Da “Tax the rich” a “Cap the rich”: come funziona la solidarietà energetica

Una sforbiciata alla domanda di energia del 20% più ricco della popolazione – tenendola su livelli comunque elevati – basterebbe per tagliare le emissioni quasi del 10%. E per compensare un aumento dei consumi dei più poveri, migliorandone la qualità della vita senza pesare sul clima

Solidarietà energetica: così l’UE può tagliare le emissioni del 10%
Foto di Ehud Neuhaus su Unsplash

La proposta di solidarietà energetica è pubblicata su Nature Energy

(Rinnovabili.it) – Mettere un tetto alla domanda di energia del 20% più ricco della popolazione – quello che consuma di più – è la soluzione più equa per raggiungere gli obiettivi di riduzione emissioni dell’Europa. È una forma di solidarietà energetica e può funzionare, assicura uno studio pubblicato su Nature Energy.

I numeri della solidarietà energetica

Anche lasciandoli su livelli molto alti e ampiamente sufficienti per tutti gli usi di base, il taglio dei consumi di energia del quintile più alto si traduce in una riduzione del 9,7% delle emissioni, considerando il consumo totale di energia. Le riduzioni per l’energia domestica arrivano a -11,4% e quelle per i trasporti al 16,8%.

Questa solidarietà energetica permetterebbe di far crescere i consumi delle fasce più povere, migliorando la loro qualità della vita e senza pesare sul clima. Risollevare chi ha un basso consumo energetico ed in condizioni di povertà “costa” solo un aumento dell’1,4% delle emissioni per il consumo totale di energia (1,2% e 0,9% per consumi domestici e trasporti). Ampiamente compensato dai tagli ai più ricchi.

L’ultimo rapporto dell’IPCC stima che le strategie dal lato della domanda potrebbero contribuire al 40-70% della riduzione delle emissioni a livello globale entro il 2050”, ricordano gli autori, che indicano come la loro proposta sia “in linea con i principi di equità consolidati nella letteratura sull’energia e sulla giustizia climatica, secondo i quali coloro che hanno contribuito maggiormente al cambiamento climatico e che hanno la maggiore capacità di agire dovrebbero avere la maggiore responsabilità per la riduzione della domanda di energia e delle emissioni (principio “chi inquina paga”, principi della responsabilità storica e della capacità)”.

Di quanto bisognerebbe abbassare i consumi energetici dei più ricchi per rendere concreto questo scenario? Non a livelli insostenibili. Su 100 persone, con la prima che consuma di più e la 100° che consuma di meno, l’articolo di Nature ipotizza di limitare i consumi del 20% più ricco al livello della 20° persona. Allo stesso modo, alzare i consumi del quintile più basso viene realizzato ipotizzando di portare tutta questa coorte ai livelli dell’80° persona. In pratica, si livella il quintile sui consumi del margine più basso (per i ricchi) e più alto (per i poveri).

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