Ancora perdite di petrolio per il Dakota Access

Due piccoli incidenti separati hanno portato allo sversamento di quasi 400 litri di greggio. Tempestive le operazioni di contenimento e pulizia

Dakota Access

 

Nuovi incidenti per il Dakota Access a meno di una settimana dall’inaugurazione

(Rinnovabili.it) – Rimane alta l’attenzione sulla DAPL, il controverso oleodotto statunitense progettato per trasportare il greggio dal North Dakota all’Illinois. Dopo le prime fuoruscite di petrolio a livello di una delle stazioni di pompaggio, due nuove perdite tornano a infiammare gli animi del fronte NODAPL. Il condotto principale e una linea di alimentazione secondaria hanno sversato sul territorio quasi 400 litri di greggio agli inizi di marzo. Perdite subito ripulite, e per le quali gli amministratori assicurano l’assenza di qualsiasi danno a persone, fauna e corsi d’acqua.

 

La paura delle tribù che vivono a ridosso del lago Oahe -il punto di passaggio più critico per il condotto – non si placa di certo. Cheyenne River, Standing Rock, Yankton e Oglala Sioux hanno manifestato per interminabili mesi contro il Dakota Access paventando gli stessi rischi che ora si stanno avverando, a progetto ancora non terminato. Il primo incidente si è verificato il 3 marzo scorso a livello di una flangia (elemento di giunzione fra due tubature) in una pipeline terminale a Watford City. Due barili di petrolio, circa 320 litri si sono dispersi nel suolo prima che i tecnici riuscissero a bloccare la perdita. Il secondo incidente è stato causato, solo due giorni dopo, dalla rottura di una valvola con un difetto di fabbricazione, a livello del tragitto che attraversa le zone rurali della contea di Mercer (Nord Dakota): mezzo barile, ossia 75 litri, anche in questo caso velocemente contenuti e rimossi dal suolo, senza danni all’ambiente circostante.

 

Per gli amministratori si tratta di perdite previste e senza effetti collaterali di cui preoccuparsi. Dave Glatt, a capo del Dipartimento di salute ambientale del Nord Dakota ha spiegato che l’istituto elenca nel proprio database online qualsiasi tipo di incidente, senza l’obbligo però di informare la popolazione per fuoriuscite di petrolio con una portata inferiore ai 150 barili, a patto che non ci sia contaminazione dei corsi d’acqua. Ma per i leader delle tribù e gli avvocati che stanno seguendo la vicenda, è solo l’ennesima prova della necessità di nuove analisi di impatto ambientale per il gasdotto. Quelle stesse valutazioni bloccate all’inizio dell’anno con gli ordini esecutivi firmati dal Presidente Donald Trump. “Abbiamo sempre detto che non è una questione di se, ma quando”, spiega il legale Jan Hasselman. “Le condotte perdono. È semplicemente un dato di fatto”.

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