Il petrolio riaccende la battaglia per le Falkland

Argentina e Regno Unito sull’orlo della crisi diplomatica a causa delle trivellazioni per il petrolio condotte da aziende britanniche nelle acque dell’arcipelago

Il petrolio riaccende la battaglia per le Falkland.(Rinnovabili.it) – L’interminabile battaglia per le Falkland, dopo la guerra del 1982 e numerose schermaglie diplomatiche, torna a riaccendersi in questi giorni. La pietra dello scandalo stavolta è il petrolio: il governo Kirchner ha infatti deciso di cavalcare la questione ambientale (nonostante da anni abbia sdoganato il fracking e le colture ogm), scagliandosi contro le trivellazioni delle ditte  britanniche impegnate nella ricerca degli idrocarburi presso le coste dell’arcipelago.

 


Il segretario argentino delegato agli affari delle isole, Daniel Filmus, ha dichiarato che le perforazioni delle compagnie inglesi in quelle acque aumentano il rischio di un disastro di portata epocale, almeno quanto quello provocato dall’incidente alla piattaforma BP nel Golfo del Messico. Le esplorazioni per gli idrocarburi, portate avanti da diverse piccole imprese britanniche, stanno avvenendo senza il consenso del governo Kirchner. Le compagnie pensano che sotto il fondale si nascondano milioni di dollari sotto forma di petrolio e gas. Filmus ha avvertito che senza il supporto argentino questi progetti, tecnicamente molto difficili, sono a rischio fuoriuscite di greggio in tutta la zona sud dell’Atlantico.

 

Buenos Aires ha vietato perciò alle navi che battono bandiera inglese di sostare nei porti nazionali per compiere operazioni logistiche. Lo stesso hanno fatto altre nazioni sudamericane, come Brasile, Paraguay e Uruguay.

«Il rischio di un disastro ambientale è tangibile – ha detto il segretario alle Malvinas – Non soltanto per gli isolani, ma per l’intera America latina e il mondo intero. Significa mettere in pericolo la biodiversità. Non si può condurre esplorazioni senza un opportuno supporto continentale. Il governo argentino sta portando avanti azioni legali contro le compagnie coinvolte in queste azioni criminali».

Filmus ha aggiunto che continuerà a fare pressioni sul Regno Unito attraverso il dialogo: «L’Argentina rispetterà il diritto degli isolani a rimanere sotto l’egida britannica, ma esige un diritto di sovranità. La storia dell’umanità è la storia della fine del colonialismo».

Contro questo “colonialismo energetico”, il governo ha votato l’anno scorso leggi restrittive per chi buca il terreno in cerca di petrolio. Gli amministratori delle imprese rischiano fino a 15 anni di prigione e multe che toccano il miliardo e mezzo di dollari. Le grandi multinazionali hanno preferito evitare lo scontro, mentre sono le piccole a sfidare le norme governative, convinte che nelle acque delle Falkland siano custoditi 400 milioni di barili di petrolio.

 

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