makers e leader di governi e ai ministri riuniti Nwanze ha discusso di cambiamenti climatici, di crescita demografica e del doppio filo che lega povertà e sviluppo rurale.

Per affrontare climate change e aumento della popolazione mondiale, un’agricoltura forte è praticamente un dictat, una condizione sine qua non da cui è impossibile svincolarsi. Ma soprattutto è la convinzione alla base del grande lavoro che il Fondo sta portando avanti dal 1978. Da sempre alleato “dei piccoli”, l’IFAD ha svolto e continua svolgere un ruolo cruciale nel sostenere lo sviluppo agricolo nelle aree rurali più bisognose.

Con una crescita demografica stimata a più di 9 miliardi nel 2050, “perseveranza, pazienza e determinazione” è lo slogan con cui Nwanze descrive la lotta alla povertà, prendendo pubblicamente l’impegno di traghettare fuori dalle condizioni di indigenza 90 milioni di persone. Il presidente IFAD si è anche assunto l’impegno di espandere il partenariato con il settore privato per rendere “i piccoli agricoltori collaboratori più visibili nel loro sforzo di nutrire il mondo”. Sono proprio questi i “piccoli” di cui il Fondo si fa voce. Colonna portante dell’economia rurale e, al tempo stesso prime vittime del cambiamento climatico, agricoltori, pescatori, pastori e lavoratori della terra sono la chiave di accesso per la sicurezza alimentare globale.

Attualmente esistono quasi 500 milioni di piccoli agricoltori che producono circa l’80% degli alimenti consumati in Asia e nell’Africa Subsahariana, ma che ogni giorno devono lottare contro i danni del surriscaldamento globale che compromette le risorse naturali e accelera il degrado ambientale. “E’ arrivato il momento in cui i piccoli agricoltori si approprino del loro ruolo di attori attivi nella crescita economica e per la sicurezza alimentare”, ha detto Nwanze nel corso dell’incontro. “Quando questi agricoltori sono riconosciuti come piccoli imprenditori, quando hanno accesso a migliori risorse e incentivi, e quando hanno accesso ai mercati e a un contesto politico-istituzionale favorevole, essi possono trasformare le loro comunità, le loro vite e il mondo intero”. Le riforme messe in atto dall’IFAD in questi anni permettono all’agenzia ONU di affrontare le esigenze delle comunità rurali in maniera più efficiente e su più larga scala. Alla fine del 2011, risultavano finanziati 240 progetti, con un investimento pari a 4,6 miliardi di dollari in 94 paesi e un territorio. Ma tutto questo non basta.

Raggiungere l’obiettivo di un’agricoltura che renda disponibile più cibo affrontando, allo stesso tempo, la sfida climatica dipende oggi dal sostegno dei Paesi donatori chiamati a rinnovare quanto già fatto in questi anni e, come ha ricordato il presidente del Fondo, è ora necessario trovare soluzioni che siano “climate-smart” per sviluppare la resilienza e contribuire al tempo stesso anche alla riduzione nocive delle emissioni del settore. Da sola, infatti, l’agricoltura produce il 14% delle emissioni di gas serra mondiali e le attività forestali il 18%. Considerando che oltre la metà della popolazione rurale nei paesi in via di sviluppo ha un’età compresa tra i 15 e i 25 anni, Nwanze ha fatto appello ai leader dei paesi in via di sviluppo affinché collaborino con l’IFAD per “utilizzare al meglio il grande potenziale e l’energia dei giovani e avere garantire loro nuove opportunità, in particolare nelle aree rurali. Avremo bisogno che i giovani di oggi siano gli agricoltori di domani”.

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